LAGONEGRO – L’ultima volta che ho scritto sulla triste vicenda di Aurora Babino, una bambina di tre anni morta il 3 marzo 2011 nel reparto di rianimazione del Santobono di Napoli dopo essere stata ricoverata presso l’ospedale di Polla, ho evidenziato una mia forte perplessità circa la scelta di alcuni medici indagati (esattamente quattro) di avvalersi dell’istituto del “rito abbreviato” anziché del “rito ordinario” per la celebrazione dell’eventuale processo. La storia nasce con l’attivazione di indagini preliminari a carico di 22 medici (suddivisi tra il Santobono e il Curto); l’allora pm della Procura di Sala Consilina Carlo Rinaldi chiese subito ed ottenne l’archiviazione per 14 dei 22 medici indagati, successivamente chiese il rinvio a giudizio per gli otto medici (tutti del Curto di Polla) rimasti incardinati negli atti di indagine. Il faldone processuale è passato, quindi, nelle mani del GUP Salvatore Bloise del Tribunale di Lagonegro divenuto, nel frattempo, competente per territorio. Lo scorso 15 febbraio è arrivata la decisione del GUP che ha mandato assolti i quattro medici che avevano richiesto il rito abbreviato, ma ha mandato assolto anche un medico che aveva chiesto il rito ordinario, rinviando a giudizio gli ultimi tre medici (sempre di Polla). La decisione del GUP sembra dare ragione alla mia tesi della stranezza della scelta del rito abbreviato che è un istituto processuale che, nel tentativo di garantire velocità di giudizio per chi non ha precedenti penali e si sente innocente, lascia comunque qualche dubbio negli osservatori attenti alle dinamiche processuali; difatti chi si sente veramente innocente chiede sempre, a maggior ragione, il rito ordinario per cancellare qualsiasi ombra. Così come ha fatto il medico di Polla che sentendosi innocente come gli altri colleghi ha preferito la via ordinaria; caso strano (ma non tanto) la decisione della sua assoluzione è arrivata lo stesso giorno in cui gli altri quattro dell’abbreviato sono stati parimenti assolti. Non era meglio, quindi, andare tutti con il rito ordinario ? Non è facile rispondere anche perché l’impatto con la giustizia è sempre traumatico ed è sempre differente da un individuo all’altro. Restano sulla scena altri tre medici per i quali il GUP ha ordinato il rinvio a giudizio che a questo punto appare quasi forzato e basato sulla difficile produzione della cosiddetta “prova provata” finalizzata alla condanna. Difatti, al di là di qualche semplice sbavatura che non manca mai nell’attività professionale dei medici, bisogna tener presente, come evidenziato nella sua perizia dal prof. Alberto Villani del Bambin Gesù di Roma, che la piccola Aurora era probabilmente affetta fin dalla nascita da “convulsioni con alterazione della funzionalità delle cellule cerebrali”. In pratica (ma questo è un dato scientifico obiettivo non rilevato dagli atti processuali e che bisognerà dimostrare in dibattimento!!) nel cervello della bambina sarebbe stato in atto da tempo un processo irreversibile tra i liquidi che entrano ed escono dalle cellule e la “pompa di equilibrio” che di ogni cellula controlla entrate e uscite (questa è una spiegazione non tecnica ma semplice e facilmente comprensibile). Questo passaggio fondamentale per la decisione del giudice non sarebbe stato affrontato nel corso della perizia autoptica perchè eseguita, comunque, molto tempo dopo il decesso e quando tutto il “pacco cerebrale” era ormai compromesso irrimediabilmente. In passato ho scritto anche, avanzando dubbi sulla validità della richiesta di rinvio a giudizio, che il tutto sarebbe stato causato da quell’imponderabile destino che la vita riserva per tutti noi e non certamente da addebitare alla negligenza dei sanitari del presidio ospedaliero di Polla che nei confronti della bimba si erano sempre dimostrati attenti, scrupolosi e professionali fino al punto di aver quasi adottato la piccola affetta da un male congenito difficilmente curabile, come si sussurrava e si sussurra negli ambienti bene informati. Si va, quindi, verso un processo per tre medici i quali, molto verosimilmente, non hanno mai commesso niente di penalmente perseguibile e che anzi si sono sempre prodigati nel somministrare le cure migliori ad una piccola e sfortunata creatura.
direttore: Aldo Bianchini