Maddalena Mascolo
SALERNO – Già da alcuni anni la Freedom Tower svetta tra le nuvole verso il cielo di Manhattan nella città denominata “big apple”. E’ il quarto grattacielo più alto del mondo ed il più alto dell’Emisfero occidentale. È il principale del New World Trade Center di New York, in Lower Manhattan, sul sito delle precedenti Torri Gemelle, distrutte negli attentati dell’11 settembre 2001. L’altezza dell’edificio è di 1776 piedi, pari a 541 metri e 33 centimetri ai quali si aggiungono i 5 metri del pennone che però non vengono calcolati nell’altezza totale. Il numero 1776 non è casuale: è stato scelto poiché rappresenta l’anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. Questa è l’America, o meglio questa è New York al viandante che dovesse capitare non tanto per caso da quelle parti. Un’America capace di risorgere dalle ceneri di un attentato che avrebbe fiaccato la resistenza e la capacità di reagire di qualsiasi altro Paese del mondo. Il buco enorme che è rimasto a perenne ricordo di quel tragico giorno e del crollo del World Trade Center (le due torri gemelle) è rappresentato da un’enorme vasca interrata; sul muretto di cinta sono stati iscritti per sempre tutti i nomi delle vittime innocenti di quella strage; l’enorme flusso di acqua sgorga dalle pareti della vasca quadrangolare e precipita verso il basso dove compone varie figure fino a sommergersi per essere ripresa, ripulita e rimessa in circolo. Quel giorno del lontano 2001 ero anche io, come tanti altri telespettatori, vicino al televisore di casa (da noi erano circa le quindici) ed assistevo attonita al compimento di un fatto storico ancorchè crudele e assolutamente ingiusto. Buona parte del mondo, credo, rimase incollato ai teleschermi e il pensiero di tutti andò subito alle conseguenze che sarebbero arrivate naturali, giuste e doverose da parte del Paese più forte del mondo. Da quel momento, insomma, il Mondo cambiò non solo perché l’America messa sotto attacco contrattaccò in maniera violentissima, ma anche perché da quel momento l’accesso di chiunque nel paese della libertà è diventato severamente controllato e le impronte digitali vengono prese a tutti, anche a chi c’è già stato altre volte. Anche il resto del pianeta sembro scuotersi dopo quella tremenda giornata, poi piano piano la sicurezza si è allentata fino a divenire quasi disarmante e disarmata. Il popolo americano, però, non molla e si ritrova ogni anno in ginocchio dinanzi al luogo della tragedia e New York è sempre più blindata. L’immagine che più mi colpì in quella memorabile giornata televisiva, in quell’infinito reality show, fu il crollo della prima torre che colpì violentemente le coscienze di tutti gli abitanti della Terra. A distanza di quattordici anni, e anche nel ricordo sbiadito, è giusto fermarsi per almeno un secondo e andare con il pensiero e con l’anima verso quelle anime innocenti.
direttore: Aldo Bianchini