Aldo Bianchini
SALERNO – “Nulla sarà più come prima”, aveva qualche mese fa avvertito tutti il previdente Michele Albanese (direttore generale della Bcc Monte Pruno di Roscigno e Laurino); ed è stato proprio come il dg aveva da tempo previsto. E la vita, la stessa esistenza delle banche di credito cooperativo, diventerà sempre più difficile, almeno fino a quando (stando così l’ispirazione del decreto governativo) non si alleggerirà la grande preoccupazione che serpeggia all’interno del movimento del credito cooperativo che, con l’aiuto di Federcasse, cercherà di far risalire il senso di appartenenza e di spirito cooperativo. Su quest’ultimo aspetto c’è una corrente di pensiero che insiste per l’affermazione dello predetto spirito sul modello francese che farebbe ritornare serenità nel movimento anche al fine di arginare il negativo impatto occupazionale quale terminale di una politica nazionale che tende verso l’ulteriore ampliamento di chi è già forte. Naturalmente “nulla sarà più come prima” perché la bomba innescata potrebbe avere una ricaduta così negativa che neppure lo stesso Governo immagina. La stretta è, al momento, irreversibile e si stringono i tempi per le eventuali fusioni già in cammino e per quelle di là da venire; ci sono da verificare molti altri aspetti e la stessa Banca d’Italia ha chiesto tempo, lumi e ragioni a tutte la Bcc in via di fusione. C’è un aspetto fondamentale che, al di là dell’eventuale virtuosismo delle numerose Bcc, non va sottovalutato: il conflitto di interessi. Un conflitto che la Banca d’Italia, a prescindere dalle incaute decisioni governative, va mano a mano evidenziando già da qualche anno per ricondurre nel giusto alveo le evidenti distorsioni di un sistema che era, ed è, per sua natura fondativa molto esposto alle infiltrazioni di molti ed anche palesi conflitti di interessi. Perché soltanto dopo 150 anni la Banca d’Italia si accorge di questa distorsione ? E’ perché e come sono nate ? Tre domande alle quali non è facile rispondere. Alla prima si potrebbe rispondere semplicemente dicendo che nel nostro Paese siamo abituati a far nascere e prosperare i vari centri di potere e finire per accorgerci delle distorsioni soltanto dopo diversi decenni con conseguenti ricadute negative sullo stesso sistema che prima abbiamo sostenuto e foraggiato. Del resto le BCC sono nate nel pieno rispetto dello spirito voluto dal padovano Leone Wollemborg quando a Loreggia nel 1883 fondò la prima Bcc italiana. Le Bcc in questione, parlo delle tre valdianesi, sono arrivate con quasi cento anni di ritardo ma, in fondo in fondo, il loro arrivo ha anche scosso positivamente le comunità che hanno servito da moltissimi anni. Per rispondere agli altri due quesiti “perché sono nate” e “come sono nate” è necessario ripercorre (anche se per sintesi) la storia di tutti e tre gli istituti di credito bancario che “per mission”, hanno radicato la loro rispettiva azione sul territorio di competenza partendo dalle difficoltà delle popolazioni rurali e del proletariato urbano contro lo strapotere della classi dominanti e contro il cancro velenoso dell’usura. Ed hanno inglobato, per forza di cose, anche il rischio (di per se intrinseco e quasi genetico) del conflitto di interessi. Difatti se pensiamo al fatto che le Bcc hanno da sempre operato in territori molto ristretti e all’interno di grossi e potenti nuclei familiari è facile immaginare la presenza costante e sostanziosa di questo rischio che, da solo, impedirebbe la normale gestione delle singole Bcc. Nel Vallo di Diano, perché questo è il territorio che intendo esplorare con una serie di articoli, le predette condizioni c’erano e ci sono tutte, anche se le stesse condizioni si sono radicalmente evolute nell’inevitabile cambiamento che è andato dalla pura agricoltura alla zootecnia per sfociare anche nella piccola e media industria, passando naturalmente dall’impresa edile diffusa in tutte le località. Su queste basi, e in ordine sparso, sono nate le tre BCC che operano sul vasto territorio valdianese e che, per alcuni decenni, probabilmente si sono confrontate se non proprio scontrate; sicuramente si sono affrontate a (ir) regolar tenzone per la conquista di fette di mercato sempre più importanti. Delle tre BCC c’è stata chi è nata per scopi esclusivamente bancari (Bcc Monte Pruno e Laurino), chi per scopi dichiaratamente politici (Bcc Sassano) pur non disdegnando la mission originale e chi, invece, è nata per scopi sia bancari che politici (Bcc Buonabitacolo). La Bcc Monte Pruno viene da lontano, e non solo nel senso territoriale, con una tradizione bancaria ultra cinquantennale sulle spalle e con personaggi esclusivamente dediti a “fare banca” che, badate, non è una cosa semplice o una cosa che si può imparare andando all’università; ai nostri tempi ci vuole anche quella, ma è soprattutto l’università della vita e dell’esperienza che serve e si può acquisire soltanto nel tempo e sul campo. Fare banca sta a significare aver mangiato pane e banca fin da bambini, ancora meglio quando a servire le fette di pane spalmate con nozioni bancarie sono stati personaggi che al “fare banca” hanno dato tutto quello che avevano ereditato e che erano in grado di dare.
