PADULA – Potrei farmi tranquillamente gli affari miei, potrei fare come hanno fatto tanti giornalisti, insomma potrei non intervenire, ma la querelle che sembra improvvisamente essere esplosa tra Nino Melito Petrosino (erede riconosciuto del grande Joe Petrosino) e Giovanni Cancellaro (già consigliere provinciale e personaggio di un certo rilievo anche oggi) mi stuzzica ad intrufolarmi in un discorso che non può e non deve rimanere tra due personaggi, entrambi direttamente o indirettamente collegati alla figura di Joe Petrosino, il poliziotto nato a Padula che venne ucciso 12 marzo 1909 a Palermo dalla mafia dopo aver passato la sua intera vita a New York per combatterla. In ballo ci sono troppi interessi, sia di natura storico-culturali che economici, che inducono ad un sereno e indipendente approfondimento dell’intera vicenda. Il compito del giornalista dovrebbe essere proprio questo, anche per allontanarsi dalla solita routine delle notizie raccolte con veline e veleni. Di veleni, comunque, sembrano essercene davvero tanti in questa storia di netta contrapposizione tra due personaggi che è giusto ricordare, ognuno per proprio conto, hanno dato tantissimo all’affermazione ed alla pubblicizzazione planetaria del mito del poliziotto eroe. Ma è giusto incominciare dall’ultimo atto per raccontare la storia. Lunedì 11 aprile 2016 è stata inaugurata, in pompa magna, ed alla presenza di “don Luigi Ciotti” la casa museo dedicata a Joe Petrosino, una casa completamente rinnovata rispetto al passato ed ampliata con intere sale dedicate ad un museo virtuale e molto coinvolgente, opera di una ditta milanese specializzata nel settore. Questo importante avvenimento non è andato giù all’ex assessore comunale al turismo che, oggi, parla chiaramente di “una seconda inaugurazione della casa museo” dopo quella registrata nel luglio del 2000 quando toccò proprio a lui il taglio del nastro dopo il trasloco dalla spezieria della Certosa nel centro storico all’interno dell’abitazione storica della famiglia Petrosino. E fu senza dubbio un primo vero cambiamento culturale perché si passò da un piccolo ambiente alla casa dove probabilmente era nato Joe Petrosino prima di emigrare per gli Stati Uniti. Si scopre, adesso, che Nino Melito non era d’accordo con quel cambiamento e che ad autorizzare il Comune era stata Gilda Petrosino, diretta erede del famosissimo ascendente, su richiesta pressante del succitato assessore Cancellaro che ha sbagliato di qualche anno l’indicazione dell’accordo con la mamma di Nino in quanto quest’ultima è morta nel 1996 e non poteva fare accordi nel 2000.
Questa, comunque, la versione fornita da Cancellaro e non ancora contestata da colui il quale, nei fatti, è stato capace di trasformare un fatterello quasi fiabesco in un racconto di alto livello comunicazionale che ha riscosso consensi in tutto il mondo (da New York a Pechino) ed ha dato il via ad una serie impressionante di film e fiction televisive; parlo naturalmente di Nino Melito che con il suo trascinante e coinvolgente linguaggio narrante incanta le platee sterminate dei visitatori nella casa museo e degli spettatori nelle piazze, nei teatri ne nelle aule universitarie. Lo scontro di oggi nasce, forse, dal fatto che nel corso del suo intervento in occasione dell’inaugurazione Melito non ha salutato ufficialmente Cancellaro; se fosse solo per questo, diciamocelo con franchezza, sarebbe anche un po’ stucchevole la polemica e squallida la reazione; ma non è solo per questo e Cancellaro lo ha chiarito nel suo post su Facebook dell’ 11 aprile 2016 alle ore 21.14 (anche FB a volte è importante) quando ha scritto che “Caro Nino quel luogo scomodo dove decisi di spostare il museo ha ottenuto anche una grande rivalutazione economica! alcune case nei dintorni della casa museo sono in vendita per 10.000-15.000 euro o poco più! LA CASA NATALE invece pare che sia stata venduta al comune per 300.000 mila euro o poco meno! Caro Nino che ne dici se in rispetto a tua Madre (Gilda !!) che me l’aveva messa a disposizione gratuitamente e in memoria di Joe Petrosino doni la somma in beneficenza per una causa di legalità! magari per raggiungere gli obiettivi di legalità che condivido e di cui ho sentito ben parlare oggi al convegno di inaugurazione. La verità trionfa sempre e mai nessuno potrà cancellare la storia vera della casa natale di Joe Petrosino, furbizie, menzogne e invidia non troveranno mai spazio tra il seme del giusto”. Non voglio e non posso credere che sulla casa museo e sulla stessa storia di Joe Petrosino si sia innescato un perfido meccanismo di speculazione edilizio-economica che potrebbe soltanto danneggiare un mito costruito con molta fatica – dedizione e capacità comunicazionale e che in pochi minuti rischia di sgretolarsi a causa di polemiche velenose che vanno, per queste ragioni, chiarite da chi più di tutti ha lavorato affinchè quel mito divenisse cultura per la legalità. L’accusa lanciata da Cancellaro è molto chiara nella sua estrema crudezza, le domande che pone sono altrettanto chiare;
adesso spetta a Nino Melito dare le doverose risposte. Insomma, come dire che la seconda inaugurazione non è mai come la prima. Nella prossima puntata cercherò di analizzare le ragioni di questo duro scontro, partendo dalla genesi del problema, dagli interessi politici pre e post elettorali, dagli interessi economici, dall’assenza dell’assessore alla cultura, dalla pessima gestione comunicazionale dell’evento e dall’affidamento temporaneo della gestione del museo multimediale ad una cooperativa locale. Alla prossima.