SALERNO – Non c’è niente da fare, con la stampa che ci ritroviamo, il destino delle notizie importanti è quello di essere relegate tra le notiziole in grado di sollevare soltanto un po’ di gossip e basta. Il set è lo spazio-tempo della visita lampo del premier Matteo Renzi a Taranto per il taglio del nastro (kaimani e premier amano i nastri !!) del secondo piano del “Museo MarTa” (il museo del mare di Taranto). Le cronache raccontano che il premier ha anche colto l’occasione per un veloce incontro con i giovani imprenditori salernitani Elio ed Eugenio Rainone, esponenti di una delle più note famiglie di costruttori salernitani in grado di competere ad altissimi livelli imprenditoriali in tutto il mondo. Un nome, quello dei Rainone, molto importante e capace di portare l’immagine del nostro Paese sui prestigiosi vessilli di imponenti opere strutturali sia private che pubbliche. La stampa locale salernitana ha così sintetizzato l’incontro tarantino: “Il premier in Puglia ha tagliato il nastro del secondo piano del museo MarTa. Renzi ha illustrato le novità per l’Ilva e per il porto della cittadina dello Jonio. Proprio stamattina il premier si è incontrato anche con gli imprenditori salernitani Elio ed Eugenio Rainone della Rcm Costruzioni per l’inaugurazione del primo tratto dei lavori di ammodernamento del molo crocieristico tarantino. Renzi ai Rainone ha lanciato una battutina che sa di sfida: ”Voglio vedere se finite prima il porto di Taranto o il Crescent a Salerno” ritornando sui problemi che l’opera voluta da De Luca ha incontrato dal suo inizio ad oggi. Gli imprenditori Eugenio ed Elio Rainone hanno risposto con un sorriso”. Tutto qui, ecco come una notizia importante diventa solo una piccola “nota gossippara” a margine di un avvenimento politico-imprenditoriale di prima grandezza. Difatti il premier Renzi aveva chiesto ai Rainone (Elio ed Eugenio), apparentemente in maniera ironica, se avessero finito prima il porto di Taranto o il Crescent di Salerno; e i Rainone avevano risposto con un sorriso. La sterile cronaca finisce qui, e da qui dovrebbe iniziare un sano e sereno approfondimento, anche perché a me l’ironia di Renzi è apparsa più come rabbia che altro, e il sorriso dei Rainone come un moto di stizza verso una situazione di oggettiva difficoltà nel portare avanti i lavori salernitani. E perché ? Perché qui da noi, più che in altre parti del nostro Paese, e soprattutto più che in altre parti del mondo, per gli imprenditori diventa molto difficile ciò che altrove è facilissimo. Non è certamente il caso di rispolverare la storiella della multinazionale Impregilo che a Panama in sette anni è riuscita a raddoppiare il canale (opera strategia a livello planetario per i trasporti marittimi) e che in Italia finisce spesso nelle paludose acque di inchieste giudiziarie che non hanno né capo e né coda. Probabilmente dipende anche da un fatto culturale mai sapientemente passato nell’immaginario dei protagonisti di quella che, invece di essere un’azione di crescita collettiva, diventa quasi sempre una palestra per inverosimili battaglie di natura economica ed anche giudiziaria, fino al punto che il tutto travalica i confini della leale contrapposizione imprenditoriale per sfociare in violente ed incomprensibili guerre personali. In altri Paesi del mondo l’imprenditoria di un certo livello ha come obiettivo comune la crescita complessiva del loro paese in quanto alla fine di tutti i percorsi diversificati prevale sempre, e comunque, il senso di appartenenza. Così il Paese, nel suo complesso, non cresce e giustamente Renzi ha sibilato tra i denti quella frase; così assistiamo al festival delle incompiute che in Campania tocca punte altissime in quanto la litigiosità imprenditoriale è giunta a livelli inaccettabili. In tutto questo si infila, quando vuole e quando crede, la magistratura inquirente che servendosi di timorosi e compiacenti C.T.U. (Consulenti Tecnici dell’Ufficio) spezza le reni, anche robuste, di imprenditori che potrebbero completare agevolmente opere strutturali per il bene di tutti, così come fanno all’estero e così come avviene, di rado, anche in altre zone del territorio nazionale. La vicenda del Crescent e di Piazza della Libertà rasenta, a mio avviso, il ridicolo e sul piano giudiziario e non finirà facilmente in tempi brevi; il problema endemico della magistratura salernitana è quello di avviare inchieste che non riesce quasi mai a concludere, tra ordinanze – sentenze – appelli – ricorsi e controricorsi, né nel verso negativo e né in quello positivo; e le opere restano lì, sospese nel vuoto come cattedrali nel deserto. Chi entra a Salerno scendendo da Vietri incappa fatalmente nelle arcate-finestroni di un immobile e nella vastità di una piazza che, così come sono, appaiono come strutture immaginate e volute da progettisti ed amministratori irresponsabilmente fuori del tempo; e nell’immaginario collettivo, incapace di pensare e vedere l’opera finita per esprimere un giudizio definitivo, prende sempre più quota la convinzione di chissà quali strane macchinazioni politico-affaristiche. Ma la “famiglia Rainone” saprà superare, almeno spero, tutte queste difficoltà politico-imprenditoriali-giudiziarie per cercare di far rimanere indelebilmente il proprio nome nella storia di questa Città attraverso opere strutturali imponenti quali il Crescent e il Grand Hotel che prenderà il posto di un ormai spento edificio che ha ospitato per decenni le poste centrali. Il vero successo dei Rainone non sarà rappresentato dal porto di Taranto o dal Crescent ma proprio dal Grand Hotel che, senza vincoli burocratici, sarà certamente completato prima di tutto tra la meraviglia generale e il rischio di essere strumentalizzata politicamente. Questa è la migliore spiegazione, per me, dell’ironia di Matteo Renzi e del sorriso dei Rainone.
direttore: Aldo Bianchini