SALERNO – L’esclusione dalle liste elettorali di Tommaso Pellegrino, medico oncologo e sindaco del Comune di Sassano nonché presidente del Parco Nazionale, è un fatto assolutamente eclatante che non può essere chiuso ed archiviato con una semplice dichiarazione “buonista” dello stesso interessato. Sul caso, per quanto mi riguarda, è necessario un serio approfondimento anche per il rispetto dovuto ad un personaggio che ha sempre dato prova di credibilità, dignità e coerenza, non solo sul piano squisitamente professionale ma anche su quello politico in cui si è sicuramente distinto per la sua signorilità ed anche per la sua comprensibile e brillante dialettica.
Chi fa il giornalista non può e non deve accontentarsi della dichiarazione garbata, ma al tempo stesso forte, resa dall’interessato all’indomani della notizia della sua esclusione dalle liste del Partito Democratico per un seggio a Montecitorio o a Palazzo Madama e raccolta da Ondanews.it : “Dopo aver dato inizialmente la mia disponibilità ho deciso di non partecipare e di sostenere la candidatura indicata dalla segreteria provinciale del PD in quanto le parole responsabilità e coerenza non possono e non devono essere solo un esercizio lessicale in qualche salotto televisivo, ma azioni concrete. Il ruolo di Presidente del Parco mi impone di lavorare per l’unità territoriale e non favorire divisioni“.
Nella dichiarazione, per dirla tutta, leggo tanta amarezza per l’occasione perduta (forse per sempre !!) e per non poter, proprio in Parlamento, esprimere il meglio di se stesso come già aveva fatto con il governo Prodi dal 2006 al 2008 per i temi di carattere ambientale e non solo.
Sono abituato ad essere esplicito e molto diretto, per questo ci tengo a ribadire che personaggi come Tommaso Pellegrino non è assolutamente facile trovare nel Vallo di Diano, nella Provincia e nell’intera Regione Campania. Basta fare un’analisi dettagliata, anche sfrontata, delle caratteristiche (personali, culturali, professionali e politiche) dei sindaci del Vallo di Diano per rendersi conto che un personaggio come Pellegrino o veniva amato o veniva odiato. E probabilmente è stato, prima sommessamente e poi più apertamente, odiato da tutti quei “personaggetti politici locali” che non avendo la statura culturale, professionale e relazionale del Sindaco di Sassano, non hanno fatto altro che tramare prima alle sue spalle e poi più visibilmente con una sorta di “congiura di palazzo” che ha visto il sindaco di Padula (sostenuto sinceramente da Pellegrino per il seggio in Provincia) e il vice sindaco di Atena Lucana (sostenuto da Pellegrino per la sua permanenza inspiegabile alla presidenza della Conferenza dei Sindaci dell’Asl di Salerno pur non essendo più sindaco) capeggiare una fronda che ha coinvolto altri sindaci da Sanza a San Rufo, e giù di lì.
Un fatto che doveva essere naturale, quello della candidatura, si è trasformato in una battaglia senza quartiere con lo stesso De Luca a soffiare probabilmente sul fuoco delle polemiche contro Pellegrino a tutto vantaggio di Franco Alfieri. Dico questo perché penso di essere stato l’unico a mettere sull’avviso, sia a voce che con vari articoli, Tommaso Pellegrino per indurlo a non sacrificarsi anima e corpo per il kaimano-governatore che attira, sfrutta, stritola e butta via qualsiasi persona capace di metterlo in difficoltà. A maggior ragione per Pellegrino che, in realtà, non è mai stato un convinto deluchiano perché non è mai entrato nel cerchio magico di Vincenzo De Luca, ovvero non ha mai piegato completamente la testa in forza della sua credibilità, dignità e coerenza. E se con de Luca non ci si sottomette anima e corpo prima o poi si viene stritolati e buttati fuori; lo fa anche con i fedelissimi, figurarsi con chi non ha mai abbassato la testa al suo cospetto. Non sono stato ascoltato, peccato; forse non sarebbe cambiato nulla ma almeno avrebbe avuto modo e tempo per affermare la sua primogenitura di “renziano della prima ora” e di scoprire, forse, che anche Matteo è fatto della stessa pasta di Vincenzo.
