PAESTUM – La visita di Matteo Renzi nella nostra Paestum in occasione della XX Edizione della BMTA ha scatenato moltissime polemiche per il fatto che, insieme al governatore Vincenzo de Luca, ha tenuto un comizio elettorale all’interno della Basilica Paleolitica senza alcuna autorizzazione da parte del parroco ed all’insaputa del vescovo di Vallo della Lucania che si è visibilmente arrabbiato.
Questo hanno riportato le cronache e da questo traggo spunto per il mio approfondimento anche perché Matteo Renzi, alla pari di de Luca, ha dato vita all’ennesimo siparietto ironico sul cui contenuto in tanti hanno posto l’accento scherzoso senza analizzarlo minimamente nella sua essenza molto seria.
Sul Corrieredelmezzogiorno.it del 25 ottobre 2017 si legge: ““Ogni volta che De Luca veniva a Palazzo Chigi per chiedermi qualcosa portava le mozzarelle. E quando portava le mozzarelle tremavo” ironizza Renzi riferendosi alle richieste di finanziamenti per la Campania che gli arrivavano dal presidente della Regione””.
Insomma, al di là delle battute, siamo alle solite; nel nostro mezzogiorno o nel nostro sud per amministrare la cosa pubblica occorrono le mozzarelle da distribuire in piccole, medie e grandi quantità. La cosa che fa rabbia non sono, ovviamente, le mozzarelle ma il concetto che le stesse fanno passare nell’immaginario collettivo e cioè che per ottenere qualcosa, soprattutto quando si parla di Roma Capitale (e a Roma c’era e c’è Renzi, ma anche tutte le altre istituzioni che reggono il Paese), bisogna necessariamente omaggiare i potenti di turno con qualcosa, dai beni materiali a quelli immateriali, ivi comprese mozzarelle – opere d’arte – costosi cadeau e soldi contanti, come emerso in tanti casi anche di cronaca giudiziaria.
Una pessima abitudine che, sembra, abbia recitato la parte da gigante anche nelle abitudini del nostro governatore Vincenzo De Luca che, paradossalmente, ogni volta che va a Roma “bussa sempre con i piedi”; una tradizione nata al nord e presto esportata al sud e fatta propria.
Il primo esempio storico di “bussare con i piedi” ci riporta forzatamente a “I promessi sposi” nel passaggio manzoniano in cui Renzo va dall’Azzecca Garbugli (avvocato dell’epoca) con due capponi per perorare la sua causa e bussa con i piedi; da allora è passato qualche secolo, e Renzo si è trasformato in Renzi che non è più un poveraccio che cerca di salvare la sua compagna, ma un uomo potentissimo sul piano politico ed è destinato anch’egli (come l’Azzecca Garbugli) a ricevere importanti e reverenziali regali assolutamente non costosi; qualche chilo di mozzarelle, in definitiva, non hanno un costo eccessivo se messo in rapporto al piacere che si chiede.
Ma Vincenzo De Luca non è nuovo a questa pratica, odiosa ma remunerativa sul piano dei risultati, ed ogni qualvolta che l’ha praticata gli è andata sempre bene; non come andò per quei mille e più nominativi che nel 1993 un noto imprenditore vallese (non faccio il nome per il diritto all’oblio !!) aveva inserito come destinatari di regalie non costose (un panettone e una bottiglia di spumante, o poco altro) per il fatto di essere rappresentanti della pubblica amministrazione che l’imprenditore aveva necessità di tenersi buoni. In quel caso finì con la chiamata in Procura di alcune centinaia di funzionari pubblici e in due-tre casi emersero anche responsabilità penali ben distinte per evidenti corruttele seguite al semplice omaggio; uno di questi, segretario comunale nella Valle del Sele, finì addirittura in galera per alcuni giorni, salvo poi ad essere assolto con formula piena dopo qualche anno.
Il “vizietto” di De Luca viene da lontano e come ogni funzionario di partito o esponente pubblico è portato, più per abitudine doverosa che per mera necessità, ad omaggiare i suoi interlocutori, omaggi che naturalmente si traducono in qualche chilo di mozzarelle da consegnare, semmai, direttamente nelle mani del destinatario. Anche per De Luca nel lontano 1993 ci fu un’inchiesta giudiziaria che all’epoca venne definita molto pericolosa; un ingegnere socialista (anche qui il diritto all’oblio) aveva esposto in un suo pesante memoriale un lungo elenco di regalie che l’allora segretario del PCI aveva, secondo l’ingegnere, mandato a destinazione per l’ottenimento di lavori pubblici in favore delle imprese vicine al partito; la Procura annunciò sfracelli ma finì che il giorno 9 dicembre 2001 (erano passati alcuni anni dall’inizio dell’inchiesta) l’ingegnere morì improvvisamente per infarto e il faccia a faccia tra lui e De Luca, previsto per la mattina del 10 dicembre saltò, per sempre. Non si è mai saputo cosa avesse indicato l’ingegnere nell’elenco dei regali allegato alla sua ralazione-memoriale e dalla Procura salernitana non è mai uscita alcuna indiscrezione, e dalle Procure sappiamo che esce di tutto e di più.
Ma De Luca, giustamente, non si è lasciato mai intimidire ed ha sempre impostato la sua azione politica sul rapporto personale condito anche di regali che potessero richiamare le tradizioni e la gastronomia locale, finalizzando il tutto all’ottenimento di concessioni utili al bene di tutta la comunità rappresentata; queste sono conclusioni giudiziarie e non mie. Lo dimostra, senza se e senza ma, anche la recente sentenza di assoluzione per De Luca nel caso giudiziario del Sea Park.
Peccato che per gli altri, per quasi tutti gli altri, anche i più piccoli e insignificanti regalini assumono una dimensione degna di furiose inchieste giudiziarie che spesso portano a drammatiche soluzioni. In questi ultimi anni di regalini ne sono stati ritrovati dovunque nel corso delle centinaia e centinaia di perquisizioni in danno di politici, imprenditori, funzionari, amministratori e perché no anche magistrati.
Peccato che il notissimo artista salernitano Mario Carotenuto abbia lasciato, qualche settimana fa questa valle di lacrime, prima di avere il tempo di redigere (come fecero l’imprenditore e l’ingegnere nel ’93) un dettagliato elenco di opere pittoriche acquistate nel suo studio e destinate come adeguati regali per facoltosi personaggi.