Maddalena Mascolo
SALERNO – Non è assolutamente facile raccontare il fatto e la storia di una dolce mamma e di una splendida e affettuosa bambina; ma è ancora più difficile descrivere i momenti di gioia, il grande affetto, la comunione totale tra una mamma e una figlia che da poco aveva superato i cinque anni di età. Troppo grande l’amore della mamma verso la figlia, troppo poco il tempo trascorso insieme in maniera giocosa e gioiosa; nel mezzo la difficoltà di un rapporto familiare tirato fino ai massimi livelli di conflittualità coniugale (tra la mamma e il papà della bambina) che ha distrutto tutto, anche quei pochi sogni che erano rimasti nell’immaginario della giovane mamma e che sono letteralmente andati in frantumi un brutto pomeriggio di qualche mese fa quando, con un inganno istituzionale ben organizzato, la bambina è stata brutalmente scippata dalle braccia della sua dolce mamma che era già stata psicologicamente violentata per via dell’allontanamento del suo primo figlio, un bambino poco più che decenne. Una vita, quella della giovane mamma, che sembrava dorata e tutta in discesa; mai e poi mai avrebbe pensato che il suo giovane sposo l’avrebbe costretta a vivere, insieme ai due bambini, come una reclusa dentro pochi metri quadrati con il cibo quotidiano lasciatole fuori la porta di casa in un unico piatto depositato per terra. Una vita grama e sempre sulla lama del rasoio di una deriva inarrestabile. Parlo di Tiziana F. (la mamma) e di Martina T. (la figlioletta) che dalla Sardegna, terra dove sono nate e che le ha profondamente deluse, nell’estate del 2015 riuscirono ad evadere da quello stato di prigionia psicologica, per non dire fisica, ed arrivare nell’accogliente Salerno. Poi il blitz, strano – inquietante e inatteso dei Carabinieri e dell’Ufficio di Assistenza Sociale di Via Vernieri che con una convocazione ad horas e mentre Tiziana veniva ascoltata in una stanza, nell’altra le assistenti sociali intrattenevano la bambina; l’arrivo dei Carabinieri a sorpresa, mentre altri Carabinieri camuffati da psicologi ingannavano Tiziana, il prelievo della piccolina e la scomparsa nel nulla tra il dolore e la costernazione della mamma, disperata e nemmeno sostenuta da nessuno dal momento che neppure mai qualcuno le ha dato una spiegazione di quel che le era stato fatto. Per la mamma si è trattato di un ratto vero e proprio, di una violenza inaudita che va ben oltre la semplice e schematica esecuzione di un ordine giudiziario nell’ambito di una separazione giudiziale iscritta al Tribunale di Sassari, un ordine che non ha tenuto conto, comunque, dello stupendo rapporto d’amore tra una mamma e sua figlia e della gelosia, oltre il morboso, di un marito-padre che sicuramente è andato al di là delle righe e sopra il consentito. “”Sono parte in causa in un procedimento aperto, senza alcun motivo reale perché davvero si potesse fare causa, da chi semplicemente cerca vendetta per il semplice fatto che io abbia alzato la testa ed abbia deciso finalmente di porre termine alla violenza subita in tanti anni”” ha gridato Tiziana elevando i toni della sua difesa. Questo ha denunciato ad alta voce, appunto, in tante memorie scritte che nessuno, verosimilmente, ha mai letto. Una donna, quasi schiava, che ha deciso con forza e forse all’improvviso di far rispettare il suo diritto a separarsi; una donna che è stata privata di tutto e tutto le è stato tolto, con il benestare di chi forse non ha visto o non ha voluto vedere ed ha soltanto esasperato situazioni che andavano invece solo appianate e sistemate con buon senso e civiltà. Del resto basta guardarla, Tiziana, per capire che dal suo viso dolce e dal suo carattere disponibile c’è solo voglia di vivere e di amare entrambi i suoi figli, e non solo la splendida Martina che rispetto al fratello, già più grande, ha subito una violenza incredibile e poco comprensibile; lo strappo forzato dalla sua dolce mamma ha senza ombre di dubbio prodotto un male incurabile nella giovanissima psiche della bambina che, probabilmente, porterà con se per tutta la vita quei momenti drammatici di quello che, a giusta ragione, la mamma definisce un rapimento. Ma che ha fatto Tiziana