Il problema, semmai ci fosse stato un problema, era di facile risoluzione; bastava riconfermare Sabrina Capozzolo e lanciare Tommaso Pellegrino al posto di Franco Alfieri; il kaimano ha preferito le fritture di pesce alla cristallina trasparenza di Pellegrino ed ha mandato in crisi anche quella povera crista di Sabrina Capozzolo alla quale non è rimasto altro che far finta di condividere la scelta del suo padre-politico anche se impegnato nella preparazione delle fritture per attingere più voti possibili domenica 4 marzo prossimo. Del resto mica bestemmio se affermo che tra le immagini private e pubbliche dei due (Pellegrino e Alfieri) c’è una distanza siderale, e tutta a favore di Pellegrino. Capisco che quest’ultimo non sa preparare le fritture di pesce ma avrebbe certamente assicurato al Parlamento un’immagine sicuramente più gradevole alla vista ed all’austerità della Camera.
Conosco abbastanza bene Tommaso Pellegrino per non credere che in questi giorni è stato assillato dal pensiero di lasciare anche il Parco e mandare tutti al diavolo ritornando alla sua passione professionale; la sua coscienza di ambientalista puro non glielo ha forse consentito e rimarrà al suo posto per assolvere al meglio il suo mandato, fino in fondo.
Mi piace chiudere questo approfondimento con un’altra frase estrapolata dall’intervista concessa da Pellegrino ad Ondanews.it: “Adoro la politica anche perché è in determinati momenti che capisci chi ti vuole bene, chi è leale e sincero. Certo non posso nascondere l’amarezza nel vedere qualche ‘paladino del territorio’, che invoca unità territoriale esclusivamente quando si tratta di conservare la propria ‘poltroncina’; anche questo però conoscendo le qualità umane di alcuni personaggi me lo aspettavo. Sono, invece, certi attestati di stima e affetto che mi danno l’entusiasmo e la voglia di continuare a metterci la faccia con impegno e amore per la mia terra. Un sincero in bocca al lupo ai candidati e continuiamo con entusiasmo, forza e coraggio a fare in modo che il nostro territorio possa avere rappresentanti validi, onesti e autorevoli. Io come sempre farò la mia parte“.
Più chiaro ed esplicito di così non poteva essere; rimane il dispiacere di un avvedimento tardivo in un quadro di assoluta immobilità politica dell’intero Vallo di Diano che registra, purtroppo, sulla scena pubblica sempre gli stessi personaggi da una trentina di anni; personaggi scaltri ed inclini a non riconoscere negli altri le qualità e le professionalità che potrebbero essere utili a tutto il territorio; e così non si va da nessuna parte.
Caro Aldo, questa volta non ti riconosco.
Oltre che una caduta di stile, una analisi del tutto sbagliata.
Le elezioni si fanno e si vincono con voti e consensi. Che c’entra la bella persona di Pellegrino, con il cui giudizio concordo. Qui mica si fa un concorso per andare in Parlamento, qui si mette una croce sulla scheda.
Franco Alfieri è una persona che ha migliaia di preferenze anche da parte di vegani che non mangiano pesce.
E’ un politico di razza, ha dato dimostrazione di sapere amministrare benissimo i comuni nei quali è stato sindaco, ha fatto bene nel suo incarico in Provincia e in Regione: in una parola è voluto bene dalla gente. E’ uno di loro, uno di noi, senza troppi fronzoli, parla bene anche in dialetto cilentano.
Che cosa sanno del Cilento gli altri candidati? Di ora e di prima. Si è visto la fine di un altro cilentano parlamentare che non è stato ricandidato.
Caro Aldo, senti a me, lascia stare le fritture (ormai non fa neanche più ridere questa battuta) e guarda il passato politico e amministrativo di Franco Alfieri e confrontati con esso.
Un grande abbraccio.
Giovanni Falci