SALERNO – “Io tengo sempre scolpita a mente una frase di Alda Merini che dice: ‘Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire’. Consiglierei a tutti più sobrietà nelle dichiarazioni. Orfini si è assunto la responsabilità di commissario di Roma dopo Mafia Capitale e lo ha fatto con grande impegno e determinazione, di cui va solo ringraziato“. Ha risposto così il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini a chi, in un affollatissimo Transatlantico, gli chiedeva il suo pensiero sull’attacco a testa bassa portato dalla ministra Marianna Madia contro Matteo Orfini dopo il tracollo elettorale del PD nella capitale; e meno male che non ha ancora parlato la Serracchiani. Segno inequivocabile di una battaglia all’arma bianca in un Partito Democratico che, dopo la baldanzosa avanzata di Matteo Renzi, stenta nella corsa e comincia a fare i conti con se stesso. Ma a ben vedere la Madia, finalmente con i piedi per terra, ha lasciato almeno per un momento la sua figura ascetica, quasi come un dipinto del Botticelli, e ha detto delle cose talmente semplici da apparire incomprensibili. “Il voto ci dice una cosa chiara: nella mia città, che non è l’ultimo borgo d’Italia, siamo stati rottamati dai cittadini. Il Pd non ha saputo ascoltarli. E ci hanno punito“. Una cosa che, come ho scritto l’altro giorno commentando il crac del Partito Democratico nelle elezioni per il Comune di Battipaglia (secondo comune e non l’ultimo borgo della provincia!!), in altri tempi veniva considerata una vicenda normalissima e non una battaglia intestina senza esclusione di colpi. La sostituzione, o meglio le dimissioni, di un segretario o di un commissario che a qualsiasi livello di importanza falliva una campagna elettorale non appariva mai come una battaglia strumentale ma come un atto dovuto, da parte di chi perdeva, nel passare la mano senza rancore e senza alcun tentennamento. Allora, mettiamo che a Battipaglia non c’entri direttamente la figura del governatore De Luca (anche se si è speso per intero in favore di Motta !!), mettiamo che a Battipaglia non c’entri l’effetto del nepotismo dovuto alla nomina dei figli Piero e Roberto ai vertici del Comune di Salerno, mettiamo che a Battipaglia non c’entri l’assenza del simbolo del PD (ma a Roma, al di là del simbolo, era più una lista di rappresentanza che una vera lista di partito), mettiamo che a Battipaglia ha in parte funzionato l’accoppiata Forza Italia – Fratelli d’Italia (FI – FdI), mettiamo anche che il personaggio Motta male si attagliava per il “popolo dem”, insomma mettiamo tutte queste cose che possono attenuare una sconfitta clamorosa ma non possiamo non tener conto che a Battipaglia per la prima volta nella storia era entrato in gioco direttamente un segretario provinciale del PD che non si è speso soltanto a livello di immagine ma che è sceso in campo candidandosi addirittura per il Consiglio Comunale, quasi come a dire che il PD c’era con tutta la sua proverbiale potenza organizzativa. Solo questo avrebbe dovuto indurre subito, cioè un minuto dopo la sconfitta (come usa dire il kaimano),
il segretario provinciale Nicola Landolfi a rassegnare le dimissioni. A Roma Lorenzo Guerini per rispondere alla Madia ha rispolverato una delle frasi storiche di Alda Merini, a Salerno il segretario Landolfi invece di stare zitto -almeno questo !!-, come ha fatto Orfini a Roma, ha addirittura diramato un comunicato stampa dal contenuto saccente e indispettito per difendere il suo capo: “Accostare il risultato del ballottaggio di Battipaglia al Presidente della Regione è una palese distorsione della realtà. Non c’è un fatto che conduca in quella direzione, se non la più o meno legittima aspirazione, dei candidati Sindaco a dimostrargli maggiore o minore vicinanza. Il Presidente della Regione si misura con il consenso quando è impegnato direttamente: solo ed esclusivamente in quei casi! Del resto, proprio a Battipaglia, soltanto un anno fa, alle elezioni regionali, il suo consenso è stato largamente maggioritario. Interpretare il risultato di un ballottaggio in chiave così irreale, bizzarra e fantasiosa, quindi, contraddice fatti e situazioni che sono andati proprio in tutt’altra direzione”. A parte il fatto che in politica le cose accadute un anno prima già appartengono alla preistoria e che una risposta così piccata non fa altro che avvalorare l’ipotesi di una reale sconfitta di De Luca, verrebbe anche naturale chiedere chi ha pregato il segretario per un intervento così pesante a nome del partito che dovrebbe essere rappresentato a Salerno da un comitato provinciale da chiamare, comunque, in causa per una presa di posizione politica così forte. Ma a Salerno nessuno si permette (come a Roma !!) di chiedere le dimissioni del segretario, neppure i tanto declamati “giovani dm buoni soltanto ad alazare la voce nei piccoli borghi di paese, da Scafati a Sapri passando per Teggiano (ogni allusione è puramente casuale !!). Ma tutti dimenticano, e spesso lo dimentico anche io, che in provincia di Salerno la sigla “P.D.” non sta per “Partito Democratico” ma semplicemente per “Partito Deluchiano”.