Aldo Bianchini
SALERNO – Per il caso di Patrizia la Provincia di Salerno ha usato la mannaia della discriminazione ? A detta di molti sembrerebbe proprio di si, anche perché Patrizia è portatrice di disabilità conclamata fino al punto di essersi classificata al primo posto dopo una selezione durissima tra i dipendente con difficoltà oggettivamente incontestabili. Parlo del caso di Patrizia Zirpoli destinata per alcuni anni all’esecuzione di un progetto di telelavoro attivato dal “CdR tecnico” proprio per facilitare l’accesso al lavoro istituzionale anche dalla propria abitazione. Difatti dal 2007 Patrizia Zirpoli, dopo anni di battaglie e giuste rivendicazioni, aveva avuto la possibilità di effettuare dal proprio domicilio la prestazione lavorativa in part-time. Una conquista sociale di non poco conto, addirittura innovativa per un Ente Provincia come quello di Salerno che appare assolutamente chiuso verso queste problematiche che afferiscono l’esigenza e il diritto del lavoro anche per i portatori di disabilità di ogni ordine e grado. E Patrizia Zirpoli il suo lavoro l’ha sempre svolto con grande abnegazione e con elevata professionalità.
Tutto sembrava proseguire per il meglio, quando all’improvviso il 24 giugno 2016 il dirigente Angelo Casella (settore avvocatura dell’amministrazione provinciale di Salerno) a distanza di ben tre anni dall’adozione del regolamento sul telelavoro revocava di fatto il progetto, che consentiva alla Zirpoli l’effettuazione del telelavoro dal proprio domicilio, senza alcuna motivazione apparentemente logica e/o comprensibile soprattutto per chi, come Patrizia, aveva svolto per tanti anni il telelavoro. Ad onor del vero, per la cronaca, c’era già stato nel 2011 un tentativo del “CdR tecnico” (con un nuovo dirigente) di revocare il telelavoro a ben 5 dipendenti ma le lotte e le trattative sindacali portarono l’amministrazione presieduta da Edmondo Cirielli ad istituzionalizzare il telelavoro con l’adozione anche di uno specifico regolamento; regolamento che Patrizia non ha mai disatteso.
Ma la storia continua !! Difatti nelle more dell’azione di revoca del progetto di telelavoro portata avanti dal dirigente Casella irrompeva sulla scena il direttore generale dell’epoca, prof. avv. Francesco Fasolino, che quasi a mò di contentino, e nell’attesa di nuove determinazioni, trasferiva d’autorità Patrizia presso il “settore avvocatura” sempre con la modalità di telelavoro ma non con le mansioni specifiche di “avvocato” che Patrizia (sebbene assunta come collaboratore-esecutore di livello “b”) avrebbe potuto ricoprire ed esercitare in forza della sua laurea, bensì come impiegata-dipendente ovvero, in parole povere, come collazionatrice dei fascicoli legali con un sicuro nocumento delle precipue capacità professionali della Zirpoli.
E qui arriva la sorpresa !! Nel giugno 2016 il dirigente Casella veniva ritrasferito all’avvocatura a seguito di transazione con la provincia e subito revocava il telelavoro, ovvero sospendeva il progetto che era nato per far fronte alle esigenze soprattutto di Patrizia ma anche di altri dipendenti. Anzi a carico di Patrizia la negazione diveniva quasi un accanimento come a voler dimostrare che non poteva essere applicato il regolamento sul telelavoro perché nel 2011 era intervenuta una revoca del progetto stesso.
Insomma, un modo come un altro per scavalcare le decisioni sofferte ma giuste e gratificanti adottate dall’amministrazione Cirielli.
Nella prossima puntata la continuazione della storia.
direttore: Aldo Bianchini