Del dott. Alberto Di Muria
PADULA – La depressione materna è una complicanza potenzialmente grave della gravidanza con una incidenza stimata tra il 7 ed il 20%, ed esiti che possono comprendere eventi anche gravi. Intanto è spesso connessa a preeclampsia, grave sindrome della gravidanza nota anche come gestosi, caratterizzata dalla presenza di edema, proteinuria o ipertensione; poi la depressione materna può dare eventi neonatali di varia gravità, come la nascita pretermine. Questi problemi, uniti a quelli classici della depressione, come i pensieri di suicidio, giustificano la necessità di pensare ad un trattamento antidepressivo in gravidanza.
I farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), nuovi antidepressivi che hanno rimpiazzato i classici triciclici per la terapia della depressione, sono molto utilizzati anche in gravidanza, a causa della maggiore maneggevolezza, con una buona efficacia legata ad una migliore tollerabilità.
Ma gli antidepressivi che agiscono incrementando la concentrazione dei mediatori nervosi, serotonina, noradrenalina e dopamina sono tantissimi. Quale scegliere da usare in un periodo particolarmente delicato come la gravidanza?
Uno studio ha rilevato un aumento del rischio di ipertensione polmonare persistente nei neonati esposti a inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina nel secondo-terzo trimestre di gravidanza.
Un altro rischio associato all’esposizione a inibitori della ricaptazione della serotonina nel terzo trimestre di gravidanza è la comparsa di una sindrome comportamentale neonatale da astinenza da SSRI, i cui sintomi sono: agitazione, irritabilità, sonnolenza, problemi alla suzione, pianto persistente. Questo rischio, non evidente se il bambino è esposto negli altri trimestri di gravidanza, è particolarmente significativo con l’uso di fluoxetina (Prozac), venlafaxina (Efexor, Zarelis) e duloxetina (Cymbalta).
Più specificamente, per il bupropione (Zyban) in uno studio è documentato il rischio di difetti cardiaci nel nascituro, e in un altro studio un aumento del rischio di aborto spontaneo.
In conclusione, il ricorso al trattamento antidepressivo in gravidanza è una evenienza piuttosto frequente. I dati a disposizione sembrano confermare una sicurezza relativa di molti trattamenti, soprattutto con SSRI, con i benefici che superano i rischi.
Per precauzione, però, è opportuno escludere il trattamento con farmaci per i quali esistono maggiori prove di rischio, segnatamente la paroxetina ed il bupropione.