SALERNO – A leggere i giornali di sabato mattina sembrerebbe che tutto sia finito, che tutte le vicende giudiziarie riguardanti De Luca siano finite, dissolte quasi nel nulla ovvero montate per nulla. Come dice il governatore nelle sue accorate tribune difensive. “”Finalmente !! Ci abbiamo messo un po’ ma ce l’abbiamo fatta” le parole con le quali l’avvocato Carbone ha comunicato la notizia al governatore della Campania. Dopo un’ ora dalla sentenza il governatore Vincenzo De Luca esprime il suo pensiero in merito la sua assoluzione sulla sua pagina di facebook: “Anni di pesante aggressione politica e mediatica per nulla. Anni di un calvario che avrebbe fatto scoppiare il cuore a chiunque. Ho retto per le profonde motivazioni ideali e morali, e per l’assoluta serenità della mia coscienza. Esprimo il mio rispetto per la magistratura, la cui autonomia è un bene per i cittadini onesti e non un privilegio di alcuni. Il controllo di legalità nei confronti di chiunque è doveroso in democrazia”. Ha perfettamente ragione, non c’è che dire. Non bisogna, però, dimenticare che appena qualche ora prima della sentenza l’on. Edmondo Cirielli, spesso chiamato in causa durante il processo di appello, aveva dichiarato con una nota ufficiale: “Leggo di esser stato chiamato in causa dall’avvocato di De Luca che sostiene falsamente che la Provincia di Salerno (quindi io) si adoperava per avere la gestione del termovalorizzatore, e dall’avvocato di Alberto Di Lorenzo che altrettanto falsamente sostiene che io parlassi male del suo assistito, quando ho semplicemente detto la verità, ovvero che non aveva la laurea in ingegneria o in architettura per rivestire l’incarico al posto dell’ingegnere Lorenzo Criscuolo. La cosa strana, però, è che tutti mi chiamano in causa e poi non sono stato chiamato a testimoniare al processo”. Ha ragione anche lui, altro che storie. Ma c’è anche lo sfogo terrificante di Remo Russo, fratello del magistrato che ha assolto De Luca, che il 23 gennaio scorso, esattamente tredici giorni prima della sentenza ha dichiarato al quotidiano Il Mattino: ““Non mi hanno mai aperto la porta, ho chiesto mille incontri senza avere riscontri. Non hanno mai cacciato un euro e come loro anche la Provincia e la Regione … Ho cercato in ginocchio la collaborazione di tutti gli enti ma non c’è stato verso. Mi hanno fatto terra bruciata intorno e mi hanno fatto fallire (intende il PST) incuranti del fatto che questa era una società importante che era arrivata ad avere anche 80 dipendenti … Per anni è stato detto che facevo l’amministratore al PST per merito di mio fratello. Niente di più falso perché siamo persone serie. Mio fratello dovrà decidere anche sul governatore De Luca ma io non ne so niente, né in passato ho avuto una corsia preferenziale. Sono stato infangato da vigliacchi, questo era il modo di liberarmi”. E qui nessuno ha più ragione di Remo perché, a suo modo, dice la verità. Ma la verità vera dov’è ? Ecco la risposta: nella sentenza che, soltanto perché tale, anch’essa ha ragione, ed è una ragione che vale più di tutte le altre ragioni, e come.
