SALERNO – Non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo (da I.M. – 1970), per questa ragione spesso mi sono trovato in aperto contrasto con tanti personaggi pubblici o semplici interlocutori. I maggiori scontri li ho avuti, non posso negarlo, con i portatori del cognome “De Luca” (così mi suggeriva l’amico valdianese “Pierino”) a cominciare dal più noto Vincenzo De Luca (governatore della Campania) per finire a Roberto De Luca (responsabile Codacons del Vallo di Diano), passando per Mons. Antonio De Luca (Vescovo di Teggiano-Policastro). Non avrei, però, mai immaginato di dover dare ragione un giorno al secondo De Luca (quello del Codacons) per le perplessità espresse in merito alla “Benemerenza in memoria di Paolo Borsellino” conferita a Franco Roberti (procuratore nazionale antimafia) dal Comune di Sassano e praticamente consegnata dal sindaco Tommaso Pellegrino (presidente del Parco Nazionale) unitamente alla cittadinanza onoraria; quello di dare ragione ai miei feroci contestatori non è un vezzo ma soltanto l’esigenza di raccontare la verità che, comunque, viene sempre prima del mio punto di vista; l’ho fatto con il governatore e con il Vescovo di Teggiano, lo faccio oggi con il responsabile del Codacons del Vallo di Diano. Sento di dover dare ragione a Roberto De Luca, non per la benemerenza in se che Roberti ha sicuramente meritato ampiamente, ma per il riferimento fatto dallo stesso Roberti alla soppressione del Tribunale di Sala Consilina che avrebbe esposto l’intero Vallo di Diano all’infiltrazione delle mafie, una frase che ha dato modo a Roberto De Luca di sentenziare in merito alla “scoraggiante assenza di sana critica” (che è l’aspetto che più mi interessa). Ho letto vari report giornalistici, tutti giustamente incentrati sulla cronaca dell’avvenimento che Pellegrino ha gestito alla grande dando al Comune di Sassano una spinta di immagine che si stacca notevolmente dall’intero contesto ambientale territoriale, ho letto anche le molte dichiarazioni rese dai vari personaggi politici e istituzionali presenti; nessuno ha esercitato il benché minimo tentativo di “sana critica” rispetto alle apodittiche dichiarazioni del procuratore nazionale. Tutti sappiamo che Franco Roberti ha governato la Procura della Repubblica di Salerno per diversi anni, esattamente dal 16 aprile 2009 al 25 luglio 2013, tutti sappiamo che sotto il regno di Roberti è stato consumato il più efferato delitto di questi ultimi anni con l’uccisione di Angelo Vassallo, tutti sappiamo che nel corso dei quattro anni della permanenza di Roberti a Salerno è stato deciso e chiuso in maniera assolutamente ingiustificata il Tribunale di Sala Consilina che, per quanto mi riguarda, ho sempre definito come il sicuro avamposto di legalità in un territorio posto a cuscinetto tra la ‘drangheta calabrese e la camorra napoletana. Ecco nei panni dei tanti giornalisti presenti alla cerimonia io avrei posto (se non direttamente, almeno negli articoli !!) una semplice domanda: “Cosa ha fatto l’attuale procuratore nazionale antimafia per evitare che il Tribunale di Sala Consilina venisse soppresso, soprattutto alla luce del fatto che Lui aveva previsto tutto ?”. Secondo me non ha fatto assolutamente niente; anzi dove e quando gli è stato possibile ha cercato comunque, per non scontrarsi con i vertici giudiziari che stavano portando avanti il vergognoso scippo, di defilarsi dalle posizioni di rilievo che meritatamente occupava; posizioni che avrebbero comunque potuto influire molto più degli inconsistenti e tardivi tentativi della politica locale e regionale. Non può, dunque, venire a dire oggi che la chiusura del tribunale è stata una iattura che ha provocato le odierne lamentate infiltrazioni camorristiche e ’ndranghetistiche e che Lui aveva ampiamente previsto tutto. Mi sembra di assistere ad un pianto a rallentatore, quasi come “le lacrime di coccodrillo”; la Procura Generale di Salerno, la Procura presso il tribunale, il tribunale e la Corte di Appello avevano un figlio maturo ed anche efficiente e tutti hanno contribuito alla sua soppressione ben sapendo che avrebbero aperto un varco enorme alle infiltrazioni mafiose su un territorio che andava piano piano riprendendosi dalle ferite di vecchie e mai dimenticate inchieste, genitrici di quelle attuali, che avevano scosso profondamente tutte le istituzioni locali. Tra i tanti personaggi che mi hanno di più deluso ci metto anche l’ex presidente del tribunale di Sala C., Antonio Sergio Robustella (osannato troppo in fretta dai politici locali e premiato anche con la cittadinanza onoraria di Monte San Giacomo), che da fiero oppositore della chiusura (almeno così sembrava) riuscì a svanire letteralmente nel nulla. Ma Franco Roberti è noto per le sue affermazioni apodittiche; tra le tante ne ricordo una benissimo quando lasciò la Procura salernitana per andare a Roma proclamando pressappoco così: “Non avrò pace fino a quando non saranno arrestati gli assassini di Angelo Vassallo”, dimenticando che fu proprio lui uno dei massimi fautori dell’avocazione del caso da parte della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) e dello scippo perpetrato in danno del pm Alfredo Greco che aveva iniziato le sue indagini conoscendo benissimo fatti e personaggi. Ma di questo è giusto parlarne a parte. Capisco che la domanda di cui prima non poteva essere posta direttamente al procuratore nazionale nel corso della cerimonia, comprendo benissimo che ad un premiato non possono essere rivolte domande sibilline da parte di nessuno, men che meno dalle numerose Autorità presenti, ma almeno qualcuno della stampa avrebbe potuto porre il quesito sui rispettivi giornali senza aspettare che il buon Roberto De Luca parlasse di “scoraggiante assenza di sana critica” che di per se è già un linguaggio abbastanza moderato per il responsabile del Codacons. Per dirla fino in fondo qui, tra premi – benemerenze – lustrini e merletti, va a finire che nessuno è responsabile della chiusura della struttura giudiziaria valdianese; tutti sapevano, tutti avevano previsto ma nessuno ha fatto niente o ha tentato di fare qualcosa, se non qualche cena o qualche viaggetto di piacere nella capitale. Niente da dire, invece, per la manifestazione che rimane incastonata tra le brillanti iniziative di Tommaso Pellegrino e della sua giunta in favore non solo di Sassano ma di tutto il territorio valdianese e del parco nazionale. Alla cerimonia ha assistito anche il procuratore della repubblica di Lagonegro, Vittorio Russo, che l’anno scorso era stato insignito della preziosa benemerenza. Ed è stata proprio detta presenza che ha dato ad Antonio Calandriello (già presidente della Bcc Sassano) la possibilità di scrivere un post in calce alla notizia che annunciava la manifestazione sassanese ed indicava tutte le autorità che avrebbero presenziato. Ebbene Calandriello, molto argutamente, ha sottolineato l’assenza di un personaggio in particolare che apre la spazio ad approfondimenti di diversa natura. Ma di questo è bene parlarne in un prossimo articolo.
direttore: Aldo Bianchini