L’attuale direttore generale Michele Albanese ne è l’esempio vivente più classico, nel senso che è un personaggio che “sa fare banca” contro ogni e più giusto “insegnamento scolastico”, perché Lui viene dal cosiddetto “marciapiede della banca”, cioè dall’aver fatto banca in ogni minuto della sua vita, a tempo pieno e con tutto se stesso. La Bcc Buonabitacolo, della quale sinceramente so molto poco, appare (almeno nel mio immaginario !!) come la compensazione tra le due esigenze: fare banca e aprire alla politica; difatti viene concepita a Sanza ma nasce a Buonabitacolo. Anche in questo caso il suo direttore generale, Angelo De Luca,
appare come un personaggio che ha acquisito le necessarie nozioni bancarie nel tempo e con il tempo, fino a diventare un sicuro esperto del settore, dotato di una facilità dialettica al di fuori dell’ordinario; insomma è un tecnico vero. La Bcc Sassano, a mio sindacabile giudizio, venne immaginata innanzitutto per ragioni politiche in un quadro storico di forte contrapposizione tra il PSI di Enrico Quaranta e la DC di Michele Pinto. Diversi professionisti (medici, avvocati, professori, ingegneri e tecnici vari) si ritrovarono dinanzi al tavolo del senatore Pinto, più spinti da uno di loro (Nicola Femminella) che per rispettiva convinzione personale; Nicola vedeva nella costituzione della banca un punto di ripartenza per la nuova conquista dell’amministrazione comunale sul piano politico ben conscio, comunque, di rendere un ottimo servizio alle classi meno abbienti del territorio. Seguirono le idee di Nicola alcuni suoi amici: Antonio Di Novella, Antonio Calandriello e Vincenzo Cammarano (un professore, un avvocato e due medici)
che costituirono la cooperativa assegnando la carica di presidente al giovane Antonio Calandriello; tanti altri arrivarono successivamente per l’acquisto delle quote fino alla concorrenza dei necessari 200milioni di vecchie lire. Al di là dei quattro, di assoluta estrazione democratico-cristiana, anche il resto della truppa aveva radici nella vecchia e gloriosa DC e vennero esclusi (forse sbagliando !!) tutti quelli che dichiaratamente erano schierati con il PSI. Ed alla fine venne fuori la banca Bcc di Sassano con un consiglio direttivo che aveva poco di bancario ma molto di amicizia, di politica e di professionalità; uno schieramento che venne subito messo a frutto dai personaggi che avevano tanta voglia di fare e di imparare. Ma cosa c’entra il conflitto di interessi nella storia delle Bcc (soprattutto quelle valdianesi), quanto ha inciso nelle fusioni fatte e da fare e perché la Banca d’Italia rispolvera il conflitto proprio in questo passaggio storco ? Lo vedremo nella prossima puntata.
Caro Direttore, e’ vero che la bcc di Sassano nacque come connotazione politica della DC guidata all’epoca dal Sen. Pinto e tenuta in vita da una mia candidatura di servizio in seguito alla ben nota rottura del gruppo DC che gioverebbe ricordare perche altrimenti non si capirebbe perché’ rivendicai la Presidenza della Bcc. Rivendicazione legata anche alla primogenitura dell’idea manifestata al Sen Pinto e suggeritami da un dipendente di una bcc. Il dott. Cammarano non faceva parte del comitato promotore costituito dall’avvocato Di Novella,dal prof Femminella e dal sottoscritto.La persona in questione era stato ampiamente gratificato dal Sen Pinto e dal prof Femminella che si impegnarono in maniera esemplare a farlo inserire nell’elenco dei medici mutualisti.Lo stesso ripago’ l’impegno del prof Femminella ostacolando la sua nomina a vice-presidente nel primo CDA della banca. Questo per amore di verità’.