Ma nel bel mezzo di tutto questo turbinio di dichiarazioni e di sentenze si staglia, sicuramente, la figura imperturbabile, autonoma e indipendente di Michelangelo Russo che ha il coraggio di cristallizzare la ragione scrivendola in maniera, forse, inappellabile. Ma c’è soprattutto la lettura della sentenza di appello, consumata alla grande pochi secondi dopo le 17,45 del 5 febbraio 2016, che manda assolto il governatore Vincenzo De Luca e gli altri due imputati (Domenico Barletta e Alberto Di Lorenzo) con il classico dispositivo “perché il fatto non sussiste”. Un dispositivo che afferra tutte le ragioni di questo mondo e che da solo (anche se sarà necessario aspettare le motivazioni) è sufficiente non a cancellare tutto ma a disintegrare l’oggetto del processo incentrato sull’accusa di “abuso d’ufficio” che De Luca ha ristrutturato come “reato linguistico” nelle sue apodittiche affermazioni televisive; dunque la sentenza di appello oggettivamente costruita su una differenziazione sottile tra diritto amministrativo e diritto penale, in cui nel primo caso “ciò che non è previsto non si può fare” mentre invece nel secondo vigendo il principio di legittimità formale per cui “ciò che non è previsto come reato è normale” e tutto diventa lecito. Giusto e ragionevole anche questo, ma vuoi vedere che alla fine gli unici ad avere torto siamo noi umili mortali sempre succubi di una giustizia comunque ingiusta, e non soltanto perché arriva sempre tardi (come dice il governatore !!). Comunque, al di là dei sofismi giuridici e dei tecnicismi giuridici e linguistici il processo, è bene ricordarlo, era contenuto tutto in questa differenziazione che gli avvocati difensori (Paolo Carbone e Andrea Castaldo) hanno ben rappresentato alla Corte di Appello che ha legittimamente assolto i tre imputati perché il fatto non sussiste in quanto il reato, semmai sia stato commesso, era di natura amministrativa e non penale. E allora ? mi ha chiesto un amico quando gli ho fornito queste spiegazioni. “E allora niente” gli ho risposto “tutto ricomincia d’accapo e tutto è ancora in gioco”. Difatti le inchieste a carico di Vincenzo De Luca e i processi in atto, che sembrano aver cinto d’assedio l’ex sindaco di Salerno (ma anche questo è un sofismo !!), sono ancora tanti e tutti incardinati sulla base di un assunto principale, cioè l’esistenza di un apparato di potere che (secondo alcuni inquirenti) è interamente asservito alla figura ed al personaggio Vincenzo De Luca. Un apparato di potere che, almeno fino a questo momento, è stato sempre e soltanto ipotizzato e mai dimostrato, anche perché (aggiungo io) non c’è mai stato il tentativo di raggruppare in un’unica grande inchiesta tutte quelle già incardinate e quelle da incardinare, per avere un quadro generale ed effettivo del presunto “stato di sudditanza” in cui vivono i poteri forti della città. Sempre nell’ottica, ovviamente, di quanto dice lo stesso De Luca quando afferma che “Il controllo di legalità nei confronti di chiunque è doveroso in democrazia”.
Difatti, al di là di tutte le altre inchieste, c’è tuttora in atto un filone specifico che riguarda sempre il termovalorizzatore (fonte di molti guai) per la parte inerente i “famosi espropri” dei terreni che furono effettuati su ordinanze dell’allora commissario governativo De Luca prima ancora che lo stesso ne disponesse il cambio di destinazione d’uso; l’inchiesta è affidata ad un magistrato che, guarda caso, è anche contitolare di quella sulla variante in corso d’opera per Piazza della Libertà per la quale, pochi giorni fa, sono state notificate 26 ordinanze di conclusione delle indagini; una di queste naturalmente destinata anche a De Luca. Un magistrato che potrebbe, quindi, avere una visione più completa di quell’apparato ipotizzato da tanti suoi colleghi. E qui la materia si fa un po’ più difficile perché uscirebbe di scena il “diritto amministrativo” ed entrerebbe a gamba tesa solo il “diritto penale”. Ed è proprio da queste due inchieste che potrebbe più facilmente venire fuori l’apparato di potere tante volte soltanto ipotizzato. Non a caso quando si parla di giustizia siamo sempre presi da “il legittimo sospetto”, quel sospetto insinuante e pericoloso che del resto lo stesso magistrato Michelangelo Russo ha molto ben rappresentato nella sua opera satirica che porta, appunto, il titolo di legittimo sospetto. Ma avremo tempo e modo per parlarne nelle prossime puntate.
Gentile Direttore,
La leggo, e stimo……….specialmente per le sue battaglie per un “Diritto” meno incivile, ma questa volta trovo veramente difficoltà a seguirLa.
