SALERNO – Nello Mastursi è un personaggio. Comunque lo si guardi, da qualsiasi angolazione lo si osservi, quale che sia il giudizio che ognuno può esprimere in piena libertà. E’ un personaggio del nostro tempo, a cavallo tra Enrico Zambrotti (grande mente finanziaria del defunto Partito Socialista salernitano) che consigliava l’ex ministro Carmelo Conte di mandarlo sul lungomare di Salerno a vendere collanine sul lungomare di Salerno alla stregua di un extracomunitario qualsiasi e Vincenzo De Luca che lo ha prima elevato a “elemento essenziale” del Partito Democratico salernitano e che poi lo ha scaraventato veramente (in senso metaforico !!) a vendere collanine sul lungomare. A mente fredda e con serenità va detto che, comunque lo si giudichi, Nello Mastursi è riuscito ad attraversare diverse stagioni politiche, l’una più diversa dall’altra ed a rimanere sempre sulla cresta dell’onda anche se in alcuni momenti specifici è stato disposto ad assumersi responsabilità che non erano certamente sue; e credo che lo abbia fatto anche con una certa dose di coraggio in quanto, non essendoci in politica niente di certo, sapeva benissimo di rischiare di pagare per scelte e colpe non sue. Da più parti, per anni, veniva indicato come “l’uomo ovunque” di Vincenzo De Luca ed in egual misura era temuto e rispettato più per effetto del suo legame apparentemente indissolubile con il kaimano che per profanazioni caratteriali sue personali; difatti pur nell’esercizio inflessibile di un potere eccezionale è stato sempre capace di rimanere con i piedi per terra e di rapportarsi con grande umiltà verso tutti per comprenderne le rispettive esigenze ed aspettative. Era l’uomo delle liste elettorali, principali e di sostegno, ed era capace di capire per tempo e prima di tutti quali nominativi bisognasse inserire in quella lista anziché nell’altra; e sappiamo tutti come sia estremamente importante per la politica riuscire a distribuire i nominativi in maniera certosina e redditizia in termini di voti elettorali. Se portiamo ad esempio, ma solo per il rapporto di confidenza e di fiducia, la figura del segretario-uomo ovunque di Adolf Hitler possiamo ben dire che Nello Mastursi è stato il Martin Borman salernitano in una riedizione riveduta e corretta. Per molti versi sembrava che il legame che univa i due personaggi fosse diventato così solido da renderlo indissolubile; questa forse è la valutazione del suo legame con de Luca che nel tempo si sarà data Mastursi fino al punto di convincersene pienamente. Una valutazione assolutamente sbagliata che ha finito per coinvolgere e travolgere anche un personaggio abilissimo e aperto a tutte le stagioni come Mastursi. E’ il destino comune di tutti quelli che si immolano, anima e corpo, per il grande capo; lo fanno perché, verosimilmente, non hanno capito che il “sistema di potere” ideato e costruito da De Luca ha un valore aggiunto rispetto ai tanti altri sistemi di potere che hanno preceduto il suo; in pratica De Luca è riuscito a rendere il suo sistema inattaccabile perché lui si pone ovviamente al centro e tutti quelli che gli stanno intorno non riescono mai a capire come realmente la pensa; anzi vengono instillati di notizie parziali che pur volendole mettere tutte insieme mai nessuno riuscirà a capire la vera genesi del pensiero deluchiano. Da qui lo scudo difensivo del governatore, uno scudo che si racchiude nell’affermazione “poteva non sapere” dentro il quale nessun magistrato potrà entrare per scalfire il “fort apache” deluchiano. Prendiamo ad esempio una cosa da fare che è costituita da 100 caselle; De Luca incarica i suoi esecutori ognuno per la sua piccola parte di 5 di quelle 100 cose senza conoscere le altre 5 cose del suo amico più vicino. Da qui l’inattaccabilità del sistema ed anche la richiesta di archiviazione per le presunte pressioni subite da Mastursi da parte di un mediatore del marito della giudice Scognamiglio per indurla ad assolvere De Luca previa promessa di una sistemazione sanitaria per il marito. Ora, mentre qualcuno soffia sulla bufala di un presunto recupero ai vertici di una società mista, arriva la richiesta della Procura di condanna ad un anno ed otto mesi per lo stesso Nello Mastursi. Difatti, e a parere dei pubblici ministeri Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, che hanno richiesto la condanna, l’ex capo della segreteria del governatore Vincenzo De Luca “aveva un interesse personale in tutta la vicenda: conservare il ruolo di capo della segreteria”. Nello Mastursi (che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato) è accusato, in concorso con altre cinque coimputati, di induzione indebita a promettere utilità relativamente alle sentenze che -nell’estate 2015- avrebbero consentito a De Luca di restare in carica alla presidenza della Regione evitando l’applicazione della legge Severino. Al termine della requisitoria di mercoledì 25 gennaio 2017 i pm romani hanno anche riformulato la richiesta di rinvio a giudizio per il giudice Anna Scognamiglio (autrice della sentenza sulla legge Severino che il 22 luglio 2015 aveva reintegrato De Luca); suo marito Guglielmo Manna; l’avvocato napoletano Gianfranco Brancaccio; l’avvocato avellinese Giuseppe Vetrano (candidato alle scorse regionali nella lista Campania Libera) e Giorgio Poziello, infermiere presso l’ospedale Santobono a Napoli. A fine febbraio (dopo le arringhe difensive) sarà il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Vilma Passamonti, a decidere.
direttore: Aldo Bianchini