Aldo Bianchini
SALERNO – Erano da poco passate le ore 19.00 del 23 febbraio 1994 quando con voce sibilante e tagliente, ma fredda e decisa, Giovanni Pentagallo, presidente di una delle sezioni penali del Tribunale di Salerno, incominciò a leggere il dispositivo di sentenza a conclusione del lungo processo “Fondovalle Calore” che passerà presto alla storia come l’unico processo alla tangentopoli salernitana conclusosi con diverse condanne in tutti e tre i gradi di giudizio. Nell’aula fredda si sentiva soltanto la sua voce ferma e serena: cinque anni di reclusione per Raffaele Galdi, due anni per Franco Amatucci, un anno e dieci mesi per Carmine Spirito, un anno e dieci mesi a Franco Todini,, un anno e otto mesi a Pasquale Silenzio, un anno e quattro mesi ad Antonio Morcaldi, dieci mesi a Filippo Piecoro, un anno e cinque mesi ad Antonio D’Agnes, quattro mesi per Giorgio Corsi e Vincenzo Morziello, un anno e sei mesi a Vittorio Zoldan, un anno e quattro mesi a Federico Pagano e ad Renzo Rosi, un anno a Pietro Raulli, quattro mesi ad Antonio De Rosa … ecc. ecc.; insomma in pochi minuti gran parte del gotha salernitano del potere venne decapitato, mentre in lontananza si avvertivano già i rumors della caduta dei grandi politici dell’epoca. Lesse anche le sette assoluzioni di quel processo per: Bruno Liguoro, Mario Marchi, Guido Cicatelli, Ernesto Millerosa, Nicola Gigliello, Dante Marino e Antonio Salomone. Incredibile lo sbarramento del fuoco difensivo con i più noti avvocati dell’epoca: Andrea Antonio Dalia, Alberto Clarizia, Pasquale Franco, Dario Incutti, Paolo Carbone, Antonio Zecca, Rocco Pecoraro, Nello Guariniello, Lorenzo de Bello, Angelo Di Perna, Nino Marotta, Enrico e Carmine Giovine, Giuseppe Apostolico, Silverio Sica, Francesco Saverio Dambrosio e Agostino De Caro; li mise in fila tutti, uno dopo l’altro. Seguii attentamente quasi tutte le udienze di quel famoso processo; ebbi modo di apprezzare la serenità ed anche la professionalità del dottor Giovanni Pentagallo quando la mattina del 5 novembre 1993 fece in modo che Raffaele Galdi (in carcere per altra vicenda) entrasse in aula senza le manette e potesse prendere posto liberamente tra i suoi avvocati difensori (Incutti e Zecca); quella mattina la prontezza di Pentagallo evitò che a Salerno si ripetesse il caso di Enzo Carra che era stato trascinato in aula a Milano con gli schiavettoni ai polsi, cosa che fece andare su tutte le furie finanche Antonio Di Pietro. Per il “processo Fondovalle”, inoltre, il giudice Pentagallo stabilì un altro record imbattuto, accolse la mia richiesta di riprendere le fasi salienti del dibattimento e di mandarle in onda la stessa sera sulle frequenze di Tv Oggi di cui all’epoca ero direttore. Per la prima ed unica volta, almeno fino ad oggi, la città ebbe modo di vivere in una diretta-registrata le fasi salienti ed anche drammatiche, di un processo che Pentagallo nell’ordinanza di accoglimento della mia richiesta giudicò di grande impatto sociale e di importanza strategica e interesse per la pubblica opinione. Addirittura la lettura della sentenza fu registrata da Tv Oggi ed andò in onda dopo qualche minuto sia sulle frequenze di Tv Oggi che su quelle di Lira Tv in uno dei rari momenti in cui l’informazione salernitana seppe seppellire l’ascia di guerra. Ma chi è Giovanni Pentagallo, il magistrato che dal 14 dicembre 2015 siede sulla poltrona di Presidente del Tribunale di Salerno. E’ un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla magistratura, e lo ha fatto con grande spirito di servizio ed in assoluta umiltà; non è mai stato un presenzialista, piuttosto schivo e di lui quasi non esistono pubbliche fotografie e, soprattutto, le cronache non si sono mai interessate. Ha percorso tutta la scala della carriera incominciando come Pretore nelle aule salernitane, per poi passare alla Procura, all’ufficio del Gip/Gup fino alla presidenza di una delle sezioni penali del tribunale; insomma ha fatto e fa il giudice perché gli piace farlo e ci crede fino in fondo. Anche con le sue innumerevoli sentenze, da Pretore prima e da Giudice poi, è rimasto sempre nelle righe della legge per la legge, ed è scivolato quasi silenziosamente lungo le pendici, a volte piene di ostacoli, del suo lunghissimo viaggio professionale; adesso, dopo un periodo nella cosiddetta capitale del diritto (Napoli !!) ritorna nella sua città per presiedere il palazzo di giustizia più importante di tutta la circoscrizione giudiziaria, e non solo. Sono un ricordo molto lontano le lunghe e faticose partite a tennis che amava giocare sui campi in mateco del Villaggio del Sole per tenersi in forma anche mentale e per poter affrontare al meglio il suo duro e impegnativo lavoro. La politica, in quei mesi del processo Fondovalle, cercò forse di circuirlo e di aggredirlo; tenne duro e come fa un giocatore di tennis da fondo campo riuscì a domare tutti i suoi avversari che sfiniti si arresero. La sua nomina a presidente del tribunale di Salerno è scaturita, caso più unico che raro, dall’unanimità del plenum del CSM che ha ratificato, quasi come un semplice passaggio formale, l’importantissimo incarico. Lo aspettano tante difficoltà in un Tribunale che ha necessità di essere riordinato (se non proprio rifondato) in molti settori, ma state tutti tranquilli che con la sua pazienza di tennista consumato riuscirà a passarle tutte con precisi lungo linea e lob di rovescio. Auguri di buon lavoro Presidente Pentagallo.