Camoprra & Politica: Aliberti e la politica … della Cassazione !!

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Per carità non prendete il mio pensiero come una lezione di “cronaca giudiziaria”, non ne sarei capace. Sono, però, capace di mettermi sempre in una posizione di equidistanza tra le parti senza scimmiottare i pubblici ministeri (come fanno molti giornalisti nelle tv nazionali mettendo i giovani cronisti su false metodologie professionali) e neppure assumendo difese a spada tratta. Sono per il rispetto dello stato di diritto di ognuno perché innocente fino a sentenza definitiva. Mi preme comunque ribadire un concetto essenziale, dal quale non bisogna mai prescindere, quando si parla di giudiziaria. Nella giudiziaria, e soprattutto nel diritto penale, due + due non fa mai quattro; mi fanno, quindi, sorridere tutti quelli che nel riportare la cronaca di un avvenimento si fermano alla pubblicazione delle note sotto traccia ed anche a quelle ufficiali. In queste ore, come nel settembre del 2015, i giornali sparano titoli impossibili; c’è chi parla di “clamorosa richiesta del pg della Cassazione”, e di “salvataggio dell’ex sindaco” o di “la Cassazione nega l’arresto”; quanta frettolosità ed approssimazione sia nei giudizi preventivi che in quelli intermedi e conclusivi. Non c’è mai niente di scontato; la giustizia è un mondo a se ed è talmente complicato che in esso si perdono tutti, dai magistrati agli avvocati ed anche gli indagati. E’ altrettanto inquietante quando sento dire, e leggo, che per arrivare ad una sentenza è segno che i fatti sono stati analizzati da tanti giudici e che per questo devono essere ritenuti consolidati; niente di più sbagliato. Poi se ci aggiungete il fatto che la vicenda giudiziaria che ha travolto l’ex sindaco di Scafati, dr. Pasquale Aliberti, è oltremodo complicata e complessa il gioco è fatto ed ecco spuntare all’orizzonte (meno male per Aliberti !!) la sesta sezione della Corte di Cassazione (presidente Vincenzo Rotundo) che para il calcio di rigore tirato dal pm Vincenzo Montemurro e rimette in gioco la squadra che stava per soccombere. Politica giudiziaria ? Non lo so e neppure mi voglio impegnare più di tanto per capirlo. Mi basta avere la convinzione che tutto quello che è successo a Scafati è il frutto di una battaglia politica imbastardita contro un uomo che, forse, ha rappresentato una sorta di vera barriera non contro le presunte infiltrazioni camorristiche (alle quali non credo molto perché le Commissioni di Accesso non fanno altro che copia e incolla degli atti processuali e, quindi, non costituiscono un organismo indipendente e autonomo) ma contro altri poteri forti che, probabilmente, volevano impossessarsi dell’amministrazione comunale per i loro scopi personali; così come accade da sempre ed accadrà sempre dovunque. Che quella di Scafati sia una “sporca battaglia politica” è sotto gli occhi di tutti e tutti dovrebbero prenderne atto, non soltanto io; che quando c’è una battaglia polita sporca si inserisce sempre la magistratura è un altro caso-scuola, non una mia invenzione. Che si tratti di una “sporca battaglia politica” lo si evince dai fatti, dalle centinaia di persone che hanno assiepato la casa degli Aliberti dopo la sentenza della Suprema Corte per portare la loro solidarietà, ma anche dalla dichiarazione giudiziaria resa in data 11 agosto 2016 dall’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola. Una dichiarazione che avrebbe dovuto, da sola, chiudere il cerchio e che purtroppo si offre a più chiavi di lettura; io stesso l’ho letta e la leggo almeno in tre modi diversi. Ma anche l’agitazione che pervade le forze politiche di opposizione ad Aliberti (Angelo Matrone di FdI – Margherita Rinaldi del PD e dell’esponente del Mov.5 Stelle) fa scivolare il ragionamento verso l’ipotesi del complotto politico, al di là delle personali e specifiche eventuali responsabilità dell’Aliberti (ancora tutte da provare). Ma la cosa più inquietante è legata al fatto che la Cassazione ha cambiato tutto senza cambiare niente; il quadro indiziario rimane, pertanto, intatto e vede al centro proprio l’ex sindaco Pasquale Aliberti che potrebbe anche essersi esposto più del dovuto fino ad attirare sulla sua azione amministrativa veleni e vendette che, non per caso, sono state tutte ben descritte nel libro “Passione & Tradimenti” scritto dallo stesso Aliberti in epoca non sospetta. Il carattere spigoloso del personaggio, il libro, la sua irruenza amministrativa, l’utilizzo sfrenato dei social, sicuramente non attenuano le presunte tante colpe che l’ex sindaco porta con se da tanto tempo, ma per tutte queste cose sta già pagando un prezzo altissimo e molto amaro; non merita il carcere e neppure i domiciliari o peggio ancora il braccialetto elettronico, va comunque processato per le tanti sbavature nel suo modo di fare politica. Del resto se si considera il fatto che il 18 settembre 2015 Aliberti fu praticamente graziato dal pm Montemurro (che non è, quindi, soltanto un felino a caccia della preda), oggi probabilmente avremmo parlato di altro con un ex sindaco ancora in galera. Perché quei numerosi e convergenti indizi non portarono all’arresto ? Perché solo dal dibattimento dovrebbe uscire almeno una verità. Ma questo è già negli atti e bene aveva visto la gip Donatella Mancini che nella sua ordinanza di rigetto degli arresti richiesti (solo nove mesi dopo il blitz) dal pm Montemurro parlava, nel 2016, di semplice (si fa per dire !!) “corruzione elettorale” invece che di “associazione mafiosa finalizzata allo scambio politico-elettorale”. Ma al di là del quadro indiziario, di cui prima, qualcosa sicuramente è cambiata nella realtà attuale di Scafati: Aliberti non è più sindaco, non fugge e non può reiterare il reato e neppure inquinare le prove in quanto il comune è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche ed al vertice amministrativo c’è la commissione prefettizia composta da Gerardina Basilicata, Maria De Angelis e Augusto Polito. In un mondo e in un ambiente in cui nessuno prende posizione, mi sembra doveroso condividere lo sfogo di Pasquale Aliberti dopo la notizia del pronunciamento della Cassazione: “Dedico questa decisione ai miei avversari. Spero che abbiano capito che la politica è confronto e non la distruzione di un uomo. Hanno solo usato tanto odio in questa vicenda giudiziaria” (fonte La Città). Per tutto il resto ci vorrà tempo, ancora molto tempo.

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