SALERNO – La brutta vicenda in atto tra Patrizia Zirpoli e l’Ente Provincia di Salerno sembra essere quasi come un braccio di ferro tra la lavoratrice e Angelo Casella (già dirigente del settore avvocatura dell’amministrazione provinciale di Salerno). Non è così, perché nei fatti è una brutta vicenda che nasce dalle aspettative lavorative della Zirpoli e le esigenze protocollari e burocratiche del Casella in rappresentanza dell’amministrazione pubblica. Al centro il pomo della discordia, cioè il telelavoro previsto nell’ambito del Patto triennale delle Azioni Positive adottato, tempo fa, dalla Provincia di Salerno.
Quel Patto delle Azioni Positive progettato e voluto dalla tanto vituperata “amministrazione Cirielli” , continuata dalla successiva “amministrazione Iannone” per naufragare nel pieno della “amministrazione Canfora”; come dire che le azioni positive promosse dal centro destra vengono puntualmente abbandonate dal centro sinistra. Certo, si potrà anche dire che la ristrettezza dei fondi ha costretto l’amministrazione ad una decisione difficile, ma non si può negare che prima di abbandonare a se stessa una portatrice di disabilità conclamata potevano essere assunte decisioni molto diverse e, soprattutto, si poteva e si doveva intervenire con tagli drastici sulle spese ancora evidentemente sballate della provincia. Insomma dove il centro sinistra potrebbe affondare il coltello fa, invece, karakiri. Perché, lo si vuole capire o meno, quello di tagliare un’azione positiva si ritorce sempre contro chi invece dovrebbe favorirla.
Ma prima di Angelo Casella c’era stato un altro dirigente che nel 2011 (CdR tecnico) aveva tentato di sospendere il progetto del telelavoro che consentiva alla Zirpoli, e non solo, una giusta sedimentazione delle sue aspettative di lavoro; un lavoro che del resta la giovane Patrizia eseguiva con grande capacità professionale, tanto da meritare sicuramente un tacito rinnovo. Ma tale revoca non produsse effetti poiché, fu sospesa fino alla adozione del regolamento interno sul telelavoro, regolamento adottato nell’agosto 2013. Detto regolamento nelle norme transitorie e finali (art 11) faceva salvi tutti i progetti in essere a quella data. I lavoratori in telelavoro erano cinque ed hanno continuato la loro prestazione lavorativa dal proprio domicilio fino alla pensione. A farne le spese la lavoratrice più giovane, Patrizia Zirpoli, che non poteva essere collocata a riposo. A seguito della revoca, però, fu proprio il dirigente Casella a consigliare di adire la commissione medica per il collocamento a riposo, senza successo. Per la cronaca è giusto segnalare che per l’anno 2012 la Zirpoli ha addirittura rinunciato al rimborso delle spese (luce, acqua, internet, telefono, ecc.) previste dalla legge per detti casi specifici di telelavoro, a dimostrazione della sua volontà di continuare un percorso significativo e appagante per il suo stato di salute.
Non rimaneva che l’azione legale; ma prima di intraprenderla la Zirpoli tentava la strada politica presentando sia al direttore generale che al presidente le sue problematiche; sia la prima che la seconda azione hanno avuto esito negativo.
Non per ripicca ma soltanto perché le sue condizioni fisiche la stressavano e la stressano la Zirpoli è stata costretta a ripetute giornate di malattia, e l’amministrazione pubblica, come per ritorsione, inviava sistematicamente le visite fiscali, revocava le ferie e per il premio finale annuale riformava la valutazione in negativo pur non contestando mai il buon lavoro svolto. La mannaia della Provincia ai abbatteva, comunque, sulla sfortunata Patriza anche, come detto, per la valutazione quando per altre o per molte posizioni lavorative la pubblica amministrazione agiva e agisce in maniera molto diversa. E scompare, come d’incanto la voce telelavoro dai progetti che l’Ente Provincia di Salerno ha l’obbligo di predisporre.
Ma la storia, ovviamente, continua.