SALERNO – Una foto come un pezzo di storia, una storia che forse comincia proprio lì sulle scale della Certosa di San Lorenzo di Padula. Due personaggi in cerca del successo completo, assoluto; Bettino Craxi e Enrico Quaranta, sulle scale della Certosa come nella foto tratta da “Quasimezzogiorno.it”, sono coscienti di vivere un momento di esaltazione politica collettiva che di lì a poco consacreranno nella “direzione nazionale del Partito Socialista Italiano” del 14 e 15 dicembre 1981. All’epoca puntano entrambi, decisamente, verso la vetta; non sanno che di lì a poco tutti i sogni si infrangeranno: il giorno 16 marzo 1984 per Quaranta e il 17 febbraio 1992 per Craxi. Non sanno che la parabola di quel partito nato il 14 agosto 1892 finirà dopo 98 anni dalla sua fondazione, esattamente il 12 novembre 1994 dopo un lungo stato comatoso di trentuno mesi, anche se la sua storia continuerà e continua tuttora pur essendo passata attraverso tempeste spaventose. Non sapevano, Craxi e Quaranta, che a volte i sogni sono come i cioccolatini; esattamente come ha brillantemente scritto, qualche tempo fa, sul suo giornale online il giornalista Lorenzo Peluso: “”Era il tempo del sogno “città Vallo”. Un sogno che si stava finanche materializzando. Ma la vita, si sa, “è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita”. Nel meglio di quel sogno, il 16 marzo 1984, Quaranta fu strappato alla vita. Con lui morì anche la concreta possibilità che lo stesso sogno, quella visione lungimirante e straordinaria, si potesse concretamente realizzare. Uno strano destino per Quaranta; uno strano destino anche per Bettino e per quel Partito Socialista che il 17 febbraio 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, esponente del PSI, già assessore del comune di Milano, precipitò nel precipizio della fine ingloriosa. E’ il tempo di Mani Pulite. E’ il tempo del pool della Procura della Repubblica di Milano guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D’Ambrosio, passato a miglior vita due giorni or sono. Una storia di uomini e di idee; di sogni e di visioni. Di errori e di coraggio. Una storia dal sapore amaro. Una storia che attraversò anche le fredde celle della Certosa di San Lorenzo a Padula, ma ora, nessuno lo ricorda più””. Ma cosa è stato il PSI ? È stato il più antico partito politico in senso moderno e la prima formazione organizzata della sinistra in Italia. Ha rappresentato anche il prototipo del partito di massa. Alla sua fondazione, nel 1892 nella sala Sivori di Genova, ebbe il nome di Partito dei Lavoratori Italiani; successivamente a Reggio Emilia il nome venne cambiato in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani; al congresso di Parma del 1895 assunse il nome di Partito Socialista Italiano.
Da ventidue anni a questa parte, dopo il clamoroso sfascio, non sono mancati i tentativi, seri e meno, anche se tutti sono finiti nel nulla tra la sfiducia generale della gente che ha scaricato soprattutto sui socialisti tutte le responsabilità del disfacimento della politica. Sono, poi, nati socialisti di destra e di sinistra; i socialisti sono socialisti e basta. Nel cuore portano “il profumo delle idee socialista”, idee che sono state sempre al centro dell’universo politico e che in Europa hanno trovato una sedimentazione più concreta, anche quelli italiani (sia di destra che di sinistra) si sono ritrovati sulla stessa sponda che è sempre e solo quella socialista. Anzi molti uomini di sinistra, anche quella radicale, quando arrivano in Europa sono pronti a dichiararsi “socialisti”; magra consolazione per tutti quelli che hanno vissuto il socialismo vero, quello che a fasi alterne, nel corso di 130 anni di storia, ha cambiato i destini del nostro Paese ed ha tracciato le basi di quelli europei. E’ triste aver annullato tutti i congressi precedenti, una discontinuità che non convince tutti ma che a dire di altri è utile al fine di estirpare dall’immaginario collettivo il concetto di socialisti corrotti e reazionari; i socialisti non sono né corrotti e né reazionari; i socialisti sono semplicemente riformisti nel senso più nobile della parola. Ora siamo giunti al 4°Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano della nuova era, celebrato a Salerno, che ha riconfermato alla segreteria nazionale Riccardo Nencini che qualcuno ha attaccato violentemente definendolo “un servitore di Renzi” senza rendersi conto e senza sapere che i socialisti non sono servitori di nessuno e pagano sulla propria pelle il prezzo di questa assoluta libertà di idee e di comportamenti. Il congresso a Salerno è anche, e per certi versi, un riconoscimento di quello che l’altro partito socialista ha saputo fare nella prima repubblica; una Salerno socialista vista da tutti come il laboratorio laico e di sinistra che riuscì a portare il partito su livelli mai raggiunti in nessuna parte del Paese; quel 33% di consensi rimarrà indelebile nella storia per sempre. Ebbene, credo che la celebrazione del congresso a Salerno abbia assunto anche questi significati di ringraziamento per tutti quegli uomini che realizzarono quel sogno, senza bisogno dei cioccolatini, da Quaranta a Conte passando per Gerardo Ritorto e tanti altri, in una carrellata senza tempo e senza fine. Con il libro dei ricordi, però, non si costruiscono i nuovi sogni; ci vogliono impegno, serietà e dedizione che solo i giovani sono in grado di assicurare, anche perché loro ancora credono nei sogni riuscendo a stare ben lontani dai cioccolatini. A Salerno questa specie di miracolo sembra si vada concretizzando sempre di più attraverso l’azione e l’opera del giovane Enzo Maraio (figlio d’arte) che seguiva la cronaca di tangentopoli dal salotto di casa, quando era ancora ragazzino e non pensava mai che un giorno si sarebbe trovato nella posizione di grande responsabilità nella ricostruzione di quel partito che anche il padre Angelo aveva contribuito a formare. Molti giovani si stanno, piano piano, affiancando ad Enzo Maraio, inutile citarli tutti perché devono anche imparare a lavorare sodo nell’ombra e a non montarsi la testa, il lavoro che li attende è durissimo. Maraio ha già impegnato alcuni anni della sua vita lavorando molto sui giovani e con loro realizzando alcune conquiste nazionali; giusto il premio dell’organizzazione del congresso nazionale portato avanti in maniera stupenda. A breve anche lui, Enzo, potrà salire le scale della Certosa di Padula e non solo per farsi immortalare in uno scatto fotografico; gli è dovuto, il partito nazionale glielo deve; il suo lavoro è stato certosino e paziente e la resa è stata sicuramente di grosso spessore politico, sociale ed anche culturale.