Aldo Bianchini
SALERNO – Che Ernest Miller Hemingway sia stato uno dei più grandi personaggi dell’era moderna è un fatto ormai cristallizzato nella storia di tutti i tempi. Accostare il personaggio (nato e morto negli USA all’età di 62 anni) a quello del sindaco pescatore Angelo Vassallo (nato e morto ad Acciaroli all’età di 53 anni) è senza dubbio un esercizio culturale, ma anche di grande spessore letterario, seppure vagamente azzardato.
Ci ha provato lo scrittore cilentano Leonardo Guzzo in uno dei suoi classici racconti d’estate, pubblicato dal quotidiano La Città il 29 agosto 2017; e lo fa con una maestria d’altri tempi: “”Acciaroli, inizio anni ’50. Un uomo barbuto si aggira per la piazzetta. È prima mattina, claudica leggermente, regge un taccuino, gironzola senza meta e fa domande ai pescatori, chiede dell’acucella e della lampara, il vino (?!), se e come lo fanno. Qualche ora di attività flemmatica poi sprofonda sulla seggiola in vimini di un bar all’aperto, la pancia gonfia (la nutre d’alcol a ritmo regolare), si dà a una contemplazione più estatica da fermo. Indugia su una ragazza, fresco abito estivo, l’espressione tradisce compiacimento: arriva una donna bionda e sono scintille. “What the hell are you doing?”, “Nothing, dear”; l’occhio furbo non asseconda la parola, la donna si sbraccia, inveisce, fa dietro front e bye bye, se ne torna a Napoli con l’autista e il buon vino veneto. L’uomo barbuto, taccuino alla mano, resta solitario nella pensione. Nei giorni a venire – quanti è incerto – si attacca alla pettola del lupo di mare Antonio Masarone ...””.
Lo scrittore miscela i due personaggi in maniera magistrale e prendendo in prestito la stragrande notorietà del maestro Hemingway fa di tutto per trasfonderla sull’immagine e sulla figura del sindaco pescatore ucciso la sera del 5 settembre 2010. Il paragone, a mio avviso, è piuttosto azzardato, ma è giusto lasciare allo scrittore la libertà di volare, almeno con la fantasia, al di sopra delle teste di tutti per ingigantire il mito di Angelo Vassallo mentre altri, compreso il PD, lo stanno demitizzando.
Ma Leonardo Guzzo va anche oltre ed entra nel merito del delitto e delle conseguenti indagini giudiziarie lamentando ritardi ed incertezze con una prosa che non lascia spazio a difese retoriche di una classe politico-giudiziaria che non ha saputo andare fino in fondo: “”Il 15 settembre 2010 il primo cittadino di Pollica, il sindaco-pescatore Angelo Vassallo, sta tornando a casa in macchina. Qualcuno lo affianca con una moto, forse un’altra vettura. Si ferma per parlare. Lo freddano con nove colpi di pistola, lasciandolo in una pozza di sangue all’amara scoperta del fratello. Faceva troppo, dice, intralciava la droga, l’abuso edilizio, le piaghe sotterranee del paese delle fate. Che sia camorra quella vera o qualcuno che ne ha barbaramente imitato i metodi, dopotutto non fa differenza. La prima pietra è poggiata, anche nel Cilento. Gli uomini del patto, gli aspiranti conquistatori, esultano; ma forse hanno commesso un errore. Un omicidio efferato, in una terra che quasi non ne conosce, non passa inosservato. Dopo 7 anni il caso Vassallo è ancora insoluto, sospeso tra l’iniziativa individuale di nemici isolati e il “piano” della malavita. Eppure quella del sindaco-pescatore non è una storia triste. Di Angelo Vassallo resiste una lezione di lungimiranza e orgoglio civile, il solco di una retta via fatta di amore per la natura e oculata, perfino fantasiosa, valorizzazione del territorio. Resiste lo sguardo riflesso nel mare ultraterreno della “costa delle sirene” e quella targa all’ingresso di Acciaroli: il paese di Hemingway. Qualcuno storce il naso e giura che ad Acciaroli “Papa” non ci sia mai stato. Ma ormai non conta. Vassallo ha inverato nel Cilento lo spirito di Hemingway. Come Pisacane, come il vecchio pescatore Santiago si è trasformato in un altro Ettore redivivo per dimostrare la regola aurea dell’epica contemporanea. La sconfitta, ardimentosa sconfitta senza resa, ha una dignità che nessuna vittoria conosce””.
Nel frattempo le manifestazioni non si stancano di andare in scena, la fondazione “Angelo Vassallo sindaco pescatore” creata dal fratello Dario cerca di indurre il Parlamento nazionale ad avviare una commissione d’inchiesta, il figlio Antonio grida vendetta e il procuratore capo dell’epoca, Franco Roberti, da pensionato, annuncia nuove indagini e smentisce la chiusura delle stesse, avendo dimenticato la dichiarazione che fece il giorno che lasciò la Procura salernitana per andare a dirigere la Direzione Nazionale Antimafia; una dichiarazione che prometteva fuoco e fiamme fino all’ultimo respiro pur di assicurare l’assassino alla giustizia.
Tutto il resto fila via come sempre; l’inchiesta che languiva nelle sabbie mobili dei ritardi e dei dubbi è stata “tecnicamente” chiusa, anche se questo non vuol dire che non si indagherà più. La cronaca giudiziaria ci racconta che gli omicidi dopo la chiusura delle indagini rituali passano nella categoria dei “cold case” per esser4e riaperti in presenza di nuove notizie e/o di tecnologie avanzate, anche dopo decenni.