PADULA – Sul fatto che la presa di posizione piuttosto dura assunta da Michele Albanese (direttore generale della Banca Monte Pruno) nel corso del 13° convegno della giornata del ricordo degli orfani di guerra, celebrato la mattina del 15 ottobre scorso, potesse avere una ricaduta pesante sui vertici della Certosa di San Lorenzo e dello stesso Polo Museale Campano era ed è una cosa abbastanza scontata; ed è stata una cosa che giustamente tutta la stampa locale ha eclatato anche in maniera alquanto giusta sia sotto il piano formale che sostanziale.
Ho letto da qualche parte, proprio in questi giorni, che la salvezza del giornalismo è legata all’approfondimento delle notizie; e quale migliore occasione di quanto scatenato da Michele Albanese per approfondire la ghiottosa notizia e porre l’unica domanda possibile per poter entrare nei meandri inestricabili della politica e del potere ?
La domanda semplicissima, ed anche contenuta in una sola parola, è: “Perché ?”; ovvero perché un personaggio della statura istituzionale di Michele Albanese è sceso sul terreno scivoloso e pericoloso della battaglia diretta contro istituzioni elefantiache ed incartapecorite (e quindi decisamente immobili !!) come quelle della direzione della Certosa (dott.ssa Emilia Alfinito) e del Polo Museale Campano (dott.ssa Anna Imponente) che sembrano abbarbicate ad un passato molto remoto senza il minimo senso di imprenditorialità e, se vogliamo dirla tutta, di managerialità. Il guaio del nostro Paese è che è rimasto vincolato ai “funzionari di carriera” che spesso vengono spacciati e/o si auto-proclamano “manager”; una parola che dovrebbe esprimere un concetto completamente diverso dal dipendente pubblico che (è accaduto a Salerno) da giardiniere comunale diventa segretario generale del comune, rimanendo sostanzialmente seduto sempre sulla stessa poltrona. Per carità anche i manager sbagliano, ma con loro il rischio è comunque minore perché è molto facile mandarli a casa a centellinare un caffè per conto proprio. Oltretutto il caso della vicina Paestum con Gabriel Zuchtriegel è molto significativo, nel senso che in poco più di un anno ha prima rivoltato il sistema organizzativo come un calzino e poi l’ha rilanciato verso traguardi a dir poco inimmaginabili, mentre la Certosa di San Lorenzo di Padula (che non ha nulla da invidiare a Paestum dal punto di vista della storicità del luogo) è rimasta irrigidita sui suoi passi senza un progetto realmente innovativo e manageriale.
Ma qual è la risposta al perché Michele Albanese sia intervenuto a muso duro contro la disorganizzazione strutturale della Certosa, frutto di un’applicazione semplicistica di norme legislative (sicuramente interpretabili ed applicabili nella maniera più consona … -dice Albanese) come se ci trovassimo in un ufficio statale con diverse scrivanie e un capo venuto da lontano che a disdoro del tempo e della velocità globale rimane seduto ed attaccato alla sua poltrona; la risposta dicevo la fornisce lo stesso Albanese quando, in un passaggio della sua nota di risposta all’incongrua e sterile lettera di protesta della dottoressa Imponente scrive testualmente: “La Certosa S. Lorenzo di Padula è un bene patrimonio dell’umanità che merita di essere messo al centro di un intero territorio, in quanto, può e deve essere un volano unico per l’economia locale, di cui la Banca che dirigo è direttamente e particolarmente interessata”. Il direttore generale Albanese, quindi, non si nasconde dietro un dito o dietro un comodo paravento (come spesso fa la stampa !!) ma esce allo scoperto e fornisce l’unica spiegazione possibile che un manager (ed Albanese è un manager) dovrebbe dare per una fattispecie del genere: l’interesse economico strettamente connesso al rilancio strutturale ed occupazionale dell’intero territorio.
