Aldo Bianhini
SALERNO – “Ci sarà pure un giudice a Berlino !!”, diceva il mugnaio di Potsdam che nella seconda metà del ‘700, opponendosi al sopruso di un nobile, si rivolgeva a tutte le corti di giustizia germaniche per avere “giustizia”, fino ad arrivare a Federico il Grande. Giustizia ci fu e un giudice sentenziò le ragioni del mugnaio ma, subito dopo, il giudice definitivo estrasse dal cilindro l’allora sconosciuta prescrizione rispedendo a casa l’incredulo infarinatore con le pive nel sacco che per il resto della sua vita dovette continuare a subire i soprusi del nobile.
Da “Ilmattino.it” del 26 luglio 2017, ore 8.00 la mia attenzione si sofferma su un articolo della giornalista Petronilla Carillo “Rifiuti a piazza della Libertà: assolti tutti i tecnici e i funzionari”.
Leggo e rileggo con molta attenzione ed al di là dell’intrinseca soddisfazione per le assoluzioni propinate a pioggia a personaggi che con lo smaltimento e il nascondimento dei rifiuti (alcuni di amianto !!) nel ventre di Piazza della Libertà mi soffermo a pensare allo strano e stravolgente funzionamento della giustizia in questo benedetto Paese.
Ma prima di andare avanti con il mio commento è giusto ed anche doveroso dare alla giornalista de Ilmattino.it il giusto merito per la notizia che qui di seguito pubblico integralmente: “”Si chiude con la prescrizione dei reati relativi all’utilizzo di rifiuti non autorizzati, come quelli del Pastificio Amato, e allo smaltimento dei rifiuti da cantiere, il processo a carico dei tecnici incaricati della realizzazione di piazza della Libertà e finiti a processo dopo il crollo di una parte della pavimentazione che consentì l’apertura del primo fascicolo sulla piazza, fiore all’occhiello del frontemare voluto dall’allora sindaco Vincenzo De Luca. Il giudice monocratico Fabio Zunica, poco dopo le 14 di ieri, ha letto la sentenza con la quale ha dichiarato il «non doversi procedere» a carico di Giuseppe e Guido Celentano, Gilberto Belcore, Paolo Baia, Sergio Delle Femine, Armando Esposito, Candida Sansone, Franco Marrazzo, Alberto e Bruno Picentino, Pietro Marchesano, Mario Califano, Antonio Ragusa e Antonella Iannone perché i reati a loro contestati sono estinti per intervenuta prescrizione. Relativamente invece all’accusa di organizzazione del traffico illecito di rifiuti, per quanto riguarda lo smaltimento in discarica a Pellezzano dei rifiuti di cantiere, il magistrato ha assolto Gilberto Belcore, Paolo Baia, Sergio Delle Femine, Antonio Ragusa, Armando ed Enrico Esposito perché il fatto non costituisce reato. Condannati a due mesi (pena sospesa) per il lavaggio delle betoniere sul cantiere, Armando ed Enrico Esposito, Nicola Giuseppe Grimaldi e Salvatore Costantino. Gli stessi dovranno anche risarcire la parte civile in via equitativa di 4mila euro e pagare le spese processuali. Il Comune di Salerno, ricordiamo, è stato rappresentato dagli avvocati Paolo Carbone e Genserico Miniaci. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Michele Tedesco, Feleppa, Alfano, Arnaldo Franco e Pierluigi Spadafora. La Procura aveva chiesto complessivamente tredici anni e quattro mesi di reclusione, quindi una sanzione pecuniaria, per la Esa Costruzioni Generali Srl, pari a 103.200,00 euro e per la Me.Ca Srl pari ad 80mila euro. Ma la responsabilità amministrativa delle due società non è stata riconosciuta dal giudice Zunica. Mercoledì 26 Luglio 2017, 08:00 – Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 23:50””.
Un proverbio antico ripeteva spesso che il cane mozzica sempre lo stracciato e se, per similitudine, diamo alla sentenza la veste di cane, viene da se che solo quattro stracciati sono stati lievemente morsi dai denti poco affilati della giustizia, anche perché i quattro tutto sono fuorchè stracciati; anzi qualcuno di loro è anche implicato nell’intricato gioco delle tessere false del 2012 che non poco fastidio ha dato a tutto il Partito Democratico ed alla sua classe dirigente.
