Aldo Bianchini
SALERNO – La domanda è: “E’ solo colpa di Schettino ?”; alludo, ovviamente, alla sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato le sentenze di primo e second0o grado ed ha spedito Francesco Schettino, dritto dritto, dietro le sbarre del carcere di Rebibbia a Roma. Fortunatamente, ma solo per me come giornalista, questa domanda l’avevo già posta in data 18 gennaio 2012 (cinque giorni dopo il disastroso naufragio della splendida nave di crociera “Costa Concordia”) avanzando l’ipotesi (non tanto peregrina) che Schettino fosse soltanto “un capro espiatorio” e che, nonostante le sue enormi responsabilità, avrebbe alla fine pagato solo lui. E’ così è stato, e adesso tutti i grandi soloni del giornalismo nazionale a porsi ed a porre la stessa identica domanda che io ho posto più di cinque anni fa nel momento in cui tutti attaccavano pesantemente il valoroso comandante che, con buona probabilità, aveva anche salvato migliaia di vite umane. In quel lontano giorno del 2012 mi ponevo anche alcune altre domande inerenti la professionalità dello Schettino e sullo scandalo che tutti sollevavano e scrivevo testualmente: “”Secondo me non c’è proprio nulla di scandaloso perchè io credo che le persone che hanno messo Schettino al comando della nave.. siano le stesse persone che hanno messo a capo di università professori ignoranti e disinteressati.. che hanno messo a capo delle istituzioni politici corrotti.. che hanno messo in sale operatorie medici incapaci.. e in caserme militari ufficiali raccomandati! Di questo ci dobbiamo scandalizzare … La colpa non è di Schettino … lui è solo figlio … purtroppo non unico … di una cultura secolare e radicata … di usanze che giovano a pochi e danneggiano molti!””. Poi scrissi anche diverse altre volte sulla vicenda della Costa Concordia e spesso mantenendo una posizione di osservazione che manifestava tutta la mia incredulità per il fatto che la stampa, la grande stampa, stava costruendo su Schettino l’identità di un mostro (partendo dalle esternazioni vergognose gridate da quel “capitano della guardia costiera” Gregorio Maria De Falco che prese a male parole l’ex comandante) sicuramente colpevole, anzi l’unico colpevole. In quel caso i mass media lavorarono alacremente sulla frase storica: “Salga sulla biscaglina di prua in senso inverso e coordini. Salga a bordo, cazzo!!”
Nel frattempo la nota giornalista di Rai/1, Vittoriana Abate, era diventata la compagna ufficiale di vita di Schettino (non so se lo sia ancora) e lo aveva aiutato nell’impresa, non facile, di scrivere a quattro mani il libro “Le verità sommerse”, un libro che la Abate voleva presentare a Vietri sul Mare e che un paio di contestatori la indussero a ripiegare su Salerno. Naturalmente alla presentazione di Salerno (come a quella saltata di Vietri) io non fui invitato pur essendo stato, forse, l’unico giornalista in Italia ad aver difeso Schettino per far capire a tutti che non era “il mostro della situazione” (leggasi articolo del 4 luglio 2015 su questo giornale dal titolo: “Le verità sommerse”) e che, sicuramente, non era l’unico responsabile della gravisssima tragedia. Ma si sa, le cose vanno sempre così ed io, nonostante la mancanza da parte dell’Abate ho continuato a mantenere una linea di serena indipendenza fino al punto che oggi, dopo la sentenza della Cassazione, posso affermare che Francesco Schettino è stato un capro espiatorio, la vittima sacrificale preferita dai mass media; da quegli stessi mass media che la Abate conosce benissimo e che spesso, anche lei, utilizza in maniera non del tutto corretta, o quanto meno rispondente alla realtà dei fatti che dovrebbero sempre indurre un giornalista (soprattutto in sede nazionale) alla prudenza prima di rilasciare giudizi affrettati e spesso contraddittori. Da uomo libero, però, una domanda vorrei rivolgerla a Vittoriana Abate: “Dove sono finiti quei giornalisti salernitani che lei aveva centellinato negli inviti e che sfruttarono soltanto il momento mediatico della presentazione del libro ?”.
Le sentenze vanno rispettate, ma nulla toglie ad ognuno di noi il diritto di commentarle; ovviamente non basta un semplice dispositivo, bisognerà attendere le motivazioni per essere più precisi, anche se sulla base dei due precedenti giudizi è agevole affermare che la Suprema Corte, questa volta, forse solo questa volta, non è entrata nel merito (come dovrebbe essere per tutte le altre volte !!) e si è attenuta alla sua mission istituzionale che è quella di esaminare la legittimità dei processi confermandoli o cassandoli. Anche per la Cassazione, quindi, Francesco Schettino è l’unico responsabile di una linea di comando che, su ogni nave, prevede degli step insuperabili anche quando un comandante dovesse essere improvvisamente impazzito. E se ce ne fosse stato ancora bisogno Schettino, in questa dolorosa occasione, ha dimostrato di essere un uomo capace di andare a bussare da solo alle porte del carcere per consegnarsi alla giustizia qualche minuto dopo la lettura della sentenza senza neppure aspettare che la Procura di Grosseto formalizzasse l’arresto.
direttore: Aldo Bianchini