Aldo Bianchini
SALERNO – Che nel nostro Paese esistano almeno due “sanità pubbliche” è un fatto risaputo che rientra nei racconti di fine giornata davanti al focolare domestico. E’ un fatto scontato che appare, ormai, immodificabile. Purtroppo sempre a nostro danno, noi cittadini del sud trattati come cittadini di “serie B”, purtroppo. Il caso di malasanità che ha travolto e stava per vincere la resistenza fisica e psichica della signora Antonietta Mastrantuono, di Aquara un paesino della Valle del Calore, è davvero emblematico. E fa rabbia, molta rabbia. La signora Antonietta, docente scolastica per professione, ad un certo punto della sua vita si sente persa. Soffre di alcuni disturbi fisici e ripetutamente avverte perdita di equilibrio, tutte cose cha la costringono in casa dopo anni e anni di lavoro dedicato ai ragazzi ed ai giovani, insomma una vita al servizio del prossimo. La sua rabbia aumenta mano a mano che si rende conto che tutto quello che ha fatto non le rende giustizia nella vita quotidiana e, soprattutto, in un momento di difficoltà nel rapporto con il suo stesso benessere. Comincia un pellegrinaggio demoralizzante in varie strutture sanitarie pubbliche, prima nel salernitano e poi nel napoletano, con esito sempre più sconsolante non soltanto per l’aspetto delle indagini cliniche ma anche, se non soprattutto, per il rapporto medico-paziente non sempre esaltante sotto il profilo degli aspetti umani che dovrebbero caratterizzare tutti gli operatori che hanno pronunciato il famoso “giuramento di Ippocrate”. Ma come spesso accade finalmente si aprono nuovi orizzonti per Antonietta Mastrantuono. Per caso, veramente per caso, approda nella struttura sanitaria pubblica di Castiglione dei Popoli in provincia di Bologna, retta dal prof. Nobile. Come d’incanto la vita, almeno quella relazionale, di Antonietta cambia radicalmente a 360 gradi. Sembra quasi dimenticarsi di essere portatrice di protesi valvolare meccanica mitralica ed aortica, ed anche se le viene riscontrato un ictus a sede frontale sinistro con pregressi esiti cerebrali, con cause di un infarto con ostruzione totale interventricolare anteriore; insomma la vita di Antonietta piano piano riprende ed evolve verso l’apparente normalità. Viene seguita puntualmente sia presso la struttura emiliana che presso la sua abitazione di Aquara. Addirittura il medico dott. Juri con sistematicità temporale la raggiunge ad Aquara per seguire da vicino l’evoluzione delle sue sofferenze e per alleviarle l’onerosità dei lunghi e defaticanti viaggi della speranza tra il centro del Calore e l’ospedale emiliano. “”Sento il dovere di ringraziare sentitamente il prof. Nobile, in particolare il dott. Juri e tutte le maestranze dell’ospedale di Castiglione dei Popoli. Senza di loro non sarei più qui. Detto questo, però, devo aggiungere -dice la Mastrantuono- non porto assolutamente rancore verso tutti quei medici e quelle strutture meridionali che non hanno saputo individuare le origini dei miei malesseri. Un invito intendo però rivolgere a tutti loro, cerchino di essere più umili e cerchino di accompagnare i loro atteggiamenti con qualche parole di dolce conforto. Ci guadagneremmo tutti.”” E’ provata Antonietta Mastrantuono ed è anche emozionata quando pronuncia queste parole con assoluta serenità, è convinta della bontà delle proprie idee. Racconta la sua storia affinchè non accada ad altri e con la speranza che possa servire per migliorare il servizio pubblico della sanità, un servizio che riguarda tutte le fasce sociali e che se ben amministrato porterebbe un carico sul costo sociale molto meno amaro di quello attuale.