E’ fatto arcinoto che non si annovera tra i “peones” del Governatore…………ma altre volte è stato “differente”, da qui la stima, nel trattare argomenti “spinosi” senza” essere “fazioso”, ma restando sempre e comunque equilibrato.
Sicuramente De Luca non è Governatore per il mio voto o il Suo, ma questo non giustifica un “accanimento”, pure quando viene pronunciata la fatidia formula “il fatto non sustisse”.
Sarà pure assolto………….ma come non la mai negato ad altri non vorrà negare che è stato sottoposto ad un martellamento “mediatico”……………imprensentabile………….macchietta nazionale, grazie a Crozza.Bisogna avere il coraggio di ammettere che ha avuto coraggio e ha incassato tutto, a volte non in silenzio,anzi debordando pericolasamente (caso Bindi), ma chi non l’avrebbe fatto? Quanti non avrebbero gettato la spugna? Lui no…….e avuto ragione. Chi lo ripagherà della macchina del “fango” messa in moto? Il metodo “Boffo”, non ha funzionato. Sono sicuro che non si vorrà confondere Con “Travaglio” e il suo “fatto quotidiano” che hanno fatto “martire” il Governatore un giorno si e un giorno ……si, e poi due righe scialbe per dire che era stato assolto.Non è decente……..anzi è indecente.In questo paese delle meraviglie non basta essere essolti…….bisogna tirare fuori il distinguo , giusto,condivisibile,ma sottile,tra reato “penale” e reato “amministrativo”. E se ne accorgono solo ora? Questa critica “sorda” non è da Lei. Dovrebbe bacchettare la “Magistratura” che è capace di fare e disfare a suo piacimento………….non il Governatore,che non è sicuramente un “angelo” sceso dal cielo, ma nemmeno un deliquente “impresentabile” come lo si è dipinto fino all’altro ieri.E’ un politico…….con tutti i suoi difetti (tanti),ma semplicemente un politico.
Il “tricarne mediatico”………..la “fogna” di internet li ha subiti tutti………fino all’ultima goccia.
Non ritiene, come tante altre volte ha scritto, che la formula “il fatto non sustisse”, come per altri dovrebbe bastare pure per lui? No? Metta da parte La Sua pluriennale “critica” (condivisa), nel modo di gestire da “despota” dell’ex-Sindaco e si concentri, almeno per il momento, solo sul fatto che è stato assolto.
Non si confonda con i “personaggietti”.Lei è e deve rimanere un altra cosa.
Il Governatore doveva essere sconfitto………poteva esere sconfitto, ma sul campo,non per “interventi a gamba tesa” della Magistratura o della Commissione Antimafia ( ancora,con tutta la mia buona volontà,non ho capito che rapporto ci fosse tra il reato contestato al Governatore e da cui è stato assolto e la “mafia”).
Direttore è inutile che meniamo il can per l’aia……..comprendo il Suo dissapunto, ma bisogna ammettere che si è perso.Su tutti i fronti. Politico e Giuridico.
Alla luce della presa di posizione della Corte dei Conti, capisco pure ,adesso, la conferenza stampa,imcoprensibile, del Principe di Arechi,per scaricare il fido Squillante.
E’ il Principe ,con le sue scelte incoprensibili, che ci ha fatto perdere.Sperava,per tentare di mettere una pezza alla sua miopia politica e gestionale, in una azione della Magistratura tesa a spodestare lo strapotere di Vincenzo I°………..si è miseramente sbagliato, come su tante altre cose.
Lo spieghi a lui la differenza tra reato penale e amministrativo…..se ci riesce.
Tra l’altro nello specifico il reato “abuso di ufficio” a scanzo di ulteriori equivoci. è stato pure depenalizzato.
Non cerchiamo di arrampicarci sugli specchi ………….abbiamo perso e que lche è peggio che all’orizzonte non si vede non niente…………..ma il buio nero assoluto, non relatvo………figuriamoci poi dopo questa sentenza, che come tuttue le sentenze ……va rispettata.Il Kaimano ringrazia………..il Principe si mangia , se ne è rimasto,il fegato.