SALERNO – Conosco Antonio Cammarota, avvocato del Foro di Salerno, da moltissimi anni; raramente ho scritto di lui ed ancora più raramente mi sono avvicinato alle manifestazioni che organizza nella “sua sede” alla stregua di veri e propri breafing preparatori per un’azione ed una promozione pubblica di tutti gli aderenti al circolo “La nostra libertà” che da sempre ha spalancato le sue porte ad ogni tipo di movimentazione politico-culturale-sociale.
“Non sono i popoli a dover avere paura dei propri governi, ma i governi che devono avere paura dei propri popoli” amava dire Thomas Jefferson durante la sua presidenza degli Stati Uniti d’America; è la stessa affermazione che Antonio Cammarota impone, a se stesso e agli altri, come condizione imprescindibile della sua azione e non soltanto come sottotitolo scritto in calce alle brochures per le sue manifestazioni.
Sto utilizzando in continuazione l’aggettivo possessivo “suo” nelle varie forme di declinazione perché con Antonio Cammarota si ha a che fare con l’unico uomo politico salernitano che davvero ha una sua associazione, una sua sede, un suo programma, un suo stile politico ed un suo approccio con il prossimo sotto le vesti di sociale e culturale attraverso il “fare politica” perché, alla fine, tutto è politica. Tutti gli altri, dico tutti, sfruttano invece le sedi istituzionali della gestione amministrativa e della politica, le associazioni create dagli altri, i programmi in fotocopia, gli stili politici ondivaghi e l’approccio con un prossimo davvero molto approssimativo.
Non faccio l’adulatore per professione e/o interessato, così come ho scritto oggi di Cammarota allo stesso modo continuerò a non vederlo e a non frequentare (purtroppo per mancanza di tempo !!) le sue manifestazioni che ritengo molto interessanti; esattamente come quella cui ho assistito, per scelta e non casualmente, qualche settimana fa nella sede naturale di “La nostra libertà”, una libertà che non si riceve ma si conquista giorno dopo giorno.
“Giù la maschera – la città del potere – la città della partecipazione”, questo il titolo del breafing tenutosi il 24 marzo scorso per dare a tutti la possibilità di discutere sul futuro di questa benedetta città che appare sempre più imbavagliata e ristretta nel cosiddetto “sistema deluchiano” della gestione del potere.
Sono diverse le situazioni che potrebbero essere corrette già da subito con la rigida applicazione dello statuto comunale che assegna alla cittadinanza, nell’ottica della Carta Costituzionale, l’indiscussa sovranità popolare nell’azione di smantellamento di quel “pensiero unico” che ha caratterizzato gli ultimi venticinque anni della vita sociale-culturale-politica di Salerno.
Il registro delle associazioni, le stanze e le petizioni, il referendum consultivo, il difensore civico, la carta dei diritti, le circoscrizioni, la diretta televisiva del consiglio comunale e delle commissioni, la sburocratizzazione dello svolgimento dei due-tre consigli comunali che si tengono ogni anno.
Per ognuno di questi punti Antonio Cammarota suggerisce delle soluzioni; lo fa a modo suo, forse anche con una certa autorevolezza da non scambiare mai per autoritarismo, anche se queste cose le presenta nella sua associazione. In definitiva Cammarota è fatto così, prorompente e fisico in ogni sua manifestazione, sia personale che pubblica. E’ sempre lo stesso ed è quasi come un libro aperto, comprensibile e comprensivo; insomma un uomo, prima ancora che un politico, che riesce a dare fiducia ai suoi interlocutori in un periodo in cui il fossato tra la politica e la società civile si va sempre più allargando.
Giù la maschera, quindi, perché la conquista della nostra libertà dipende da noi, nessuno ce la regalerà mai; la strada, però, Antonio ce l’ha spianata, tocca a noi percorrerla.
Naturalmente non tutto è oro colato; anche Antonio Cammarota non mi convince in alcune sue battaglie, come ad esempio quella dell’azionariato per “salvare” la Salernitana Calcio. Mi permetto di suggerirgli di tenere conto di due cose:
1- I tifosi che pagano il biglietto per andare allo stadio, pur facendolo con grande riluttanza, già si sentono i padroni delle ferriere e in grado di apostrofare con la parola “ladro” il malcapitato Claudio Lotito che comunque mantiene la squadra in serie “B”;
2- Sempre i tifosi cosa sarebbero capaci di fare e di dire qualora sottoscrivessero quote azionarie. (i promotori dell’azionariato se li troverebbero sotto casa !!).
La Salernitana, caro Antonio, è un’altra cosa; sfugge al normale ragionamento tecnico-pratico e azionario che Tu cerchi giustamente e sportivamente di portare avanti.