SALERNO – Nel settore delle costruzioni dopo diciannove trimestri in calo torna a salire il numero degli occupati. Nel Mezzogiorno le unità impiegate nelle filiera dell’edilizia nel secondo trimestre del 2015 sono 445.000 (293.000 dipendenti più 152.000 indipendenti). Dal punto di vista percentuale l’aumento corrisponde al +3% nel secondo trimestre 2015 rispetto al pari periodo 2014 (+4,7% dipendenti; -0,1% indipendenti). Su base nazionale gli occupati nel segmento dell’edilizia sono aumentati del 2,3%: 34.000 unità in un anno. I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno prendendo spunto dalle elaborazioni contenute nel rapporto Istat “Occupati e disoccupati” (1 settembre 2015).
LA CAMPANIA
In Campania nel secondo trimestre 2015 gli occupati nel settore dell’agricoltura hanno raggiunto quota 74.000 (40.000 dipendenti più 34.000 indipendenti); 329.000 nell’industria (267.000 dipendenti più 62.000 indipendenti); 1.185.000 nei servizi (884.000 dipendenti più 301.000 indipendenti). In totale nella nostra regione gli occupati sono 1.588.000 di cui 1.191.000 dipendenti e 397.000 indipendenti.
Dal punto di vista delle forze di lavoro la Campania esprime 1.992.000 persone, che configurano un incremento dell’1,5% rispetto al secondo trimestre 2014. In crescita anche gli occupati (1.589.000, +1,5%), e le persone in cerca di occupazione (404.000, +1,5%). In campo positivo anche gli altri indicatori relativi al mercato del lavoro: il tasso di attività riferito alle persone nella fascia anagrafica compresa tra 5 e 64 anni si attesta al 49,9% (+1%); il tasso di occupazione – 15/64 anni – sale al 39,7% (+1%); mentre il tasso di disoccupazione (20,3%) risulta stabile rispetto al secondo trimestre del 2014.
Se si raffrontano questi dati è possibile riscontrare in ogni caso una netta dicotomia tra le aree del Sud (e quindi anche la Campania) e le altre macro-ripartizioni del Paese. Da considerare principalmente la dinamica del tasso di disoccupazione: dopo 14 trimestri di crescita ed il calo accertato nel primo trimestre 2015, nel secondo trimestre in ambito nazionale si è fermato al 12,1% (-0,1 punti su base annua). Tale indicatore è il frutto della riduzione che ha avuto luogo al Nord (-0,3 punti percentuali) che si è associata con la stabilità nel Mezzogiorno e l’aumento al Centro (+0,1%). Ma le differenze territoriali – ha spiegato l’Istat – si ampliano: l’indicatore spazia dal 7,9% delle regioni settentrionali al 10,7% del Centro, fino al 20,2% del Mezzogiorno, con punte del 20,3% in Campania.
Vanno segnalati, in ogni caso, una serie di riferimenti statistici positivi. Per quanto concerne la crescita degli occupati (+180.00 unità su base nazionale, +0,8% in un anno), l’aumento riguarda sia la popolazione maschile che quella femminile e coinvolge soprattutto il Mezzogiorno: +2,1%, 120.000 unità. Altro trend che occorre considerare nella sua effettiva valenza è l’occupazione su base annua riferita all’industria in senso stretto: mentre aumenta al Nord, cala al Centro e nel Mezzogiorno. Nel terziario gli occupati crescono dello 0,8% (+127.000 unità), «soprattutto – scrive l’Istat – tra i dipendenti e nel Mezzogiorno».
Dal punto di vista della tipologia dei contratti di lavoro l’Istat rileva che «l’incremento di occupazione interessa soltanto i dipendenti, cresciuti nel secondo trimestre del 2015 dell’1,1% (183.000 unità), mentre gli indipendenti rimangono sostanzialmente invariati». Prosegue l’aumento del numero di dipendenti al tempo indeterminato (+0,7%, 106.000 su base annua), associato all’aumento dei dipendenti a termine (+3,3%, 77.000 unità). In riduzione i contratti di collaborazione (-11,4%). Altro dato indicativo del clima maggiormente positivo che si registra nel mercato del lavoro è quello inerente il tasso di inattività che scende al 35,8%: dopo la crescita interrotta dal terzo trimestre 2011, «diminuisce lo scoraggiamento (-5,8%) soprattutto nel Mezzogiorno e nei giovani di 15-34 anni».
