Aldo Bianchini
SALERNO / SCAFATI – Meno male che il 27 settembre scorso avevo scritto tutto il contrario di quello che tutti i giornali sbandieravano come la “resa si Aliberti” e la sua richiesta ossessiva del processo fino al punto di prendere per buona la dichiarazione social dello stesso Aliberti che annunciava di non voler presentare il ricorso per Cassazione contro la decisione dei giudici del Tribunale della Libertà che in data 22 settembre 2017 avevano confermato il carcere per l’ex sindaco di Scafati. Sembrava quasi che la stampa stesse cambiando direzione per enfatizzare la dichiarazione (non il gesto !!) di Pasquale Aliberti come se fosse stato un atto di sacrificio personale, morale e familiare nel nome della giustizia (come sono creduloni i giornali e i giornalisti !!).
Non c’è stato niente di tutto questo, come avevo intuitivamente anticipato, e Pasquale Aliberti aveva semplicemente inviato, attraverso la non credibilità dei social, un messaggio trasversale valido per tutti: elettori, giornalisti, politici, magistrati e avvocati; difatti Aliberti alla fine ha esercitato soltanto un suo diritto sacrosanto, quello di difendersi fino all’ultimo minuto soprattutto da quella che era apparsa come un’aggressione al suo diritto sacrosanto di pensare, parlare, scrivere, anche attraverso i social; un diritto che la Procura Antimafia di Salerno, prima, e il Tribunale della Libertà di Salerno, poi, avevano cercato di non garantirgli con le loro richieste e le loro conseguenti decisioni.
Ed ora tutta la stampa spiazzata cerca di correre ai ripari e riprendendo il discorso dei 10 avvisi di conclusione delle indagini (avvisi notificati il 26 settembre 2017, cioè quattro giorni dopo la decisione del Riesame) li legge in maniera sbagliata e qualche testata giornalistica addirittura precisa che il pm Vincenzo Montemurro “tira dritto”.
Mi sono chiesto: “Ma tira dritto verso quale obiettivo se ha appena firmato gli avvisi di conclusione delle indagini ?”; se non sbaglio la conclusione delle indagini è l’anticamera che conduce, dritto dritto (questo sì), verso l’inesistenza delle ragioni che potrebbero portare Aliberti in carcere. E questo fatto potrebbe in definitiva agevolare il lavoro della Cassazione che si troverebbe di fronte ad un’inchiesta già chiusa che darebbe mano larga verso la non concessione degli arresti in carcere. Certo tutto è possibile e le procedure giudiziarie che io definisco “strategie” possono sempre aprire molti altri varchi per raggiungere ed agguantare l’obiettivo che un inquirenti o anche un difensore si è ripromesso. Ed in questo gli avvocati Silverio Sica e Agostino De Caro non sono secondi a nessuno.
A questo punto del discorso, visto che bisognerà attendere qualche mese prima che la Cassazioni si pronunci sul ricorso depositato dalla difesa di Aliberti, si potrebbe pensare (ma è solo una mia ipotesi) ad un passo indietro del pm Montemurro che dall’alto della sua assoluta trasparenza ha deciso di fermare l’inchiesta, questa inchiesta, con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini per far scivolare la vicenda verso un più sollecito e giusto pubblico dibattimento; riservandosi ovviamente tutti i diritti di aprire e gestire altre inchieste.
E’ già accaduto con “Linea d’ombra” e con “Criniera”, due inchieste perfettamente sovrapponibili, per quanto riguardava il “sistema Pagani” gestito, secondo la Procura, da Alberico Gambino e Giuseppe Santilli; e niente di più facile che possa accadere ancora con l’inchiesta “Sarastra” su Pasquale Aliberti e la sua probabile futura gemella.
Sullo sfondo, verso l’orizzonte, rimane intoccabile un sacrosanto diritto “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione …”; questo è un principio che per non farlo rimanere soltanto scritto nella carta costituzionale va difeso con ogni mezzo anche dal complesso mondo della stampa; il rischio di censura è pesantissimo per tutti.