SALA C. – In tutta sincerità avevo pensato già da qualche tempo di dedicare una pagina di questo giornale al giovane capitano dell’Arma dei Carabinieri, dr. Davide Acquaviva, che con tanto di laurea in giurisprudenza è diventato, nel giro di pochi anni il “capitano dei Carabinieri più giovane d’Italia” dopo esserlo stato anche quando ha rivestito, per poco, i gradi di tenente dell’Arma.
Due momenti mi hanno indotto ad affrettare i tempi della mia decisione: l’incontro informale che ho avuto con il neo capitano ad Atena Lucana in occasione della lectio-magistralis sul “Caso Moro” tenuta dall’on. Gero Grassi, e la vicenda squallidamente triste della testa di maiale che qualche imbecille ha depositato nei pressi della caserma dei Carabinieri di Sala Consilina (tenenza che governa un territorio molto esteso) in una zona smilitarizzata, cioè non provvista di telecamere di servizio di cui ogni caserma dei Carabinieri è regolarmente provvista.
Per questo piccolo ma significativo particolare ancora oggi è difficile affermare che la “testa di maiale” sia stata depositata in quel posto come avvertimento al neo capitano per qualcosa che sfugge anche alla nostra più fervida immaginazione giornalistica. Ha fatto benissimo, quindi, Paola Federico su Ondanews il19 luglio scorso a scrivere testualmente “”Appare molto probabile, dato che la caserma non ha altri edifici o abitazioni nelle immediate vicinanze, che chi ha lasciato il tutto lo abbia fatto proprio per lanciare un messaggio all’Arma, ma c’è anche l’ipotesi che il destinatario del gesto sia qualcun altro””. Giusto, la certezza non è mai certezza anche se la topografia del luogo e l’unicità della Caserma indurrebbe a pensare che il gesto dimostrativo era diretto proprio contro l’Arma e, forse, contro il suo giovane capitano.
E se diamo per scontato che il gesto esecrabile era diretto contro il capitano è obbligatorio anche ricordare che il fenomeno delle “teste di maiale” mozzate e depositate in luoghi simbolo appartiene alla storia recente della nostra provincia. Era il pomeriggio del 26 novembre 2013 quando in Via Lanzalone a Salerno, sulla cassetta postale del condominio dove abita il governatore Vincenzo De Luca, venne depositata la prima testa di maiale. La stampa si scatenò nella formulazione delle ipotesi più disparate: si parlò di camorra, di aspirazioni deluse, di imprese eliminate dai grandi lavori pubblici, di vendette trasversali; dopo poche settimane si scoprì che il tutto era dovuto ad una bravata da parte di un giovane disoccupato affetto anche da turbe psichiche. Preso, arrestato, condannato per direttissima e velocemente rimesso in libertà. Nei mesi successivi ci furono altri due episodi analoghi che colpirono un sindaco della piana del Sele ed un amministratore dei Picentini. Tutti e tre i casi furono brillantemente risolti dagli uomini dell’Arma che riuscirono tempestivamente a dimostrare che in nessuno dei tre accadimenti c’erano state infiltrazioni di tipo delinquenziale o, peggio ancora, camorristico.
Bisogna, quindi, ripartire da quei tre casi per risolvere anche il rebus di Sala Consilina; una testa di maiale non si trova per caso in mezzo alla strada, oltretutto in un periodo dell’anno (i mesi estivi) con il fenomeno dei maiali uccisi in proprio praticamente azzerato rispetto ai pochi mesi invernali con alcuni casi ancora presenti sul territorio. Spetterà, comunque, all’Arma fare le giuste valutazioni e mettere in atto le doverose e tradizionali indagini a tappeto se non proprio a strascico. Non spetta ad un giornalista e, soprattutto a me, andare oltre nella formulazione di eventuali ma scontate ipotesi investigative. Dopo essere passato quasi come “un rompiscatole” (affermazione molto velata e tra le righe da parte di un sottufficiale dell’Arma nei miei confronti dopo i numerosi articoli sulla Certosa) non vorrei essere anche additato come un presuntuoso suggeritore delle modalità di indagini; faccio semplicemente il giornalista di cronaca giudiziaria.