Ma c’è anche un’altra spiegazione logica per l’intervento a gamba tesa di un personaggio istituzionale contro altre istituzioni dello stesso territorio, oltretutto perché una cosa del genere non era mai accaduta in quanto l’uomo-personaggio Albanese è stato sempre perfettamente contenuto dentro le righe di un correttissimo rapporto innanzitutto con se stesso e con la sua banca per poi riuscire a trasfondere su tutto il comprensorio la sua proverbiale compostezza gestionale e relazionale. Ecco perché lo sfogo di Albanese ha suscitato tanto scalpore, in pratica non ce l’ha fatta più e in un sol colpo ha dato via libera alle sue dure osservazioni (non mancando di ricordare correttamente e pubblicamente l’inchiesta sulla Certosa che insieme al collega Ennio Sica sto conducendo da oltre un anno) mandando letteralmente in crisi un sistema organizzativo e lavorativo obsoleto e fuori da ogni logica di moderna managerialità. Questo avvalora ancora di più la mia convinzione che quando si parla di Michele Albanese bisogna necessariamente, prima di pronunciarsi, ricordare il suo amore viscerale per il Cilento e per il Vallo di Diano; il primo gli ha dato i natali e il secondo il successo; ed è proprio questo amore che a mio avviso lo ha indotto a fare l’entrata a gamba tesa in un sistema che non è suo ma che potrebbe, comunque, interessargli come banchiere per riorganizzarlo e poi rilanciarlo verso sicuri successi senza deflettere dalla linea di una banca che guarda ovviamente all’economia locale dai molteplici valori aggiunti.
Naturalmente non mancano le sterili polemiche (la lettera della Imponente è quanto meno superflua e burocratica, se non proprio inopportuna) ed anche i sommessi e vigliacchi commenti, a denti stretti, nell’ambito dei piccoli gruppuscoli costituita da gente che ama nascondersi prima di lanciare bordate non facilmente dimostrabili; c’è addirittura chi parla di un attacco strumentale da parte di Albanese che, anche al di là della presenza vera o falsa dei tedeschi la mattina del 15 ottobre, mirerebbe con la sua Banca alla conquista, attraverso le sue strutture, della bigliettazione prevista nell’ambito dell’accordo di valorizzazione tra Comune e Polo Museale; un’aspirazione che per quanto mi riguarda non solo è molto giusta ma anche auspicabile per un istituto che da decenni opera alla grande in favore di un territorio dove ha dimostrato grande capacità organizzativa e manageriale.
Nel contesto di questa eventuale ipotesi (speriamo si avveri !!) l’unica cosa che mi inquieta è l’atteggiamento tenuto dall’amministrazione comunale di Padula che fa finta di niente e sta zitta preferendo la linea dell’assenza in una battaglia politica che potrebbe fare soltanto bene alle comunità valdianesi; il fatto che un sindaco e la sua giunta non prendano al volo l’occasione, offerta dal direttore generale della Monte Pruno, per fare il punto vero della situazione chiedendo a gran voce, ove occorresse, la sostituzione della direttrice Alfinito e della stessa Imponente, mi lascia sinceramente perplesso. Qui non siamo in presenza di una campagna giornalistica (che pure c’è !!) ma di una discesa in campo dell’economia presente e futura, e pur tuttavia tutto rimane immobile come se la cosa interessasse soltanto a due giornalisti (io e Sica) e ad un direttore generale (Albanese) che chissà perché ha imboccato la strada dello scontro diretto con una istituzione che invece di ribattere puntigliosamente (con motivazioni a dir poco surreali, per non dire altro !!) avrebbe fatto meglio a sedersi intorno ad un tavolo per ascoltare i suggerimenti di Michele Albanese e farne tesoro per il futuro.
Capisco che la dottoressa Imponente era impegnata, domenica mattina 15 ottobre, in una full-immersion per la giornata del FAI, ma è proprio da quella giornata piena di dubbi e di punti poco chiari che si dovrebbe ripartire, tutti insieme, compresa la silente amministrazione comunale, per il rilancio definitivo della Certosa.
direttore: Aldo Bianchini
L’intervento dell’ottimo Direttore Albanese sulla Certosa S. Lorenzo, al di là del fatto specifico su cui ritengo sia opportuno non dilungarsi, offre preziosa occasione per discutere senza indugio del futuro del nostro Complesso Monumentale, patrimonio dell’Umanità dal 1988.
A tal fine, come saggiamente auspica il Direttore Bianchini, propongo – su iniziativa magari del Comune di Padula, la convocazione urgente di un’Assemblea aperta alla Regione Campania, alla Provincia di Salerno, ai Comuni del Vallo di Diano, alle Banche locali, prima fra tutte la Monte Pruno e, perché no, alle Associazioni Culturali che operano sul territorio tra quali, consentitemi di annoverare l’Associazione Libertas Antonio Nicodemo di Monte San Giacomo che da un trentennio mi onoro di presiedere.
Gerardo Marotta