ROMA – Divorzio, bisogna che anche l’Italia, utima in Occidente, dia il via libera agli accordi pre matrimoniali. Alimenti alla moglie divorziata, non sarà più il tenore di vita a essere garantito ma un «parametro di spettanza» cioè la sussistenza. Per la Corte di Cassazione, il matrimonio non è più la «sistemazione definitiva»: sposarsi, scrive la Corte, è un «atto di libertà e autoresponsabilità». Sarà più facile sposarsi per un uomo, liberato dall’incubo che se va male, dovrà dare alla moglie anche metà di quello che guadagna. Un caso concreto.
La moglie guadagna 1.600-1.700 euro al mese, e il marito molto di più, ad es. 20 mila euro: in passato, la moglie avrebbe avuto sicuramente l’assegno, oggi deve provare davvero di averne bisogno. Il giudice deve considerare le condizioni e i redditi di entrambi i coniugi e il contributo personale ed economico di ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio di ognuno e di quello comune.
Conterà anche la durata del matrimonio. Continuare a fare riferimento al criterio del tenore di vita goduto in precedenza finirebbe per determinare un illecito arricchimento in assenza di vero bisogno sulla base di un rapporto già estinto.