Camorra & Politica: per una foto e una lettera in più … contro Aliberti non sanno più cosa inventare !!

Aldo Bianchini

SCAFATI – Una lettera e un a foto, tutto qui il materiale probatorio che la DDA di Salerno avrebbe depositato ieri mattina agli atti del Tribunale del Riesame per continuare ad insistere nella richiesta della pena preventiva più afflittiva in danno di Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati. Il Tribunale ha fissato per il 14 settembre 2017 l’udienza si dovrà discutere la richiesta della DDA sulla scorta delle motivazioni difensive che l’indagato avrà modo di preparare entro il 29 luglio prossimo, tempo più che sufficiente all’avv. Silverio Sica per controbattere punto su punto la presa di posizione durissima della Procura della Repubblica.

            Dunque una lettera ed una foto, secondo gli immarcescibili investigatori, sarebbero le prove regine, una sorta di pistole fumanti, a dimostrazione delle presunte responsabilità di Pasquale Aliberti che la Procura continua ad inseguire sulla base di accuse che appaiono sicuramente non granitiche e, quindi, facilmente contestabili in sede di discussione dinanzi al Riesame.

            Sembra incredibile ma, se le notizie raccolte si rivelassero veritiere, la vicenda rischia di assumere contorni surreali se non proprio paradossali. La foto ritrarrebbe il fratello di Pasquale Aliberti nei pressi della casa di un noto pregiudicato dove si era recato per definire la realizzazione di un lavoro edile che, in realtà, non è stato mai fatto. A meno di voler ammettere che i pregiudicati non hanno diritto a riparare la propria casa dovremmo desumere, di conseguenza, che gli imprenditori non possono avviare alcuna trattativa per effettuare lavori edili e dare occupazione ai lavoratori. Soltanto se diamo per scontato questo assunto l’azione puntuale, ma non precisa, della Procura potrebbe avere un qualche elemento di validità e di credibilità

            Ma la cosa più sconcertante riguarda la “lettera” che la Commissione Prefettizia (pres. Gerardina Basilicata, Maria De Angelis e Augusto Polito) avrebbe indirizzato al dirigente dott. Giacomo Cacchione per diffidarlo (e con lui tutti gli altri dirigenti) comunali) a prendere iniziative e ad emettere determine di pagamento senza il preventivo avallo della stessa Commisione. La lettera dei Commissari è del 21 febbraio 2017 e si riferisce in particolare alla determina del precedente 15 febbraio 2017 con la quale il Cacchione aveva disposto la liquidazione di alcune spettanze in favore dell’ex sindaco. Ebbene questa lettera dei Commissari è stato l’oggetto, nel mese di aprile, di un post su facebook pubblicato dall’ex sindaco contro l’atteggiamento duro dei tre commissari contenuto nella lettera del 21 febbraio che, a questo punto, diventa per la Procura l’asso nella manica per l’accusa finale: l’ex sindaco ha pubblicato un atto riservato interno violando il segreto e dimostrando così la contestuale contemporaneità dell’azione di controllo dei servizi comunali asserviti ai suoi bisogni.

            Ma qui la tempistica si fa incalzante e sorprendente e tutta in favore di Pasquale Aliberti; difatti gli investigatori non hanno tenuto conto che la lettera riservata del 21 febbraio 2017 scritta dai Commissari è stata pubblicata da alcuni organi di stampa il giorno dopo, 22 febbraio 2017, che a loro parziale giustifica hanno già precisato che la determina di Cacchione era stata affissa all’Albo Pretorio già dal giorno 16 febbraio e la sua pubblicazione era sfuggita ai pur attenti Commissari.  Ma se andiamo avanti scopriamo che il posto di Aliberti su FB è del 2 aprile 2017 (esattamente 39 giorni dopo la pubblicazione sulla stampa); ma quella cosa innocua diventa per gli investigatori la classica ciliegina sulla torta e, non tenendo conto della anticipazioni della stampa, accusano Aliberti di continuare a fare campagna elettorale e di sovvertire l’ordine naturale dello Stato con i suoi post. E la mattina del 3 aprile i carabinieri irrompono nella sua abitazione per requisire i telefoni cellulari sia dell’ex sindaco che della moglie Monica Paolino (attuale consigliere regionale); non solo, quella matttina sull’uscio di casa della famiglia Aliberti ci sono i giornalisti ancor prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.

            Sul campo restano almeno due importanti domande: 1) Chi ha passato alla stampa la velina della lettera di diffida dei Commissari ?; 2)  Chi ha avvertito i giornalisti dell’imminente arrivo dei carabinieri in casa degli Aliberti ? .

            Nessuno si è forse reso conto che proprio questa lettera depositata ieri agli atti processuali del Tribunale del Riesame potrà essere la classica cartina di tornasole a dimostrazione dell’assoluta innocenza di Pasquale Aliberti che sicuramente non aveva interesse a pubblicare la lettera riservata e molto più sicuramente non aveva interesse ad avvertire la stampa (tutta avversa !!) dell’imminente arrivo in casa sua dei carabinieri.

            Oltretutto la tempistica dei fatti narrati dimostrerebbe l’esistenza di “un corvo” a metà strada tra Procura, Comune e Stampa, in grado di velinare notizie e passare in concreto atti riservati e coperti da segreto istruttorio.

            La storia continua.

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