di tanto grave da meritare un comportamento così ottusamente chiuso sia dell’ex marito che delle istituzioni preposte all’evolversi di una causa di separazione come tantissime altre; ha semplicemente detto “”basta ad una vita di angherie e di pranzi domenicali in un posto dove era costretta a farsi ancora oltraggiare da un padre che con lei nell’infanzia ha avuto atteggiamenti non da padre, portata in quei luoghi della sua triste adolescenza da chi, per farle guadagnare un piatto di pasta e per costringerla al suo ruolo di donna zittita e sottomessa, l’avrebbe pure portata all’inferno, senza fregarsene della sua intima e profonda sofferenza””, del resto anche lo stesso ex marito ammette le violenze da lei subite in famiglia ma le liquida come un fatto quasi normale e di fatto le asseconda e le condivide (leggasi perizia CTU settembre 2015); insomma ha messo a nudo una vita di angherie e di violenza psicologica nella quale non le è stato neppure permesso di completare il percorso di studi avviato e non le è mai stato permesso di lavorare durante la vita matrimoniale. E’ stata costretta, Tiziana, a ricercarsi un posto da badante da qualche vecchia del paese per pagare le bollette dopo la separazione!!! E’ una che, solo per puro caso, non ha avuto la faccia cosparsa di acido o di benzina perché è riuscita a scappare prima che i fucili le sparassero addosso (hanno sequestrato armi detenute abusivamente da chi la minacciava di morte ma forse a nessuno interessa e forse nemmeno esiste nel fascicolo una sola carta di tutto ciò, eppure ha ufficialmente denunciato tutto questo e finanche depositato in una caserma dei carabinieri di Usini le prove audio di tutto questo!!!). Non ci sono deturpazioni sul viso e sulla pelle di Tiziana, la violenza l’ha subita dentro e l’ha sicuramente devastata; ciò nonostante non ha mai perso il senno e si è semplicemente rialzata, prima che fosse troppo tardi. Dopo la prima udienza di separazione del 10 marzo 2015 è rimasta praticamente sola e senza mezzi di locomozione e di comunicazione (auto, internet, telefono, ecc.), prigioniera in casa senza alcun aiuto da chicchessia; anche il libretto postale personale, il libretto bancario e piccoli gioiellini di famiglia le sono stati scippati. Anche l’altro figlio (G.T.) le è stato messo decisamente contro; insomma un vero e proprio inferno. E’ stata sommersa dalle accuse, una più strana e incredibile dell’altra, fino ad essere addirittura accusata ingiustamente e vigliaccamente di aver abbandonato fuori casa il figlio con delle buste in mano; si è sentita offesa ed umiliata negli affetti più cari. Ed ora è qui in un’altra città ma non in un altro mondo, è in una città dove Martina finalmente aveva trovato la pace e aveva visto il mondo, ed anche l’altro figlio era felicissimo di venire a scoprire cosa ci fosse oltre i suoi paraocchi, in una città dove Martina era voluta bene da tutti, dove hanno messo nero su bianco di come fosse importante e sereno il naturale rapporto tra lei, la mamma ed anche i compagni della scuola materna. Adesso, tutti i giorni, i due figli di Tiziana sono orfani di madre senza che Dio l’abbia deciso. Tiziana non è colpevole di nulla e non aspira a vedere e parlare con i suoi figli “in forma protetta, in presenza degli operatori e in viva voce, con massima attenzione e interruzione immediata della telefonata qualora si rilevi disagio” bensì ad averli con sé come ogni mamma ha con sé i propri figli. Tiziana ha concepito un altro figlio in un altro luogo simile ad un paradiso terrestre al confronto di quei luoghi che ha lasciato perché si sentiva violentata ogni minuto della sua vita. Nonostante tutto ha ancora fiducia nei giudici con la speranza che possano ristabilire la verità. Possono toglierle tutto, di sicuro nessuno riuscirà a sopprimere il suo sacrosanto diritto alla libertà di vivere una vita degna di essere vissuta. Con “Spazio Donna” di Salerno ed altre associazioni per la tutela dei diritti delle donne, qualche risultato incomincia a fare capolino; Tiziana non molla, è tenace, ama i suoi figli e lotterà come una tigre per riaverli entrambi con lei in quel paradiso terrestre che ha da poco conosciuto.