PATRONI: la bandiera di Torraca


Aldo Bianchini

TORRACA – Non è di Torraca, è nato a Salerno nel 1947, ma è un grosso artista (scultore, pittore, ceramista, medaglista, ecc.) e per questo semplice motivo da una decina di anni è diventato una sorta di “bandiera di Torraca”, il suo nome è “Dino Vincenzo Patroni”.
Per quel poco che ho avuto modo di conoscerlo mi è apparso, subito, come un artista puro, un artista di quelli che credono fermamente nella loro capacità di rappresentare su tela o attraverso una scultura, così come sulla ceramica, il loro pensiero, le loro convinzione e finanche il loro credo politico. Difatti nel 2009 con la creazione artistica della “bandiera di Torraca” che sventola sulla cima del Castello Palamolla, è riuscito con una genialata d’altri tempi a mettere insieme su un pezzo di stoffa le varie anime di un discorso che sta a metà strada tra la politica, la storia, l’attualità e, finanche, la tentata rivoluzione dei trecento di Carlo Pisacane.
E’ vero che quel brandello di stoffa appartiene ad una delle vele del prestigioso navigatore Giovanni Soldini, ma è assolutamente importante ricordare che l’aver avuto un’idea del genere non può non proiettare l’immagine di un castello e, soprattutto, di una comunità nel mondo intero, proprio sulle onde di quel mare che con il suo splendido colore azzurro fa rispecchiare, idealmente, sia il castello che lo stesso paese di Torraca che nella bandiera, nei suoi colori e nei suoi disegni ritrova una solidale unità che forse era stata dimenticata dalle sue cinque frazioni.
Il 14 ottobre 2017, dopo circa dieci anni di appassionate e frequenti frequentazioni dell’artista Patroni nella “sua Torraca”, è arrivata la cerimonia ufficiale di riconoscimento dell’opera svolta sul piano artistico ed anche culturale da Dino Vincenzo Patroni; e la bandiera d’artista per Torraca sventolerà per sempre sul castello Palamolla.
Il prof. Francesco D’Episcopo ha reso al meglio il significato della bandiera in un testo critico scritto per l’occasione: “”La bandiera di Patroni va inserita in un discorso sintagmatico dell’autore e in una precisa stagione pittorica, che chi scrive ha avuto modo di descrivere e documentare nella ricerca di una consapevole fragmentazione dell’immagine, ridotta al suo nucleo esemplarmente essenziale, con il rinforzo di colori estremamente calcolati e, inseriti in un contesto strutturale, prima che cromatico, particolarmente carico di significazioni interne all’elaborato, concepito e prodotto con nervosa continuità espressiva””.
Difficile aggiungere altre considerazioni dopo l’incontestabile esplosione letteraria del prof. D’Episcopo; ma a conferma di tutto quanto rappresentato in questo breve articolo è giusto e doveroso aggiungere ciò che lo stesso artista ha scritto sulla sua bandiera: “Questa bandiera è stata immaginata ed eseguita per essere tutto questo: codice di appartenenza realizzato con simbologia e coerenza artistica, identificabile nei tratti e nei segni con forme riconducibili alla mia personale ricerca nelle arti visive a cui mi dedico da molti anni”.

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