Aldo Bianchini
SALERNO – Gli eredi, e non solo, del prestigioso presidente del TAR di Salerno, Alessandro Fedullo, probabilmente andranno a processo; per saperlo bisognerà aspettare l’udienza fissata dinanzi al “GUP – giudice per le udienze preliminari” per fine settembre prossimo su richiesta del pm Maria Chiara Minerva che è stata, per qualche anno, la titolare delle indagini preliminari su uno dei casi più controversi e drammatici della storia giudiziaria della circoscrizione di Salerno.
La notizia a firma di Petronilla Carillo è apparsa sul quotidiano “Il Mattino” del 15 luglio 2017, notizia che per correttezza pubblichiamo per intero prima di approfondirla:
“”SALERNO – È stata fissata per la fine del mese di settembre l’udienza preliminare a carico dei figli e della moglie dell’ex presidente del Tar Salerno Alessandro Fedullo e di altre persone accusate, avario titolo, di tentativo di abuso d’ufficio e di falso. Nella richiesta di rinvio a giudizio presentata dal sostituto procuratore Maria Chiara Minerva è stata però esclusa la contestazione di frode processuale avanzata in fase di indagini preliminari. Dovranno dunque presentarsi dinanzi al gip del tribunale di Salerno la moglie del presidente defunto e cremato, Giuliana De Bellis; i loro due figli, Ezio ed Ester; una impiegata del Comune di Pontecagnano Faiano, Filomena Vitale e un medico, Vito Palumbo. Questi ultimi tre sono accusati di falso, gli altri di tentato abuso d’ufficio. La vicenda risale al periodo compreso tra il 29 marzo e il 10 aprile del 2013. Secondo il sostituto procuratore gli indagati «al fine di trarre in inganno il giudice, alteravano artificiosamente lo stato delle cose e delle persone autorizzando, ed eseguendo, l’esumazione e la cremazione della salma di Fedullo per evitare il prelievo di campioni biologici e impedire così, ai consulenti tecnici d’ufficio, di portare a termine tutti gli accertamenti utili per la comparazione del Dna della minore con quello di Alessandro Fedullo». In quel periodo era in itinere una causa per il riconoscimento della paternità presso il tribunale dei Minori. In particolare, secondo l’accusa, fu Giuliana De Bellis, la vedova Fedullo, ha mettere in moto il meccanismo di frode inoltrando al Comune di Pisciotta una richiesta per il trasferimento della salma del marito a Pontecagnano Faiano, attestando che il marito sarebbe stato tumulato in una cappella di proprietà di Filomena Vitale che, secondo quanto dichiarato, era una pronipote del presidente. Ma, secondo la Procura, questo legame di sangue non c’è. La Vitale, contestualmente alla richiesta della vedova, inoltrò anche lei una richiesta di tumulazione per la salma di Fedullo. Essendo lei stessa impiegata comunale, nessuno si formalizzò più di tanto a effettuare le verifiche del caso. Il medico certificò che la procedura era stata eseguite regolarmente. In effetti non fu mai conservato un campione biologico come previsto dalla legge””.
Sulla vicenda umana e giudiziaria del presidente Fedullo ho già scritto un paio di volte in passato; quella del riconoscimento della paternità (di cui all’articolo della Carillo) è soltanto una tranche delle tante altre vicende, legate sempre a donne che presumibilmente il presidente frequentava, che hanno suscitato tantissimo scalpore in passato e che non è qui il caso di ricordare, riservandoci di farlo semmai quando, e se, gli eredi di Fedullo verranno rinviati a giudizio.
Ammesso e non concesso che si vada a processo viene da chiedersi verso quale processo saranno avviati gli eredi e gli amici; una volta caduta l’accusa di “frode processuale”, inizialmente avanzata dalla pm Maria Chiara Minerva, si andrebbe eventualmente verso un processo farsa per il dibattimento con le accuse di “tentativo di abuso d’ufficio e di falso”, roba davvero di poco conto in sede giudiziaria visto il calibro anche istituzionale degli indagati e il fronte comune che gli stessi hanno fatto nelle varie fasi delle delicatissime indagini preliminari.
In pratica la PM ha rivisto e cancellato l’unica accusa, degna di questo nome, che potesse in un qualche modo mettere davvero in allerta tutti gli indagati.
Un tentativo di abuso di ufficio e di falso non sostanzia, secondo me, un rinvio a giudizio che si concluderebbe fatalmente con l’assoluzione perché il fatto non sussiste per tutti gli imputati.
Ma il GUP in questo è sovrano ed attendiamo con ansia il suo giudizio.