Filippo Ispirato
Come tutti i movimenti attivi nel campo dei diritti civili e sociali anche Occupy Wall Street si sta evolvendo e modificando le sue modalità d’azione. Il movimento, che si sta espandendo in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, dalla Francia alla Svizzera, e in tutta Europa, dove agisce sotto il nome di Indignati, sta piano piano evolvendo verso una nuova tipologia di protesta. Si è deciso di abbandonare le dimostrazioni violente che hanno caratterizzato le manifestazioni di Roma o di Oakland in California, onde evitare di perdere consenso da parte dell’opinione pubblica, e di passare ad una protesta pacifica, basata su regole economiche. E’ proprio la protesta economica, infatti, quella che potrebbe colpire maggiormente il mondo delle banche d’affari; si è chiesto ai cittadini favorevoli ad Occupy Wall Street di chiudere i loro conti presso le banche coinvolte in questi movimenti speculativi, per trasferirli verso la Union Bank, la banca dei sindacati, che è più lontana, rispetto alle altre, alle logiche della speculazione dei mercati. Si vedrà l’evoluzione nel tempo del movimento, ma una mossa del genere negli Stati Uniti potrebbe avere delle conseguenze importanti e di maggiore impatto rispetto alla semplice protesta, in quanto si combatte il mondo della finanza con le sue stesse regole ed armi: quelle dell’economia. Continue azioni di disobbedienza attraverso i cortei e le manifestazioni con il tempo comportano la perdita di credibilità presso l’opinione pubblica, che comincia ad assuefarsi alle azioni del movimento, con il rischio di rimanere solamente una movimento di protesta privo di contenuti concreti. Trasferire i soldi verso altri istituti meno speculativi significa far perdere quote di mercato in termini di depositi, e meno quote di mercato significa meno potere e risorse finanziarie da poter utilizzare per tecniche di short selling, hedging e uso indiscriminato di derivati che in poco tempo muovono enormi masse di denaro destabilizzando i mercati. A mio avviso, questo potrà essere l’unico modo per arginare le eccessive speculazioni di mercato; tutto questo potrebbe avere ancora più efficacia se solo si ripristinasse il Glass Steagall Act, una legge creata a seguito della crisi del 1929, dove si sanciva la divisione tra banca commerciale e banca d’affari, abolito negli anni ’90 dall’amministrazione di Clinton. Questa legge impediva, semplificando il discorso, di separare l’attività di landing, ossia di depositi e prestiti, da quella di investimento e speculazione, ovvero si separava l’attività tradizionale della banca da quella d’investimento. Si è parlato di reintrodurre delle norme similari al Glass Steagall Act nel 2008 a seguito della crisi dei mutui sub prime, generata proprio dall’eccessivo uso di prodotti derivati collegati ai mutui, ma fino ad ora ancora niente è stato fatto per proteggere i risparmiatori dall’eccessiva speculazione; ci si augura che al più presto si muova in tale direzione prendendo degli opportuni provvedimenti.
Infatti, la speculazione…