Ma ritorniamo all’increscioso episodio della testa di maiale depositata nei pressi della Caserma di Sala Consilina; il fatto ha suscitato la reazione indignata sia dell’opinione pubblica che del mondo politico, istituzionale e imprenditoriale, senza che nessuno abbia tenuto conto del fatto (intelligentemente e timidamente scritto dalla Federico di Ondanews) che potrebbe trattarsi anche di altro. Nel dubbio anche l’intera redazione di www.ilquotidianodisalerno.it si associa, comunque e doverosamente, al sollevamento generale contro un gesto sicuramente ignobile ed anche vigliacco, come ha giustamente scritto nel suo post l’anonimo “Vagabondo” in coda all’articolo di Chiara Di Miele (sempre Ondanews.it) il 21 luglio 2017 alle ore 12.51 “”Non vi fate intimidire, amici della Benemerita! Georges Bernanos scrisse che “Le più grandi canagliate della storia non sono state commesse dalle più grandi canaglie, ma dai vigliacchi e dagli incapaci”. Noi siamo con Voi e vicino a Voi, sempre””. Diversi sindaci, presidenti di comunità montane e di parchi, amministratori locali, coordinatori di partito, associazioni varie, semplici cittadini si sono sbizzarriti nei commenti più stravaganti in una ritualità, stanca e ripetitiva, che lascia il tempo che trova.
Ma dando per scontato che l’avvertimento fosse diretto al giovane capitano Davide Acquaviva tocca al giornalista andare alla ricerca delle motivazioni che avrebbero potuto spingere l’anonimo idiota a depositare la testa di maiale mozzata. Per fare questo è necessario operare una ricognizione sulle motivazioni che hanno determinato l’ascesa fulminante di un giovane ventottenne che, seppure uscito dall’Accademia, sembra aver superato in un solo balzo anche le automaticità nelle promozioni che l’Accademia assicura. “”Originario di Bari ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Da lì diversi corsi di formazione, tra cui quelli in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di scioglimento dei Comuni per infiltrazioni di camorra. Il Comandante più giovane d’Italia è anche un docente. Ha insegnato, infatti, “Polizia Militare” agli Allievi Marescialli e Brigadieri di Velletri. Dopo il Corso, ha scritto un libro: “I Compro Oro”. Una vera e propria inchiesta economico-finanziaria sugli interessi occulti del crimine organizzato. Nel gennaio scorso ha ottenuto la benemerenza al merito in medaglia d’argento da parte del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”” (fonte Infocilento.it del 3 giugno 2017).
Ma può essere solo questo il motivo di una simile e fulminante carriera ? Certamente no; il capitano Davide Acquaviva è altro, tanto altro.
Davide Acquaviva, a mio modesto avviso, è un giovane nato e allevato per fare “il Carabiniere” a tutto tondo; e per farlo nel migliore dei modi si è anche dotato di una brillante laurea in giurisprudenza conseguita a pieni voti; un fatto questo che comincia soltanto da poco tempo ad affacciarsi in un’Arma che per oltre un secolo ha galleggiato più sulle singole esperienze personali lontane, ed a volte ostili, ai centri di coordinamento interni ed interforze che da poco tempo cominciano a prendere quota nel nostro Paese. E se a tutto questo, ed alla baldanza giovanile, si associa anche un innato “quid investigativo” fuori del comune, uno spiccato e totalizzante senso del dovere ed un atteggiamento caratteriale lineare e mai sopra le righe, ecco che il gioco è fatto; ed ecco che il “sistema operativo” messo in piedi dal giovane capitano comincia a dare i suoi frutti pur dovendo contare, numericamente sugli stessi uomini di sempre e su risorse tecniche ormai in gran parte obsolete. In pratica Davide Acquaviva, in pochi mesi, sia da tenente incaricato che da capitano sta sovvertendo tutti i canoni di un “sistema operativo” che in passato non ha funzionato. Anzi avendo gli stessi uomini e le stesse risorse tecniche dei suoi predecessori è riuscito anche ad ampliare il campo d’azione dell’Arma attraverso la professionalizzazione di tutti i suoi componenti fino al punto di allargare le indagini, ad esempio, sul settore della “prevenzione e igiene sui luoghi di lavoro” che per decenni è stata praticamente sconosciuta all’Arma se non su specifica richiesta dell’Autorità Giudiziaria. E questo non può che essere ascritto all’intraprendenza ed alla professionalità del giovane capitano.
Un sistema operativo che può, quindi, dare fastidio a molti perché applicato in un territorio che da diversi decenni è stato governato da ufficiali dell’Arma di carriera e non sfornati dalla prestigiosa Accademia Militare di Modena e dalla superiore Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma.
Tutti dobbiamo prendere atto che qualcosa sta cambiando, ovvero è già cambiata, e che il protagonista di questo cambiamento in positivo ha un nome ed un cognome: Davide Acquaviva, capitano comandante della Compagnia dei Carabinieri di Sala Consilina.