SALERNO – In premessa affermo di non essere assolutamente un antifemminista ma neppure un femminista convinto, soprattutto non sono un sessista. Prediligo il merito come forma assoluta, e forse unica, di tutte le conquiste che donne e uomini possono e devono fare nella loro vita in generale; per questo non mi piacciono le quote rosa e tutte le altre diavolerie che gli uomini (cioè i maschietti) hanno inventato per demolire le ultime resistenze maschili rispetto all’incalzante aggressione femminile. Per molti secoli, probabilmente per qualche millennio, l’umanità ha assistito alla sconcertante supremazia degli uomini sulle donne, una supremazia più fisica (intesa come forza !!) che intellettuale; soltanto negli ultimissimi decenni, cioè da uno spiffero di tempo a questa parte, le donne hanno risalito la tremenda china della parità e lo hanno fatto sempre più velocemente gettando in campo tutta la loro forza intellettuale, la loro capacità di sacrificio, il loro estremo impegno nel raggiungere gli obiettivi. E vediamo professioni, che prima erano come un tabù, letteralmente invase dalla baldanzosa e prorompente nonché preminente presenza femminile; prima vedere un magistrato, un avvocato, un medico, un politico (solo per citare alcune professioni) al femminile era molto raro, oggi incomincia a verificarsi il contrario e cioè che in dette professioni il maschio comincia piano piano a regredire paurosamente, almeno come quantità numerica. Frutto, si dice, della maggiore applicazione delle femmine e della loro più spiccata intelligenza, ma anche del loro insopprimibile desiderio di emergere. Per carità, tutte cose giuste e condivisibili, ma non bisognerebbe esagerare; le esagerazioni, si sa, portano all’esasperazione dei problemi ed alla loro deflagrazione. Capisco che le donne hanno dovuto subire per secoli tutte le angherie possibili ed immaginabili, ma l’esagerazione guasta sempre, diceva un antico detto. E stanno esagerando le donne anche se, prese dalla loro fame di conquista sociale, non se ne rendono ancora conto; ma stanno bruciando, forse, le loro conquiste prima del tempo previsto e probabilmente senza appello. In effetti le “donne di governo” (intendo governo in senso lato !!), più per frettolosa inquietudine che per precisa scelta strategica, nella loro giusta e giustificabile corsa verso il successo hanno ereditato le cose peggiori dei “grandi uomini” che le hanno preceduto nel governo della cosa pubblica: presunzione e testardaggine. Elementi che hanno rappresentato il naturale e sconcertante approdo per tutti coloro, femmine e maschi, che si sono imposti nella vita pubblico-professionale e che per questo sono stati più degli altri esposti agli strali, di chi vorrebbe occupare i loro posti, e sono caduti spesso clamorosamente e prematuramente. Non so se sono riuscito ad esprimere bene il concetto che, seppur facile, è difficile da trasmettere agli altri soprattutto per iscritto; lo ripeto: chiunque si espone all’attenzione ed al giudizio pubblico è destinato a cadere se evidenzia presunzione e testardaggine. E’ la storia che lo dice. E la storia dei nostri tempi lo conferma con la sovraesposizione delle grandi donne di questo Paese che stanno mettendo in gioco decenni di lotte per l’ottenimento della “parità di genere” che, secondo me, incomincia a riguardare più gli uomini che le donne. Il caso più eclatante è quello dell’amministrazione capitolina dove due donne (Raggi e Muraro) stanno buttando alle ortiche le idee e le strategie di un movimento (i Cinque Stelle) per colpa della loro supponenza e cocciutaggine, come se vivessero su un altro pianeta con le vesti di extraterrestri. E la Virginia Raggi è peggio della Paola Muraro, insieme sono una disastrosa conclusione di un arrampicamento sociale che sembrava impossibile, che è diventato realtà e che rischia rapidamente di frantumarsi. Sembrano due personaggi astrali, avulsi dal contesto reale in cui vivono e si muovono. In questi giorni spesso mi sono chiesto come si fa a non capire al volo che il solo fatto di essere stato consulente speciale di una società a capitale pubblico è il più grosso ostacolo per diventare controllore di detta società dopo essere stato controllato ed anche molto ben pagato. Una evidenza talmente facile da comprendere che nessuno, men che meno le due fanciulle romane, dovrebbe surrettiziamente cercare di superare. Sto seguendo tutte le polemiche di questi giorni, altre ancora ce ne saranno ed alla fine la Muraro sarà costretta alla resa; ma perché tirare la corda fino a questo punto ? Non lo so, davvero rimango attonito. Anche perché dopo tutto quello che è stato detto degli esponenti della cosiddetta prima repubblica era augurabile pensare e credere che quelli della seconda fossero più solleciti nel capire che problemi di questo genere scavano fossati incolmabili con l’opinione pubblica che è quella che alla fine conta più di tutte le altre riflessioni. Mi sarei aspettato dalla Muraro, importante esponente del “Movimento Cinque Stelle”, che qualche minuto prima (non dopo !!) che la Raggi sottoscrivesse la sua nomina ad assessore, fosse uscita allo scoperto per dire di voler passare la mano. Invece niente, tutto come prima, tutto come quegli esponenti più beceri del sistema politico italiano, una delusione cocente da parte di due “grandi donne” di governo che, per questo, stanno invece dimostrando di essere piccole piccole. Non vorrei, perché non è giusto, che fra qualche tempo nell’immaginario collettivo prendesse piede la convinzione che, in fondo in fondo, era meglio il governo degli uomini.
direttore: Aldo Bianchini