SALERNO – Diciamoci la verità, aprire inchieste giudiziarie sul consigliere regionale Alberico Gambino è come sparare sulla croce rossa. Non capisco quale sfizio ci provano ancora i magistrati nell’inseguire l’ex sindaco di Pagani fino ai confini della persecuzione; capisco che mano a mano il centro destra si indebolisce e le inchieste sui suoi esponenti aumentano, capisco anche che le notizie provenienti dall’ospedale San Raffaele di Milano non sono molto confortanti sul futuro del centro destra nazionale, ma accanirsi fino a questo punto mi sembra davvero esagerato ed anche inutile. Poi se dò uno sguardo ai due contendenti in campo, da un lato il pm Vincenzo Montemurro e dall’altro Alberico Gambino, mi meraviglio ancora di più. Si tratta di due personaggi particolari a cominciare dal look (Montemurro casual e Gambino ultima moda) per finire alla loro missione di affermare due cose completamente diverse ed in antitesi: Montemurro per trovare prove a carico e Gambino per difendersi e ribadire la sua innocenza. E i due lo hanno fatto sempre con estrema correttezza, almeno in pubblico, sia nelle aule dibattimentali che nelle segrete stanze della Procura di Salerno, così come nei freddi parlatori del carcere. In aula a Nocera Inferiore, qualche anno fa, arrivarono addirittura a stringersi la mano con un atto di grande democraticità e trasparenza. Però ogni tanto è come se affiorasse, dalle profonde pieghe di tutte le inchieste fin qui condotte, una specie di foscoliano singulto (E l’immonda accusar col luttüoso singulto i rai di che son pie le stelle alle obblïate sepolture – Foscolo) che come un rigurgito risale dalle viscere verso l’esterno; insomma una specie di non resa a prescindere che, se vogliamo, è bello e riqualifica la magistratura da un lato, ma penalizza oltre ogni misura l’indagato e in particolare l’indagato Gambino. Per carità capisco anche che l’azione penale è obbligatoria e che di fronte ad una notizia di reato un magistrato non può fare altro che procedere, ma procedere dopo vari anni come nella fattispecie mi sembra davvero esagerato. E veniamo al fatto che mi ha spinto a questo ulteriore approfondimento sulla vicenda umana e giudiziaria di Alberico Gambino. In pratica secondo la Procura di Salerno, a cavallo del 2010 e del 2011, Alberico Gambino avrebbe cercato di ottenere notizie di prima mano sull’inchiesta che lo riguardava (Linea d’ombra) e che poteva travolgerlo come, poi, difatti avvenne. Sempre secondo la Procura, ed in particolare del pm Montemurro, Gambino, si sarebbe avvalso della collaborazione di un funzionario di polizia in servizio presso la stessa Procura salernitana. Ancora più semplicemente Gambino avrebbe cercato di compulsare la volontà del poliziotto (per non parlare di corruzione o di subornazione !!) con promesse varie per ottenere notizie e addirittura atti di prima mano e per poter, quindi, deviare le indagini. Quest’ultimo passaggio è decisamente importante per il resto che andrò a scrivere partendo da un assunto di carattere generale che riguarda tutti i soggetti sottoposti ad indagini serrate. Vorrei, difatti, capire se su tutto il pianeta Terra esiste un solo soggetto indagato che si disinteressi delle indagini o che invece cerca in ogni modo di assicurarsi notizie utili alla propria difesa. Un’altra cosa che vorrei capire, nel merito della vicenda di che trattasi, è quale utile Gambino avrebbe ricavato da un simile tentativo di forzatura della volontà del funzionario. Premesso, quindi, che i tentativi per sapere li fanno tutti, il reato dovrebbe configurarsi soltanto se da quel tentativo ne è derivato un utile certo. E quale utile ne ha ricavato Alberico Gambino, ammesso che abbia fatto quel tentativo e ammesso che il poliziotto abbia collaborato ? Le risposte sono due ed entrambe risolutive in senso positivo: se Gambino ha avuto le notizie e le carte non ha ricavato alcun utile, se Gambino non ha avuto niente ancora meglio. Per capire meglio bisogna proiettarsi indietro nel tempo e ricordare cosa è accaduto per via di quell’inchiesta denominata Linea d’Ombra; la mattina del 15 luglio 2011 quando Alberico Gambino insieme ad altri venne arrestato in maniera anche clamorosa rimanendo, tra carcere e domiciliari, per circa un anno e mezzo privato della sua sacrosanta libertà; per venire poi quasi del tutto mandato assolto in sede di sentenza di primo grado dal Tribunale di Nocera Inferiore. Dunque il presunto tentativo di ottenere illecitamente notizie e carte non ha prodotto alcun utile ad Alberico Gambino ed alla sua difesa. Queste inchieste spesso mi lasciano perplesso in quanto con tutte le notizie e tutte le carte che escono dalle Procure e finiscono non solo nelle redazioni dei giornali, si trova il tempo per ingigantire un quadro accusatorio forse basato solo su sospetti, a meno che il funzionario di polizia non si autoaccusi dei reati ipotizzati dalla Procura, e destinato a cadere miseramente in una eventuale sede dibattimentale. In verità è possibile anche che il poliziotto abbia avvertito la Procura del tentativo di corruzione subito, ma se lo ha fatto è un episodio che risale almeno ai primi mesi del 2011 (prima dell’arresto) che stranamente viene rispolverato a più di cinque anni di distanza per motivi tutti da scoprire. Mi rendo conto di fare “filosofia giudiziaria” ma sincerità per sincerità se esistesse la denuncia del poliziotto la risposta non può che essere ancora più esaustiva nell’affermare la libertà di difendersi, solo di difendersi, visto e considerato che di utili ricavati non si può proprio parlare. Ma, ovviamente, c’è soltanto da attendere ed anche con una certa apprensione.
direttore: Aldo Bianchini