SALERNO – Non era mai accaduto e, forse, non accadrà mai più. In Campania abbiamo finalmente il “commissario unico per la sanità pubblica” ed il suo nome, guarda caso, è Vincenzo De Luca. Siamo di fronte ad una scalata di potere senza precedenti nella storia di questa Regione, siamo forse all’apice del sistema di potere deluchiano. E quando si raggiunge l’apice è facile imboccare la strada in discesa verso il declino; è stato sempre così, ma con De Luca non si sa, potrebbe essere tutto il contrario e potremmo assistere alla raccolta di altro potere, oltre il potere umanamente immaginabile.
Sta di fatto, per rimanere alla nomina che a denti stretti la ministra della sanità Beatrice Lorenzin è stata costretta a firmare, che un governatore che dovrebbe controllare l’andamento della sanità e dovrebbe effettuare tutte le nomine è, invece, diventato anche il controllato, cioè colui il quale organizza il delicato settore e cerca di mandare avanti il carrozzone. Sicuramente qualcuno dirà, come ha detto lo stesso De Luca, che anche in due altre regioni italiane è accaduta la stessa cosa ma questo non giustifica il fatto che per la Campania è sostanzialmente diverso da tutte le altre regioni, e non solo perchè dalle nostre parti la sanità pubblica assorbe quasi tutte le risorse pubbliche.
Verrebbe da chiedersi quali motivazioni hanno indotto la ministra Lorenzin, caparbiamente avversaria del nostro governatore, a firmare il decreto di nomina all’ultimo minuto ed anche tra lo stupore generale. Le motivazioni potrebbero essere tante; due in particolare. La prima dovuta al prezzo che il partito della Lorenzin deve pagare al governo per rimanere a galla fino alle prossime elezioni politiche; la seconda dovuta al fatto che nessuno vuole sporcarsi le mani con la sanità pubblica campana che puzza lontano un miglio. C’è ovviamente una terza motivazione che potrebbe aver pesato parecchio ed è questa continua cascata di richieste di archiviazioni e di assoluzioni di cui il mitico De Luca riesce a godere in questi ultimi anni; dunque il timore di rimediare un’altra clamorosa figuraccia potrebbe aver indotto la Lorenzin a recedere dai suoi propositi bellicosi nei confronti di un vero e proprio “mostro politico” che sta calcando la scena locale, regionale e nazionale con grande autorità e spavalderia.
Uno spiraglio per intaccare la sua sicurezza potrebbe, però, essersi aperto proprio con l’ultima richiesta di archiviazione per la vicenda delle famigerate “fritture di pesce” che dovevano essere offerte dai sindaci PD agli elettori in cambio del loro voto. La pm per richiedere l’assoluzione ha sfoderato uno di quei capolavori filosofico-giudiziari da rimanere immortalata nella storia della giurisprudenza globale. E il ragionamento della pm, badate bene, non fa una grinza; peccato solo che venga tirato fuori solo per De Luca e per qualche altro personaggio nazionale che è inutile, qui, ricordare. L’ho scritto già ieri ma è utile ripeterlo; secondo la pm Buda nel discorso di De Luca non è ravvisabile alcun elemento di possibile reato per due ordini di motivi: in primo luogo perché il referendum è stato vinto dal no ed in secondo luogo perché il modo inconsueto di parlare del governatore potrebbe avere indotto i sindaci (per paura di ripercussioni giudiziarie ???) a fare esattamente il contrario di quanto richiesto dallo stesso Vincenzo De Luca. Per queste ragioni il presunto reato sarebbe ridotto al semplice “reato di battuta” (proprio come disse De Luca nell’immediatezza dei fatti) che non è perseguibile per legge ma semmai non condivisibile sul piano morale.
Ma la ragione principale messa a base della richiesta di archiviazione, a mio modesto avviso, è il mancato effetto domino dell’ordine di far voti lanciato dal governatore; in pratica una sorta di effetto contrario, quasi come a dire che il governatore ha cominciato la discesa dall’alto verso il basso. E’ questo il vero segnale che promana dall’inattesa richiesta di archiviazione che suonerebbe, a questo punto, più come una condanna che come un’assoluzione.
Sarà vero ? Difficile dirlo, lo sapremo soltanto nei prossimi mesi che ci porteranno alle elezioni politiche nazionali. Sta di fatto che il famigerato “voto di scambio” che, una ventina di anni fa, ha distrutto un’intera classe politica oggi (e più specificamente nel caso di De Luca) sembra improvvisamente declassato e ridotto davvero al rango di un qualsiasi “reato di battuta” senza profili di interesse giudiziario penale.
C’è a questo punto la questione sanità pubblica campana che, per la prima volta, si trova nelle mani di un uomo risoluto ed abituato a gestire il potere con molta spregiudicatezza. Non sono in grado di dire se questo basterà a far migliorare lo scadente stato in cui si trova la nostra sanità anche perché non c’è la prova contraria in quanto De Luca nei ventiquattro anni del suo sistema di potere non ha mai potuto direttamente gestire la sanità, una sanità per la quale tutti si sono scottati se non indagati e/o arrestati. Ad oggi una sola constatazione può e deve essere fatta; da quando De Luca è governatore sono stati aumentati i tiket (rispetto a quelli sanciti da Caldoro) e sono state rinnovate gran parte delle convenzioni con le struttura private (i cui principali esponenti erano presenti al Ramada !!) che l’ex commissario Polimeni voleva bocciare.
La sanità in Campania ha da sempre rappresentato il vero apice del potere e sicuramente sarà così anche per De Luca che dovrà solo sperare di non impantanarsi in trappole giudiziarie che potrebbero costargli molto caro.