SALERNO – Quando si parla di giornalismo e di come esso viene esplicato dovremmo tutti farci un sereno esame di coscienza per cercare di non ripetere gli eccessi di un passato recente. Diciamoci francamente la verità, eravamo tutti abituati alla pratica di “dagli all’untore” quando per venti anni il giornalismo nazionale ha letteralmente aggredito l’ex cav. Silvio Berlusconi senza rischio di ottenere una reazione uguale e contraria. Tanto dinanzi ai giudici il cavaliere aveva quasi sempre torto, qualsiasi cosa Egli andasse a reclamare a difesa del suo stato di diritto. Adesso, però, la storia cambia e dinanzi ai giudici che sono sempre fermi sulle loro posizioni autarchiche ci andranno personaggi di sinistra (o di presunta sinistra !!) in ruoli diversi e contrapposti: da un lato i giornalisti dei più noti giornali nazionali (tutti con tendenze sinistrorse !!) e dall’altro i personaggi politici quasi tutti di sinistra e, quindi, non abituati ad avere torto senza se e senza ma. In pratica è la democrazia che si difende mettendo l’uno di fronte all’altro in uno scontro senza esclusione di colpi; i giornalisti nazionali hanno dimenticato che dall’altra parte non c’è più Berlusconi e i politici di sinistra non hanno alcuna intenzione di soccombere al’autarchia dei giudici senza colpo ferire. Per comprendere tutto ciò forse ci avremmo impiegato ancora un po’ di tempo se non fosse accaduto l’ormai inevitabile, cioè lo scontro senza precedenti tra Ferruccio De Bortoli (santificato come uno dei migliori giornalisti di sempre) e la sottosegretaria Maria Elena Boschi (già ministro per le riforme istituzionali); uno scontro che non finirà a tarallucci e vino ma che lascerà sul campo morti e feriti. Adesso sono improvvisamente usciti tutti allo scoperto, i giudici, i giornalisti e i politici in un intreccio clamoroso di interessi e ragioni di potere; e se per il caso Consip a suonarsele di santa ragione sono i giudici tra di loro anche alla luce delle inquietanti dichiarazioni del capitano Scafarto, nella fattispecie in esame a picchiarsi saranno il giornalismo e la politica.
Il fatto è noto a tutti; De Bortoli nel suo ultimo libro “Poteri forti (o quasi)” -memorie di oltre quarant’anni di giornalismo- ha scritto di un possibile interessamento dell’allora ministra Boschi per il salvataggio della Banca Etruria nella quale, in quel momento, il padre era vice presidente del consiglio di amministrazione; un interessamento indotto attraverso la figura del banchiere Federico Ghizzoni (già a.d. di Unicredit). La Boschi prima smentisce e poi annuncia querele nominando un collegio di avvocati difensori a tutela della sua onorabilità.
Anche in passato abbiamo assistito a minacce di querele ed a querele conclamate, ma quelle erano tutte o quasi minacce e querele che venivano dal centro destra, adesso la storia è diversa e l’intera partita si gioca all’interno del recinto del centro sinistra. Difficile ipotizzare come andrà a finire.
Per quanto mi riguarda posso solo sperare che, alla fine, Ferruccio De Bortoli possa far valere le sue ragioni, in caso contrario saranno dolori per tutti i giornalisti perché con la sinistra non si scherza, non è come prendere a randellate la destra sapendo di uscirne sempre indenni. Spero che De Bortoli abbia ragione anche perché se non dovesse riuscire a dimostrare la validità della sua tesi il giornalismo subirebbe una di quelle sconfitte epocali e capaci di mettere nuovamente in discussione il “diritto di cronaca” e la “libertà di pensiero”; diritti ai quali oggi, molto più di prima, qualcuno vorrebbe mettere la sordina.
E le sentenze civili per le numerose richieste di risarcimento di questi ultimi tempi stanno rimarcando il cambiamento del clima nell’ambito di una “puzza di regime” che i giornali hanno denunciato per vent’anni senza accorgersi che quella puzza adesso è sicuramente respirabile.