SALERNO – Seguo fin dall’inizio il “caso Vassallo”, quello del sindaco pescatore Angelo Vassallo ucciso tragicamente la sera del 5 settembre 2010; e da sempre non ho mai pubblicato notizie e/o indiscrezioni velinate sui tantissimi passaggi positivi e negativi che hanno caratterizzato l’intera vicenda, fino ad oggi con la drammatica notizia della conclusione delle indagini che rimarranno ferme se non ci saranno fatti nuovi per dare il via a nuovi accertamenti. Ho cercato sempre di analizzare i fatti, uno per uno, per poi introfularmi nei meandri della complicata vicenda e dare un qualche suggerimento anche sul piano investigativo.
Per questo, qualche anno fa, sono stato ascoltato in qualita’ di “persona informata dei fatti” dalla dottoressa Rosa Volpe che, prima dalla Procura di Salerno e poi da quella di Napoli, ha seguito minuto dopo minuto la vostruzione e la distruzione del puzzle; a scanso di ogni equivoco va ribadito che la Volpe ha dedicato, con passione e professionalita’ parte della sua vita di magistrato alla risoluzione del caso piu’ complicato, almeno degli ultimi trent’anni.
Ma la Volpe si e’ ritrovata di fronte ad uno sterminato numero di persone che hanno tutti in coro detto delle falsita’; in pratica nessuno ha detto la verita’; l’ha detta, forse, soltanto l’indagato di sempre: Bruno Humberto Damiano, figlio (adottivo o naturale) di “Peppe a’ catena”, notissimo personaggio degli anni 70 e 80; che soltanto qualche mese fa e’ stato definitivamente scagionato.
In queste condizioni non credo possa esserci un magistrato capace di sbrogliare la matassa, anche perche’ (e questo l’ho scritto piu’ volte) le indagini, fin dai primi giorni, vennero indirizzate verso obiettivi mistificanti e devianti; gli investigatori dell’epoca non vollero approfondire le relazioni familiari, intrafamiliari ed extrafamiliari (soprattutto !!) e fecero di tutto per “scippare” letteralmente il caso al procuratore Alfredo Greco di Vallo della Lucania (sicuramente buon conoscente di Vassallo) che avrebbe, forse, avuto maggiori possibilita’ di risolvere il caso. Ando’ a finire, invece, che il caso venne avocato dalla DDA di Salerno e indirizzato verso lo spaccio di sostanze stupefacenti. Sostanze che nella fattispecie c’entrano e come, ma soltanto per aprire uno dei tanti segreti occulti che perfino lo sceneggiato televisivo della Rai dedicato al sindaco pescatore ha cercato di evidenziare.
Nel corso della mia lunga deposizione dinanzi alla pm Rosa Volpe cercari anche di fornire dei suggerimenti (che qui non posso ripetere per ragioni di riserbo giudiziario !!) che avrebbero potuto far fare qualche passo avanti agli inquirenti: dopo quella deposizione ci furono ovviamente dei sussulti e la Volpe si reco’ addirittuta in Bolivia per ascoltare Bruno Humberto Damiano (difeso dall’avv. Michele Sarno), ma poi col passare del tempo anche quelle indicazioni sono state sepolte perche’ probabilmente non rispondenti alla linea presa dalle indagini.
La mafia e/o la malavita organizzata non uccidono per un impeto; altre sono le ragioni che possono indurre un uomo ad uccidere per rabbia. E Vassallo e’ stato ucciso per rabbia con nove colpi di pistola sparati in rapidissima successione proprio mentre il sindaco cercava di telefonare a qualcuno nel buio della notte e dell’animata discussione che ci dovra’ comunque essere stata tra i due che sicuramente si conoscevano e non da poco tempo. Forzare la mano verso Damiano che era l’obiettivo piu’ facile mi e’ apparso sempre una “distorsione investigativa”, questo lo dichiarai anche alla Volpe, anche perche’ proprio qualche giorno prima dell’evento omicidiario (la sera del 13 agosto 2010) il sindaco pescatore, nella sua travolgente azione anti-spaccio (forse perche’ la cosa lo interessava e lo coinvolgeva direttamente, non per l’uso personale ma per il pericolo che potesse riguardare qualche suo familiare o conoscente) prese a calci nel sedere il giovane Bruno Humberto Damiano; e un assassino, soprattutto se delinquente accertato, non uccide chi lo ha preso a calci in maniera dispregiativa dinanzi a tutti. Non solo perche’ non ne sarebbe capace ma anche perche’ nel ricevere i calci senza la minima reazione ha dimostrato la sua inconsistenza criminale.
Ma nel corso di questi anni ho anche, piu’ volte, segnalato a chi di dovere che si poteva e si doveva anche ripartire dalla frase ““Ho scoperto ciò che non avrei voluto scoprire” che Angelo Vassallo scrisse su un foglio ritrovato dagli inquirenti nella sua scrivania da sindaco ”misteriosamente scomparsa” dal palazzo comunale.
Ora la stampa eclata, ingiustamente, la reazione dei familiari di Vassallo (il fratello Dario in primis), quasi come a voler dire che gli inquirenti e la Volpe non sono riusciti a dipanare la matassa. Fortunatamente Rosa Volpe ha risposto nella maniera piu’ professionale ed opportuna, senza tanti orpelli, «Per me resta una ferita aperta, purtroppo dobbiamo chiudere senza aver raccolto quello che speravamo».
Il fascicolo per un omicidio non si archivia mai, ma per andare avanti occorrono elementi nuovi; chi sa parli.