Ma le sentenze vanno rispettate dicono in tanti, anche se non ci credono e lo dicono per quieto vivere.
Ma la brava giornalista (per ragioni di spazio sul web) non ha rifatto la storia di questa inquietante inchiesta, forse perché portata allo scoperto in esclusiva assoluta da questo giornale negli ultimi giorni del 2009 e nei primi del 2010; rifaccio in breve la storia che scrissi il 27 dicembre 2009:
“”Il 27 dicembre del 2010 scrivevo testualmente “…Quasi come un “regalino di Natale” nella tarda mattinata della vigilia (venerdì 24 dicembre) sarebbe stata notificata per giusta conoscenza al Comune una “interdittiva antimafia” dal Prefetto su sollecitazione della sezione di Salerno della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’originale del gravissimo atto sarebbe stato, invece, consegnato al “Consorzio Stabile Tekton s.cons. a r.l.” (Via Broggia n. 18 – Napoli) che si era aggiudicato nel giugno 2009 l’appalto per i lavori di “realizzazione di Piazza della Libertà, del sottostante parcheggio interrato, della viabilità, urbanizzazioni e deviazione del torrente Fusandola”. Un appalto con una base d’asta di € 21.325.768,00 (comprensivi di € 760.780,00 per oneri connessi all’attuazione dei piani di sicurezza non soggetti a ribasso) che la Tekton si era aggiudicato offrendo, tra diciotto concorrenti, il ribasso d’asta più alto: 31,011% , corrispondente all’importo di € 14.948.359,57=. Subito dopo il 24 giugno 2009 la Tekton di Napoli subappaltava, come da concessione del Comune, parte dei lavori ad altre imprese tra le quali la “Esa Costruzioni Generali srl” da tempo operante prevalentemente nel distretto industriale di Nocera Inferiore, con interessi aziendali anche nel resto della provincia. La ESA in un recente passato avrebbe ottenuto lavori pubblici sia dal Comune di Nocera (quando era sindaco Antonio Romano) e sia dal Comune di Agropoli (sindaco Franco Alfieri); si, proprio i due sindaci che fecero fronte comune nel sostegno a Vincenzo De Luca nella corsa verso il governatorato della Regione. La Esa, inoltre, avrebbe anche ottenuto i lavori dell’ex pastificio Amato; e qui si incasellerebbe la denuncia pubblica sull’amianto fatta dal presidente Cirielli in tv e sui giornali. Dov’è finito quell’amianto venuto fuori dalla demolizione del vecchio pastificio?, qualcuno sostiene nello scavo di Piazza della Libertà ed a tal proposito l’ARPAC regionale avrebbe già predisposto appositi carotaggi dei quali ufficialmente non si è saputo più nulla. Proprio sull’Esa si sarebbe incentrata l’attività investigativa della Procura, ma andremmo, però, troppo lontani; è opportuno fermarci all’interdittiva antimafia notificata qualche giorno fa. Un tale provvedimento era già nell’aria, si dice negli ambienti bene informati; i dubbi erano palpabili, ma la notifica dell’interdittiva antimafia avrebbe comunque avuto l’effetto deflagrante di una bomba atomica all’interno del palazzo di città. Sembra addirittura che già nella stessa giornata del 24 dicembre sia stata disposta la revoca dell’appalto in danno del Consorzio Tekton di Napoli, con conseguente revoca a cascata per tutte le imprese che avevano ottenuto lavori in subappalto. Ma c’è di più. Sembrerebbe, infatti, che la DDA di Salerno stia estendendo le indagini a macchia d’olio anche sugli appalti pubblici ottenuti dalla Esa sia a Nocera Inferiore che ad Agropoli. Insomma la magistratura antimafia vuole vederci chiaro, molto chiaro, sugli apparati della Pubblica Amministrazione che spesso “fanno della protervia e dello scadimento morale un fatto normale e fisiologico (così scrivevano i giudici tempo fa!!) nell’ottica dell’appropriazione privatistica di apparati e sistemi predisposti a tutela di interessi generali e collettivi con la connivenza di professionisti stimati e di prestigio….”