Aldo Bianchini
SALERNO – La domanda possibile è: “Chi è stato Leonardo Sinisgalli ?”, un poeta, un saggista, uno scrittore, un libero pensatore, un critico d’arte, un ingegnere, un matematico oppure un lucano verace che non è riuscito a vivere la sua lucanità fino in fondo in quanto costretto a vivere la sua vita, fatta di successi ma anche di pesanti ripensamenti, tra Caserta, Napoli, Roma, Milano per scoprire la “musica accorata” che gli quietava le voglie e i “modelli impenetrabili alla malinconia” che gli offriva la matematica.
Per quanto mi riguarda, e per quel poco che posso aver intuito (ricercando e leggendo ma anche ascoltando i relatori del convegno) del mitico personaggio di grande spessore culturale (che ha dato alla sua terra di origine una risonanza internazionale che mai e poi mai avrebbe avuto), sono portato a considerare Leonardo Rocco Antonio Maria Sinisgalli (nato a Montemurro) anche un grande giornalista che ha letteralmente inventato un nuovo modo di fare giornalismo a cavallo tra la cronaca e l’inchiesta; Sinisgalli è stato un innovatore ed un creatore ed è riuscito a trasformare il semplice messaggio pubblicitario in una sorta di fatto culturale capace di colpire profondamente l’immaginario collettivo fino a trasformarsi in una precisa articolazione mediatica con la sublimazione dei vari processi comunicativi.
E’ stato sicuramente un personaggio complesso e, sotto certi aspetti, anche disarticolato nell’eterna ricerca non di ciò che era meglio, piuttosto di ciò che meglio si attagliava ai suoi umori caratteriali ed alla sua innata e grande capacità di analisi. Lo dimostra, ad esempio, la storia di Panisperna e del suo ingresso nell’ambitissimo istituto di fisica di Enrico Fermi; c’è una corrente di pensiero che cerca di accreditare la favoletta del diniego di Sinisgalli nei confronti dell’invito, ma va anche detto che qualche tempo dopo lo stesso Sinisgalli ammetterà, tra dubbi e incertezze, di aver preferito pittori e poeti allo studio dei neutroni lenti e della radioattività artificiale. E sono proprio questi dubbi e queste incertezze a porre su un piedistallo ancora più alto il personaggio Sinisgalli che probabilmente ha speso gran parte della sua vita per vederci chiaro nella sua vocazione che sembrava estrinsecarsi in due teste e due cervelli; fatto questo che spesso lo ha indotto se non a mettere la testa sotto le pietre almeno a rifugiarsi in quelle attività pubblicitarie e pubblicistiche che gli consentivano una vita molto agiata. Una vita che spesso divideva e condivideva con altri grandi personaggi dell’epoca, primo fra tutti Alfonso Gatto che, al di là della grandezza poetica, in fatto di bella vita non si è fatto mancare proprio niente.
Del resto la stessa lunga convivenza del nostro Leonardo con la donna della sua vita “Giorgia de Cousandier” (nella foto), iniziata nel ‘43 e culminata nel ’69 con il matrimonio durato tutta la vita, è chiarificatrice dello spirito di “uomo libero” che ha caratterizzato l’intera esistenza di Sinisgalli. Una libertà che gli veniva dai suoi profondi studi matematici e che trovava la sua concretizzazione nella forza di esprimere la propria genialità attraverso messaggi pubblicitari e mediatici che, soltanto apparentemente, nulla avevano a che fare con la matematica e con l’ingegneria.
Leonardo Sinisgalli, va detto con forza, non è mai stato un personaggio incasellabile in un determinato e ristretto clichè in quanto è stato capace di svolazzare da un progetto all’altro senza mai lasciarsi ingabbiare neppure da grandi imprenditori come Adriano Olivetti (con il quale pure ebbe una collaborazione, anche se limitata nel tempo e produttrice di enormi successi come la pubblicizzazione della macchina da scrivere “Olivetti 42” attraverso l’immagine di una rosa in un calamaio accanto al nuovo strumento di scrittura). Insomma, come dire che nonostante la sua grande capacità intuitiva e la sua enorme conoscenza dei mezzi di informazione dovette, comunque, soggiacere alla diffusa cattiva comunicazione arrivando in ritardo sulla notizia della morte della sua adorata mamma, nell’ottica di quelle che erano comunque le limitazioni del tempo contro le quali Lui, anche non volendo, combatteva con tutto se stesso.
La sua profonda lucanità ha sempre trionfato perché da lucano vero non è stato mai capace di mentire o di tradire pur amando e/o odiando da perfetto basilisco; per questo è riuscito ad entrare nei migliori salotti e/o caffè letterari, per questo è stato amico di gente come Gatto, Montale, Pavese, Vittorini, Piovene, Ungaretti, ecc., che a turno si sono prodigati in soccorso del grande amico, spesso in preda ai suoi dubbi ed alle sue incertezze.
Di tutto questo e su tutto questo si è parlato e discusso la sera del 24 novembre 2017 nella sede sociale dell’Associazione Lucana “Giustino Fortunato” di Via Cantarella a Salerno grazie all’intuito del presidente Rocco Risolia nello scegliere un argomento di grande spessore culturale da incasellare nella rassegna di pittura-scultura-poesia e musica.
Ha aperto l’incontro lo stesso presidente Rocco Risolia; a seguire ci sono stati gli interventi di Senatro Di Leo (sindaco di Montemurro, paese che diede i natali a Sinisgalli), e Ingrid Stefani (laurea magistrale con tesi su Sinisgalli) che ha dissertato sulla figura e sull’opera del matematico e poeta. La relazione più attesa è stata svolta da Biagio Russo (direttore della Fondazione Sinisgalli) che ha illustrato la figura del grande lucano spolverando alcuni aneddoti inediti che hanno calamitato l’attenzione dei numerosi presenti. Tra questi anche Filippo Martino, presidente dell’Associazione Lucani a Roma, che ha portato il saluto delle varie associazioni esistenti sul territorio nazionale. Nel corso dell’incontro Florinda Punzi e Mario Mastrangelo hanno letto brani e poesie in ricordo di Leonardo.
direttore: Aldo Bianchini
Segnalo una canzone tratta da La Lapide del poeta lucano…
https://youtu.be/4i5hh95vosA