PADULA – Come avevamo ampiamente annunciato riprendiamo l’inchiesta giornalistica sulla Certosa di San Lorenzo di Padula; una notizia in particolare ha rimesso in movimento la nostra voglia di saperne di più.
Non si sa se si tratta di una strategia di marketing territoriale per marcare la vocazione agropastorale oppure di una negligenza da parte di chi dovrebbe occuparsi del servizio di accoglienza del paese e del monumento. Ebbene nei giorni di Pasqua e Pasquetta ad accogliere le masse di visitatori in cammino verso la Certosa di San Lorenzo c’erano quattro cani randagi che, visto il periodo di calore di una cagna ed i comportamenti aggressivi dei maschi, di certo non rendevano piacevole l’attraversamento dei due viali di accesso. Oltre i cani, anche una mandria di mucche accoglieva i turisti sul viale che insiste tra il campo sportivo ed il torrente.
Non trovando un posto nel parcheggio a pagamento, i numerosi visitatori si sono visti costretti ad occupare i due lati del viale, creando non pochi disagi alla circolazione. Purtroppo questa è la dimostrazione che non si è sufficientemente preparati nella gestione dei flussi, specialmente in quelle ormai rarissime giornate in cui c’è “l’assalto” al monumento. L’ordinanza sindacale del 7 giugno scorso, che istituiva il divieto di sosta sul lato del viale che costeggia il torrente, a poco serve se le condizioni di sosta selvaggia perseverano nel tempo senza nessun cenno di debellamento, probabilmente prima di intervenire in modo fattivo si aspetta il verificarsi di una situazione di emergenza o di pericolo. Si pensi ad un semplice passaggio di un mezzo di soccorso in una situazione di caos del genere. A rimetterci ci sarebbe esclusivamente la persona bisognosa di soccorso che si vedrebbe costretta ad attendere ulteriormente i soccorritori a causa di veicoli parcheggiati in modo incontrollato.
Questi temi relativi la sicurezza dovrebbero interessare anche la direttrice della Certosa, dott.ssa Emilia Alfinito, anche se prossima al pensionamento, che non può e non deve esimersi da affrontarli, soprattutto dopo aver sottoscritto l’Accordo di Valorizzazione. Proprio parlando di sicurezza e prevenzione, una domanda sorge spontanea.
Chissà se gli amministratori o la direttrice hanno mai pensato di installare, o proporre di farlo, un defibrillatore in una postazione per l’accesso del pubblico. Ovviamente ciò comporterebbe anche una formazione del personale della Certosa e dei volontari che gravitano nell’ufficio turistico. Le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare dovrebbero essere nelle conoscenze di chi abitualmente lavora o esercita volontariato (?) nel monumento certosino, compreso i titolari ed il personale delle attività commerciali ivi insistenti. L’installazione di un defibrillatore nella Certosa di Padula sarebbe un beneficio sia per i visitatori che per i lavoratori che ogni giorno raggiungono il monumento. Il nostro appello va prima di tutto alla direttrice Alfinito, che potrebbe lasciare un segno del suo passaggio in Certosa facendo finanziare ed istallare questo utilissimo strumento che dovrebbe essere presente in tutti i luoghi pubblici di maggiore aggregazione di persone. Lo stesso appello va anche al sindaco Imparato che potrebbe invitare il futuro concessionario dei musei e relativi servizi ad inaugurare l’arrivo a Padula proprio con l’istallazione di un defibrillatore.
Parlando di concessionario, sembrerebbe celarsi un giallo in quanto a rispondere al bando di gestione dei musei e dei servizi ci sarebbe stata una sola società; troppo poco per un piatto così ghiotto. La vox populi sostiene che la consegna della busta di partecipazione al bando sarebbe avvenuta per mano di un giovane politico locale (legato al concessionario ?) e che ci sarebbe già pronta una cooperativa subappaltatrice che avrebbe creato già malumori e dissapori negli ambienti politici tra chi, vecchio del mestiere, vede un’opportunità di speculazione e di rinsaldamento del consenso elettorale e chi vorrebbe farsi spazio nella scena amministrativa. Il Consorzio Art’em è ufficialmente il concessionario dei servizi museali; consorzio madre che dovrebbe poi subappaltare ad una nuova cooperativa da consorziare gli stessi servizi museali. E quale cooperativa se non quella di cui abbiamo parlato in una delle precedenti puntate di questa inchiesta, tutta composta da elementi ed ex politici locali in attesa del momento del rilancio ? . Per la composizione della stessa in zona già girano i nomi dei papabili scelti, pare con cura, tra le guide abusive e gli amici degli amici, fino ad arrivare ad un architetto che conoscerebbe bene la lingua spagnola. Se questi sono realmente i presupposti, ci sarà tanto di cui scrivere e parlare, per quanto ci riguarda non resta come sempre che continuare l’inchiesta sui malfatti certosini, affinché venga resa giustizia e dignità ad una Certosa che non accenna a decollare nel contesto turistico nazionale