. In pratica annunciavo, in primis, che qualcosa cominciava a non funzionare nelle decine di gare che si accavallavano per la costruzione di “Piazza della Libertà”. Ma c’è di più, nello stesso periodo tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 in merito alla pavimentazione della piazza svelavo l’esistenza di una strana “gara d’agosto” e di uno strano antefatto. Partiamo dall’antefatto. Qualche mese prima della gara sulla piazza grezza venivano esposti ed esaminati personalmente da Vincenzo De Luca i campioni della pavimentazione che si voleva realizzare; le riprese televisive e le cronache giornalistiche dell’epoca parlano della presenza, insieme al sindaco, anche dei rappresentanti della Ditta Fiengo Ceramiche che poi vincerà la gara che, in quel momento, era ancora tutta da scrivere e che sempre stranamente venne aggiudicata all’unica impresa offerente e cioè alla Fiengo. Ma i magistrati hanno mai esplorato questo aspetto strano dell’intera vicenda ? Di questa “gara d’agosto” scrivevo testualmente: “I Carabinieri a Palazzo di Città. Ieri mattina visita inattesa e per certi versi anche inquietante. Sembrerebbe che l’Arma sia approdata negli accoglienti uffici comunali per una verifica sugli atti di gara per la pavimentazione di Piazza della Libertà. Questa la notizia secca, evitiamo inopportune indiscrezioni. Possiamo soltanto rifare la storia della vicenda. Il 28 ottobre scorso questo giornale, in assoluta anteprima, pubblicò la notizia su una gara d’appalto svoltasi nel cuore dell’estate ovvero nel mese d’agosto del 2010. Committente, ovviamente, il Comune di Salerno; oggetto della gara l’acquisto della pavimentazione da installare a Piazza della Libertà. Per detta fornitura il Comune aveva messo a base d’asta l’importo di € 6.075.365,00=. I fondi da utilizzare, quelli di “Più Europa – PO FESR 2007/2014”. Una stranezza della gara balzò subito agli occhi: era pervenuta una sola offerta di partecipazione e che la gara era stata aggiudicata, in pieno caldo agostano, alla ditta Fiengo Ceramiche srl di Portici al netto del ribasso offerto dello 0,764%. Insomma un ribasso risicatissimo per una gara il cui importo non era e non è da considerare da quattro soldi. Possibile, mi chiesi allora e mi chiedo adesso, che una gara d’appalto così importante venga aggiudicata all’unico concorrente e con un ribasso d’asta così misero? Ma c’era, ovviamente, di più. Per pavimentare la piazza era stata richiesta la “pietra lavica etnea” che è un materiale ricercatissimo e costosissimo. Nelle maggior parte dei casi l’impresa ricorre al taglio della pietra soltanto dopo aver vinto la gara, tanto che per ogni gara è richiesta apposita certificazione di provenienza del materiale. Nel bando di gara del Comune la sorpresa; al punto 14 del disciplinare c’è scritto esattamente così: “Dichiarazione di impegno, in caso di aggiudicazione della fornitura, di disponibilità di idonei depositi per lo stoccaggio e la conservazione delle pietre e dei marmi lavorati per almeno 10.00p0,00 mq. di lastre ubicati ad una distanza non superiore ai 100 km. Dal cantiere di posa di Piazza della Libertà di Salerno, per tutto il tempo necessario al completamento del trasferimento in cantiere del materiale stesso”. Insomma, come dire che se non possiedi un deposito nel raggio di cento chilometri dalla Piazza non puoi partecipare alla gara. E se c’è un’impresa che ha il deposito ad una distanza di centouno chilometri, cosa succede? Nell’articolo del 28 ottobre esternai tutto il mio stupore, possibile che in un disciplinare venga addirittura indicata la distanza chilometrica tra la sede del cantiere e la sede di stoccaggio del materiale che la ditta aggiudicataria deve fornire. Ed a che prò viene fatta questa inderogabile precisazione? Verrebbe subito da pensare che