IL MEZZOGIORNO
Sintetizzando i principali indicatori riferiti al Mezzogiorno va sottolineato che il numero di occupati cresce in tutte le ripartizioni territoriali, ma soprattutto nel Sud del Paese (+2,1%) «dove oltre la metà della crescita interessa le donne (+35, 65.000)». L’Istat definisce intensa la crescita del tasso di occupazione nel Mezzogiorno: +0,9% rispetto allo 0,4% nel Centro e nel Nord.
L’incremento occupazionale interessa soltanto i dipendenti (+1,1%), mentre gli indipendenti rimangono praticamente invariati. Complessivamente i dipendenti rappresentano il 75,5% del totale degli occupati, mentre gli indipendenti il 24,5%.
Nell’ambito dei settori produttivi il numero di occupati aumenta in agricoltura del 2% in seguito all’incremento nel Mezzogiorno: +8,4%, +30.000 unità. Nell’industria in senso stretto l’occupazione resta stabile in quanto all’aumento nel Nord (+1,3%, 38.000 unità) si contrappone la diminuzione nelle altre ripartizioni geografiche. Nelle costruzioni gli occupati tornano a crescere soltanto nel Nord e nel Mezzogiorno: sia per quanto riguarda i dipendenti (+2,7%, 24.000 unità) che per gli indipendenti (+1,6%, 10.000 unità). Nel terziario l’occupazione cresce dello 0,8%: l’aumento si concentra nel Centro e nel Mezzogiorno e interessa gli occupati nei segmenti del credito e assicurazioni, alberghi e ristoranti, servizi alle imprese e servizi alle famiglie.
Nell’ambito dei flussi inerenti la disoccupazione la sostanziale stabilità rispetto al secondo trimestre del 2014 presenta una mappatura differenziata per territori: il calo nelle regioni settentrionali (-40.000 unità) «è compensato dall’incremento nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno».
Il tasso di disoccupazione, infatti, si riduce al Nord (-0,3%), aumenta al Centro (+0,1%) e rimane stabile in campo negativo al Sud. «Pertanto – sottolinea l’Istat – si ampliano i divari territoriali con l’indicatore che si posizione al 7,9% nelle regioni settentrionali, al 10,7% nel Centro, fino ad arrivare al 20,2% nel Mezzogiorno»; in Campania al 20,3% con una variazione nulla rispetto al secondo trimestre 2014. Nel Mezzogiorno i 15-24enni in cerca di impiego sono 325.000 unità, il 13,8% della popolazione. Lo stesso indicatore scende a livello nazionale al 10,5% rispetto all’11,2% di un anno prima. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni nel Mezzogiorno è pari a 57,4% delle forze lavoro (occupati e disoccupati), con un aumento di 1,3 punti percentuali.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANTONIO LOMBARDI
«I segnali provenienti dall’analisi del mercato del lavoro in Campania realizzata dall’Istat – dichiara il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – vanno letti nell’ambito di una perdurante stasi degli investimenti pubblici. Si evidenzia, in ogni caso, una dinamica positiva derivante principalmente dalla capacità di riposizionamento sul mercato delle piccole e piccolissime imprese della filiera dell’edilizia che, in attesa di una decisa ripartenza degli investimenti pubblici, hanno saputo aggredire le nicchie disponibili sul fronte della domanda di lavori, con particolare riferimento agli interventi di efficientamento energetico e di ristrutturazione delle abitazioni».
«Se si va a verificare con attenzione – continua Lombardi – quanto sta accadendo nell’ambito delle tipologie professionali riconducibili al comparto dell’edilizia, colpisce non poco il dato Unioncamere riferito alle imprese a guida straniera. La prolificazione delle partite Iva, molto intensa nel segmento delle costruzioni, conferma la frammentazione del mercato del lavoro in atto: è del tutto evidente che di fronte alla carenza di commesse si ricorre a professionalità esterne, anche straniere, nel tentativo di ridurre i corsi gestionali. In questo contesto occorre valorizzare tali professionalità, ma nello stesso tempo avviare un’attenta azione di monitoraggio al fine di verificare il pieno rispetto delle regole in modo da garantire una concorrenza leale e corretta tra piccole, medie e grandi aziende. È indubbio – conclude il presidente dei costruttori salernitani – che tutti questi fermenti di rinnovato dinamismo vanno incoraggiati attraverso un piano preciso di investimenti che tarda a delinearsi sia a livello centrale che periferico: è appena il caso di ricordare che il tasso di disoccupazione rilevato in Campania è pari al 23% rispetto al 10,7% delle regioni del Centro ed al 7,9% di quelle del Nord. Ogni commento appare superfluo».