SALERNO – L’assalto alla diligenza è partito, la dinastia deluchiana ha fissato gli ultimi paletti verso l’immortalità, l’ufficialità dell’evento è arrivato da un arcivescovo estraneo al tessuto socio-politico-culturale della diocesi e della città, il battesimo è stato celebrato nell’atrio del Duomo con l’acqua della fontana (non sacra !!) e il clero strisciante e prono si è subito adeguato.
Il momento topico si è consumato qualche giorno fa allorquando Piero De Luca, primo erede della dinastia, è arrivato in Curia scortato dai capi paranza (tra i quali Raffaele della paranza di San Matteo) ed accolto a braccia aperte da un sacerdote (l’arcivescovo Moretti) che al momento non sa nemmeno se potrà essere presente alla processione (a causa di probabili cure mediche cui dovrà sottoporsi in quel periodo) che la sera del 21 settembre 2017 si snoderà per tutto il centro storico cittadino.
E’ lecito sapere in nome e per conto di chi Piero De Luca, figlio del governatore, è andato a trattare la presunta pace per riportare il Santo all’interno del cancello principale del Municipio (pal. Guerra) come da qualche decennio eravamo stati abituati a vedere ? E’ lecito sapere a quale titolo un giovane sconosciuto, seppure ottimo professionista, ai meccanismi della politica si permette il lusso di trattare alla pari con un arcivescovo su questioni largamente coinvolgenti e riguardanti tutta la cittadinanza ?
Sbaglia clamorosamente Aniello Salzano (già sindaco di Salerno negli anni ’80) quando dalle colonne de “Il Mattino” farfuglia qualcosa a giustifica dell’accaduto sostenendo che il ruolo di componente l’assemblea nazionale del Partito Democratico possa dare al giovane Piero la qualità giusta per ricomporre la frattura Comune-Curia; un esponente di partito innanzitutto non rappresenta la globalità della popolazione e dei fedeli, perché se fosse così dovremmo coinvolgere tutti gli altri partiti per rendere giustizia a tutta la città.
Nel precedente articolo ho scritto che Aniello Salzano, come fanno quasi tutti i politici trombati, non ha avuto il coraggio di affondare il coltello nella piaga ed ha cercato, con una sottile ed anche bella ironia, di abbattere un elefante coriaceo e temperato come quello della “dinastia deluchiana” che proprio da questi atteggiamenti di grande potere e superiorità trae la linfa vitale per la sua crescita in una corsa affannosa verso l’immortalità. A poco, forse a niente, è servita la successiva battuta ironica di Aniello che ha avanzato l’ipotesi di mandare Piero De Luca all’ONU per risolvere i problemi mondiali.
Il problema della lotta giustissima contro il “sistema di potere deluchiano” non si risolve con sterili battute ancorchè spiritose, il problema lo si deve affrontare con la sciabola e deve essere una lotta continua, puntigliosa, metodica, a tutto campo e senza esclusione di colpi; proprio come fa il capostipite della dinastia da oltre ventitrè anni a questa parte. La lotta deve essere durissima, anche perché ci troviamo al cospetto di tante istituzioni (curia, magistratura, imprenditoria, ecc.) che sono praticamente succubi del kaimano De Luca il quale continua a farla da padrone in lungo e in largo. Per non dire sempre dell’arcivescovo Mons. Luigi Moretti che dal suo predecessore non ha ereditato neppure l’arte del compromesso e che ogni giorno di più si appalesa come un corpo estraneo al nostro tessuto sociale; peccato, un vero peccato. E pensare che era venuto a Salerno per rimodellare il rapporto Chiesa-Comune e per risanare le casse della Curia; un disastro totale a ben vedere, il rapporto con il Comune è divenuto di mera sudditanza e il risanamento della casse si sta perdendo appresso ad operazioni a dir poco sbagliate come la concessione in gestione del complesso della Colonia di San Giuseppe.
Aveva perfettamente ragione il compianto Luigi Del Pizzo quando nel lontano 2008 profetizzò la nascita della dinastia deluchiana e la sua sopravvivenza almeno fino al 2393 d.C.; ma questo lo vedremo nel prossimo articolo.