SALERNO – Più di qualcuno nel commentare il mio precedente articolo sulla sanità (“Sanità: l’assenteismo al Ruggi evidenzia la crisi di rappresentanza sindacale” del 12.02.16) ha evidenziato lo stato comatoso in cui versa il sindacato italiano in generale ed in particolare quello in attività presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno (meglio nota come “Ruggi”). Ma in tanti, avviliti, hanno anche fatto riferimento alla scandalosa e squallida prassi dei “furbetti del cartellino” che sembra essersi impossessata anche degli austeri (si fa per dire !!) senatori di Palazzo Madama. Non c’è né da avvilirsi e né da scandalizzarsi più di tanto; quanto accaduto in Senato è la plastica rappresentazione di come un po’ tutti noi ci muoviamo nell’ambito della “cosa pubblica” sia come politici che come amministratori e dipendenti; insomma, come dire, la colpa è di tutti. E se tutti siamo abituati in un certo modo non ci dobbiamo far cogliere da un moto di sorpresa quando assistiamo a scenette come quella del presidente del Senato che richiama e bacchetta, lungo i corridoi, i senatori che si nascondono dietro le suppellettili storiche per non farsi sorprendere nel momento supremo della strisciata del cartellino, e che poi esce un altro senatore con il cartellino in mano dello stesso Napolitano !!. E’ uno schifo. Proprio di fronte a queste scene dovremmo tutti passarci la mano sulla coscienza per farci, in coming out, un sereno esame del nostro modo di agire quotidiano, anche rispetto al prossimo. A livello locale, e perché no al Ruggi, accade da sempre la stessa cosa soprattutto per le nomine apicali di competenza della regione; si sono divertiti nel tempo sia Antonio Bassolino per dieci anni che Stefano Caldoro per cinque; hanno messo, rimosso e rimesso sempre e soltanto uomini di loro fiducia o espressioni di alleanze politiche che a volte sono sfociare in veri e propri disastri, per non dire di momenti poco trasparenti anche sotto il profilo della legalità. E lo hanno fatto in maniera abbastanza spregiudicata nel corso di circa vent’anni durante i quali Vincenzo de Luca, pur essendo il deus ex macchina della città di Salerno, non ha mai potuto mettere becco in quelle scelte che dal punto di vista squisitamente professionale erano ineccepibili, così come lo sono quelle che il neo governatore sta facendo dopo due decenni di forzata astinenza. Con una differenza, però, a tutto vantaggio di De Luca che si è sempre distinto per la particolare veemenza distruttiva che ha usato sempre contro le scelte di Bassolino e di Caldoro. Ricordo quando dalla sua sedia gestatoria di Lira Tv demolì, pezzo dopo pezzo, lo sventurato direttore generale che era arrivato a Salerno con tanto di catena d’oro al collo che spiccava da una camicia aperta sul petto villoso, tanto da apparire, secondo le esternazioni deluchiane, come un camorrista in gita di piacere a Salerno. Riuscì a brutalizzarlo talmente che il povero cristo, dopo pochi mesi, preferì andar via da Salerno. Questo, invece, non sanno fare gli oppositori di De Luca che ingoiano senza battere ciglio (almeno a livello pubblico) il rospo della nomina del nuovo commissario dell’Azienda Ospedaliera nella persona di Nicola Cantone proveniente dal casertano ed in quota politica Cosentino-D’Anna, una cordata che ha sponsorizzato nelle ultime elezioni regionali la linea di De Luca contro Caldoro; come dire che quella stessa cordata cosentiniana (che aveva portato al famoso accordo di Salerno tra De Luca e Cosentino per battere Alfonso Andria al ballottaggio elettorale del 2006) si è infilata in un nuovo accordo con De Luca per buttare a mare Caldoro nelle regionali del 2015. La storia si ripete, sempre e comunque. Non so se Cantone rappresenta “una cambiale politica da pagare” per l’appoggio elettorale ricevuto, so solo che Cantone è già stato a Salerno come responsabile del Simes (sistema integrato per il monitoraggio errori in sanità) voluto dal Ministero della Salute e che in quei tre anni di permanenza nell’ospedale di San Leonardo è stato spesso tramortito, anche se indirettamente, dall’irruenza accusatoria dell’ex sindaco. Quanto vale in negativo, e se vale, il fatto di essere stato vicino a Nicola Cosentino (tuttora in carcere a Terni) e Vincenzo D’Anna (cosentini ano di ferro e ideatore della lista “Campania in rete” a sostegno del neo governatore) è difficile dirlo; sarà meglio aspettarlo alla prova dei fatti. Una considerazione, in libertà, può essere comunque anticipata, anche lui è frutto di quella famigerata spartizione politica che impedisce da sempre il giusto sviluppo della sanità pubblica sul nostro territorio. Non c’è niente di cui scandalizzarsi, dunque, se ci ritroviamo sempre di fronte ai soliti giochetti del potere per il potere; è anche naturalmente fisiologico che in questo clima alcune centinaia di imbecilli (che andrebbero presi a calci nel sedere) diventino i cosiddetti “furbetti del cartellino”, dal Ruggi al Senato.
direttore: Aldo Bianchini