probabilmente al km 101 potrebbe esserci un’altra ditta in grado di assicurare le stesse garanzie offerte dalla “Fiengo Ceramiche srl” di Portici e che per ragioni misteriose deve rimanere fuori, a meno di pensare che certi materiali (ricercati e costosi) debbono forzatamente essere depositati a pochi chilometri dal luogo della posa in opera per timore di un loro eventuale danneggiamento nel trasporto. Quest’ultima circostanza mi appare sinceramente molto fantasiosa. Rimane, però, confermato il fatto principale, cioè che ad una gara d’appalto per oltre sei milioni di euro partecipa una sola ditta e che la stessa offre un ribasso d’asta davvero fuori da ogni logica di mercato, quasi in danno della Pubblica Amministrazione che dovrebbe invece mirare al massimo ribasso per riconoscere in esso la vera convenienza per l’Ente appaltante. Insomma in questi ultimi anni abbiamo assistito con meraviglia negativa a ribassi che hanno sfiorato anche il 50%, la stessa meraviglia negativa dobbiamo esprimerla per un ribasso che non tocca neppure l’1%. Come sempre aspettiamo delle precisazioni illuminanti da parte del Comune di Salerno, anzi questa volta le aspettiamo dall’Arma dei Carabinieri”. E sia ben chiara una cosa fondamentale; questa gara sopra descritta è per la “fornitura delle pietre per la pavimentazione”, inchiesta che non si sa se è aperta e che, comunque, è assolutamente silente. Mentre caso diverso è la gara per la “posa in opera” delle pietre di cui sopra affidata alla Esa Costruzioni ed oggetto della richiesta di rinvio a giudizio, nell’ambito della variante di 8 milioni, per Alberto Di Lorenzo ed altri. Nella prossima puntata la variante di 8 milioni di euro””.
Nei giorni successivi al 27 dicembre 2009 (domenica) scrissi e pubblicai una serie di altri articoli fino al 12-23 gennaio 2010; venerdì 5 gennaio dalla tribuna televisiva di Lira l’allora sindaco De Luca si scatenò in una filippica senza fine minacciando (senza fare nomi !!) di querela per quegli articoli ritenuti diffamatori con l’annuncio di relativa richiesta di indennizzo per il ristoro dell’immagine del Comune gravemente lesa; parlò di oltre un milione di euro, ma poi non fece più nulla anche perché l’inchiesta giudiziaria riprese vigore e tutta la stampa, anche a fatica, si con centrò su quella notizia dell’amianto nascosto nelle fondamenta della ciclopica piazza.
Adesso arriva la bella notizia dell’assoluzione per intervenuta prescrizione e, ripeto, non posso essere che felice per il raggiungimento della liberazione da un incubo che ha accompagnato molti personaggi per diversi anni.
La prescrizione, amici lettori, è un istituto giuridico molto strano; sembra che sia odiata da tutti ma tutti sperano che non venga mai cancellate e che i tempi per ottenerla non vengano allungati, Colpevoli e innocenti abusano della prescrizione che, diciamocela tutta, viene spesso utilizzata anche dai magistrati per sottrarsi a lunghe, articolate, difficili ed anche ingiuste decisioni. Ed ecco che il gioco è fatto e le lastre di amianto depositate sotto la piazza per con sentire uno smaltimento veloce dell’amianto dall’abbattimento dell’ex pastificio Amato. Quando scrissi quelle notizie avevo con me anche la certezza acclarata che l’Arma dei Carabinieri aveva filmato tutte le operazioni di prelievo e smaltimento che venivano effettuate nottetempo, speravo in un atto di vera giustizia o meglio ancora dell’accertamento delle vere responsabilità che chiaramente non potevano essere ascritte soltanto ai graziati di oggi. Così non è stato e la storia si riverbererà ancora, come sempre.
“Ma ci sarà pure un giudice a Berlino” andava dicendo il mugnaio; a Salerno c’è stato ed ha condannato anche quattro personaggi a pene lievissime che ovviamente sono state già sospese; con buona pace per tutti.