SCAFATI – Che ormai il Comune di Scafati sia “sotto attacco” (under attack) è un dato di fatto a dir poco storicizzato almeno in quest’ultimo anno. I due ultimi episodi (la giornalista che denuncia di essere stata minacciata di morte e i cosiddetti dieci furbetti del cartellino) danno la dimensione più giusta di quello che in quella comunità stanno vivendo tutti, e non solo chi viene attaccato direttamente o indirettamente dalla travolgente attività giudiziaria che badate bene è guidata si dal pm Vincenzo Montemurro ma è praticata sul terreno, e in massa, dalle forze dell’ordine; ai Carabinieri si è aggregata la Guardia di Finanza con l’aggiunta (non tanto a sorpresa !!) della Commissione di Accesso disposta dalla Prefettura che ha già inviato al Ministero dell’Interno la sua relazione, mancano soltanto la Polizia di Stato o i Servizi Segreti per completare l’opera devastante di sfascio di una delle amministrazioni comunali più funzionanti dell’intero territorio provinciale. Come tutte le attività (politiche, giudiziarie, sociali, amministrative, ecc.) anche per quella giudiziaria (se non soprattutto) si registra sempre una sfasatura tra l’idea iniziale e concettuale del pubblico ministero e chi esegue gli ordini che spesso vengono pilotati ed anche stravolti nella loro esecuzione pratica sul terreno delle indagini dirette. In pratica il PM, salvo rarissime eccezioni, non segue pedissequamente e passo passo tutte le indagini, tutti i sopralluoghi, tutte le perquisizioni, tutti gli interrogatori e non riceve tutte le soffiate che invece corroborano l’azione degli investigatori che singolarmente o a piccoli gruppi operano sul campo, rischiando spesso (va detto per onore di cronaca) anche la vita. In questa sfasatura c’è il mistero dei tanti processi che finiscono nel nulla e che vengono cestinati, se non proprio stracciati, dai magistrati giudicanti che spesso si trovano dinanzi a verbali giudiziari scritti come se già fossero sentenze passate in giudicato e, quindi, non più appellabili. Insomma, quando si decide di mettere sotto attacco una istituzione, un personaggio, un gruppo malavitoso, un’intera comunità, non ci sono limiti alla protervia ed all’arroganza; tutte cose non inventate dal sottoscritto ma evidenziate pubblicamente in centinaia di sentenze di assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Con questo mio modo di vedere le cose non voglio assolutamente mettere in discussione la serietà delle indagini condotte, a carico del sindaco di Scafati Pasquale Aliberti o della sua consorte Monica Paolino, dal pm Vincenzo Montemurro e dai Carabinieri della DDA di Salerno; così come non mi permetto di mettere in dubbio la genuinità dell’inchiesta sui dieci furbetti del cartellino condotta dal pm Amedeo Sessa ed avallata dal gip Paolo Valiante. Conosco tutti i protagonisti in campo e la loro professionalità ma non posso non ribadire che moltissime sentenze, anche in merito a fatti accaduti nell’agro vanno nella direzione indicata, e cioè verso “il fatto non sussiste”. La denuncia della giornalista che assume di essere stata minacciata di morte dallo stesso sindaco di Scafati mi lascia sinceramente molto perplesso perché credo che l’estremizzazione del concetto di “essere giornalista” a volte fa brutti scherzi e non consente più di vedere la linea di confine che esiste tra il legittimo esercizio di una professione e i limiti che la stessa impone nel “dovere e nel rispetto degli altri” in una cronaca divenuta ogni giorno più asfissiante e tale da non dare più la possibilità di ragionare. Del resto la reazione manifestata da tanti consiglieri comunali alla pubblicazione della notizia va presa nella giusta considerazione e pur ammettendo che tutto è possibile non si può fare a meno di pubblicarla di nuovo: “Solidarietà e vicinanza al sindaco Pasquale Aliberti – dichiarano tutti – per la compostezza che ha assunto rispetto all’indagine condotta dalla magistratura. Relativamente , inoltre, all’ultimo avviso di garanzia che lo vede indagato come mandante di minacce di morte ad una giornalista, restiamo perplessi e fiduciosi che la magistratura possa verificare la veridicità delle denunce. Sempre il Sindaco, in questi anni, ha condannato la violenza verbale, alla quale ha sempre risposto con signorilità. Tanti sono stati gli attacchi e gli articoli di giornale contro la sua persona e la sua famiglia, ai quali ha risposto spiegando e motivando, senza mai nascondersi, senza mai provare odio o sentimenti di vendetta, forte dell’affetto che la gente comune, il popolo che meglio di altri lo conosce, gli ha sempre dimostrato”. Tutte queste cose che accadono con un susseguirsi temporale da film del miglior Alfred Hitchcok a me, sinceramente, appaiono sospette anche, se non soprattutto, per il clamore che trovano sulla stampa generalizzata. Nessuno si rende conto che alla fine la più bella sentenza di assoluzione perché “il fatto non sussiste” non riuscirà mai a cancellare quei momenti, quei giorni, quelle settimane, quei mesi e quegli anni di assoluto dolore dell’anima che scende fin nel profondo della psiche e non ti lascia mai più. Ma, dovendo continuare questa inchiesta giornalistica così come ho dichiarato nelle precedenti puntate, viene spontanea una domanda: “Pasquale Aliberti è colpevole o innocente”. Per me che sono un garantista romantico e impenitente ritengo Aliberti assolutamente innocente, anche alla luce degli atti che sto leggendo e studiando in questo periodo e che presto provvederò a pubblicare analiticamente. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini