SALERNO – Ho l’impressione, ma sicuramente mi sbaglio, che il famoso “giuramento di Ippocrate” sia solo un formulario riprodotto a ciclostile che viene, nel migliore dei casi, soltanto sottoscritto al momento del conferimento della “licenza” per poter esercitare il mestiere del medico dopo aver conseguito la laurea ed aver superato gli appositi successivi esami. Difatti la lettura, per intero, del giuramento impegnerebbe almeno una decina di minuti di tempo per ogni singolo candidato. Frutto di studi filosofici e di mediazioni sull’attribuzione della sua paternità tra Platone, Pitagora e Ippocrate (vissuti più o meno negli stessi anni della splendida “antica Grecia”) che ha trovato la sua definitiva sedimentazione soltanto il 23 marzo 2007 quando la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCO) ha licenziato l’ultimo testo contraddistinto da ben 15 punti fondanti dell’attività del medico. Nei tempi moderni il giuramento ha dato la sua paternità soltanto ad Ippocrate in quanto fu proprio lui il primo ad aver separato la medicina dalla religione e ad aver ricercato le cause delle malattie non nel soprannaturale ma nel razionale, nell’ottica della sacralità della vita. A mio avviso sono due i punti molto importanti del giuramento: 1- di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica; 2- di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione. Verrebbe subito da chiedere quanti medici osservano scrupolosamente queste due regole che fanno leva sul rapporto umano tra medico e paziente, e sull’equità di trattamento da distribuire nei confronti di chiunque abbisogni, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario. La risposta più ovvia è quella che moltissimi medici, quasi tutti, osservano con scrupolo e tenacia il giuramento; esistono, comunque, delle eccezioni (forse parecchie !!) che confermano però la regola. Da tempo il nostro ospedale cittadino A.U.O. San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona è sotto un attacco mediatico senza precedenti; un attacco non dovuto, forse, all’ormai dimenticata dell’indipendenza giornalistica ma, più verosimilmente, alle forzature da parte di quel “sistema di potere occulto” che governa l’intero mondo della sanità pubblica che, è il caso di ricordare, assorbe solo nella Regione Campania oltre l’80% della spesa pubblica complessiva. Sbaglia, quindi, il padre-padrone della sanità salernitana il professore Bruno Ravera quando, anche se tra le righe, se la prende con la stampa in genere; Lui quel sistema di potere occulto lo conosce perché a tratti lo ha anche combattuto e non dovrebbe oggi sorprendersi che il Ruggi da oltre un anno è sotto la lente di ingrandimento della magistratura. Sbaglia anche quando, dopo il colloquio con il procuratore della repubblica, afferma di avere piena fiducia nella magistratura e di sperare nei tempi brevi per la risoluzione del problema; il prof. Ravera ha i capelli bianchi da molti anni, mi meraviglio quindi che abbia ancora fiducia nella magistratura in senso lato. Anche perché qui nessuno (men che meno la stampa) mette in discussione che l’Azienda Ospedaliero Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno non assolve regolarmente il suo compito, che è quello di garantire le cure migliori a chi vi ricorre. Qui è in ballo la credibilità del sistema in generale, al di là dei tantissimi casi di abusi ignominiosi, che è stato costretto ad affidarsi alle capacità professionali di un ex magistrato per incominciare a sanare lo squallore che le famigerate “liste di attesa” hanno rovesciato all’esterno dell’ospedale invadendo non solo i media ma, soprattutto, l’immaginario collettivo della gente comune. Del resto lo dice lo stesso Ravera che esiste un sistema di potere occulto quando dice “il sospetto che a fomentare questa confusione sia qualche interesse neppure tanto nascosto”.
E allora di cosa parliamo, perché se queste cose si conoscono non vengono chiaramente denunciate con forza in modo da arrivare presto alla verità e rassicurare il bravo infettivologo Luigi Greco quando in un’intervista pubblica (a volte la stampa serve !!) ha esplicitamente dichiarato che “Non ci sto a essere equiparato a quei lavoratori che con la loro arrogante strafottenza hanno disonorato l’ospedale. Non si placano i veleni e la conflittualità all’interno del Ruggi dopo la raffica di avvisi di garanzia, oltre 700, del secondo filone sui presunti assenteisti. Non ci sto a dover servire da scudo per i pochi disonesti nell’ottica del
tutti colpevoli nessun colpevole. A dover venire in ospedale avvilito, umiliato e demotivato a compiere i miei doveri con il malato. A vedere strumentalizzata la malattia e la sofferenza da una
politica sanitaria disumana. A essere indicato con disprezzo come sanitario di un sistema ospedale ove la quasi totalità degli operatori risulta assenteista e imbroglione”. Sono assolutamente d’accordo con lo sfogo del dr. Greco, Lui in sintesi getta sul tappeto tutti gli argomenti fondamentali della eventuale ristrutturazione globale del mondo della sanità pubblica; è vero non tutti i lavoratori del Ruggi sono fannulloni, ricattatori e truffatori, ma è vero anche che il sistema è logoro e marcio. Mi dispiace personalmente tanto che nella lettera inviata alla stampa dal prof. Ravera non ci sia nemmeno una parola di conforto e di sostegno all’indirizzo del dr. Greco che ha lanciato un grido di dolore molto forte, un grido che le autorità preposte non raccolgono perché fanno finta di non averlo sentito. Mi fa ridere il sostegno subito offerto dai sindacati al dr. Greco; ma cosa hanno fatto e dove stavano tutti i proconsoli del sindacato che da oltre trent’anni dominano la scena del Ruggi e stentano a rinnovarsi seriamente; forse è una domanda sciocca perché anche alcuni sindacalisti sono stati, almeno per il momento, trascinati nello scandalo ospedaliero. E, infine, come non dare ragione al giovane Gaetano Amatruda quando afferma che “Le inchieste sul Ruggi siano rispettose sempre del principio della presunzione di innocenza e non diventino l’occasione per delegittimare una eccellenza del nostro territorio, per mortificare lavoratori che ogni giorno garantiscono assistenza e professionalità. Temo che il clima da caccia alle streghe sia alimentato ad arte per distruggere storie professionali, percorsi sindacali. Troppi strumentalizzano il lavoro della magistratura. In atto il solito corto circuito fra alcuni uffici della Procura e parte della stampa, un corto circuito che mortifica lavoratori ed anni di impegno e sacrifici. L’ipocrisia sulla vicenda assentisti – ricorda Amatruda – sta superando ogni limite. Andranno individuati i colpevoli, dopo un processo – nelle sedi preposte e non nella logica della gogna mediatica – e senza mettere in discussione una straordinaria realtà che è quella del Ruggi D’Aragona”. Il problema, quindi esiste ed è macroscopico e inquietante; su questi temi bisogna intervenire rapidamente; innanzitutto lo deve fare l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri invece di perdersi in chiacchiere che non portano da nessuna parte.