SALERNO – Il 77enne on. Bruno Solaroli, dall’alto del suo specchiato grande passato di partigiano e della sua carica di presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ha riaperto in maniera forte ed opinabile l’eterno dibattito sull’esercizio legittimo del ruolo di giornalista, esercizio che può essere racchiuso nella seguente domanda: “Il giornalismo deve avere dei precisi confini ?”.
La risposta non è delle più facili anche perché il confine tra la libertà di stampa e la censura viaggia sulla sottilissima lama di un rasoio che rischia, da qualche anno a questa parte, di produrre profonde ferite innanzitutto nell’ambito del mondo giornalistico.
“Il giornalista picchiato ad Ostia ? Non è un male se qualcuno viene menato e soprattutto fra chi fa informazione. Suona la sveglia”, questa la frase pronunciata da Solaroli in presenza del giornalista Enrico Agnessi de “Il quotidiano nazionale” dopo la vigliacca aggressione subita dal giornalista Daniele Piervincenzi (trasmissione NEMO di Rai/2) ad opera dell’energumeno troglodita Roberto Spada (fratello del capo dell’omonimo clan); una violenza che va condannata senza se e senza ma.
Probabilmente, alla luce delle numerose polemiche che il fattaccio riprovevole ha scatenato tra la gente e sui giornali, la frase senza dubbio inopportuna di Solaroli andava analizzata partendo dalla fine della stessa e non dall’inizio fermandosi prima della fine. Difatti le ultime parole di Solaroli sono “Suona la sveglia” ed è da qui che bisogna ripartire se vogliamo davvero, tutti insieme, salvare la libertà di stampa che è utile per tutti. E’ inutile fare appello all’art. 21 della Costituzione, come ha fatto Davide Nitrosi con la sua rubrica “La Frusta” sempre sul QN. Ma cosa dice l’art. 21 della CC ? “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Non spetta a me spiegare il senso della frase, sia Solaroli che Agnessi e Nitrosi lo sanno meglio di me.
Qual è il significato di suona la sveglia ? E’ semplicemente un allarme accorato che Solaroli lancia verso il mondo del giornalismo che dovrebbe continuare a muoversi con spiccato senso di democrazia e di rispetto della parti in campo per poter manifestare liberamente il proprio pensiero; spesso questo non accade e facilmente si prevaricano anche alcuni diritti fondamentali, come quello di avvalersi della facoltà di non rispondere, che sono validi per tutti, da Totò Riina a Roberto Spada, per dirla tutta. Non vedo perché un giornalista dopo aver posto le sue domande, in maniera legittima e democratica, non debba rispettare l’intenzione dell’intervistato di avvalersi della sacrosanta facoltà di non rispondere; non vedo perché un giornalista debba invadere la proprietà privata quando per violarla agli uomini delle forze dell’ordine occorre un preciso mandato del magistrato; non vedo perché un giudice deve fermarsi di fronte alla volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere anche di Totò Riina e un giornalista debba ritenere di poter andare avanti. Quando si supera questo limite non è più giornalismo, e il mestiere più bello del mondo scade subito a livelli pessimi offrendo alla controparte materia sufficiente per vincere le cause e chiedere indennizzi più o meno corposi.
Quando parlo di giornalismo ricordo spesso l’esempio dei due giornalisti americani Bob Woodward e Carl Bernstein senza mai aver forzato la soglia della Casa Bianca e neppure le porte del Watergate Hotel, ma andando anche contro la linea del loro giornale ed operando semplicemente con lo scritto e con le indagini riuscirono a mandare a casa il mitico presidente statunitense Richard Nixon; quello era giornalismo a tutto tondo; adesso si pretende di fare giornalismo aggredendo con troupe televisive i singoli soggetti per violare sistematicamente il loro diritto di non rispondere.
Oggi si parla, o meglio si comincia a riparlare, di giornalismo investigativo, è stato addirittura fondato un “consorzio internazionale di giornalismo investigativo”, quasi come a dire che tutto l’altro giornalismo (che è la maggioranza assoluta) non è investigativo; e se non è investigativo che cosa è ? Il giornalismo, quello vero, è sempre investigativo, altrimenti dobbiamo parlare di un giornalismo copia-incolla che possono esercitare anche gli scolaretti delle elementari sicuramente più esperti nell’uso della tecnologia.
Sicuramente è un male assoluto pestare i giornalisti, ma questi ultimi devono imparare a rispettare il prossimo, anche se porta il nome di Roberto Spada invece di Papa Francesco.
direttore: Aldo Bianchini