Aldo Bianchini
SALERNO – Il silenzio della stampa salernitana sull’esistenza delle “due reliquie di San Matteo” è assordante. Probabilmente nessuno dei giornalisti ha mai letto innanzitutto il libro di “don Nicola Acocella” (zio del docente universitario Pino) dal titolo “La traslazione di San Matteo” (Grafica Di Giacomo del 1954) ed anche il più recente “Da Velia a Salerno, la traslazione delle reliquie di San Matteo apostolo ed evangelista” di Amedeo La Greca (ed. CPCC del 2014). Se lo avessero fatto avrebbero capito che di reliquie di San Matteo ce n’è più di una in giro: nel braccio, nel petto della statua, e qualcuna regalata in pieno medio evo, subito dopo il ritrovamento dei resti in quel di Novi Velia nel lontano 954 d.C.. Nessuna reliquia risulta mai ritrovata a Paestum (checché ne dica Il Mattino !!); come dire … a volte anche i giornalisti online possono essere capaci di leggere, studiare e fornire esclusive di prima mano. Nel merito bisogna prendere atto che l’ignoranza è totale e coinvolge, purtroppo, non solo gli ignari portatori ma anche i grandi giornali e i loro superbi commentatori. Ma veniamo ai fatti più recenti, cioè al commento della giornata conclusa con l’Alzata del Panno da parte dei portatori all’interno del quadriportico del Duomo; un momento particolare che, sembra, aver segnato la definitiva riappacificazione (almeno per ora !!) tra la Curia e i portatori (i cosiddetti “paranzieri”). Non c’è mai stata alcuna trattativa dal vago sapore sindacale -ha tuonato mons. Moretti- ma solo una discussione costruttiva; “Faremo una grande processione” sembra sia stata la risposta dei paranzieri che si aspettavano di poter sottoscrivere un comunicato congiunto che, alla fine, molto intelligentemente il Presule non ha autorizzato perché un siffatto documento avrebbe dato sicuramente il marchio di un accordo sindacale. Ma quando c’è una diaspora la gente comune si chiede “Ma chi ha vinto ?”. Un amico, casualmente incontrato ieri mattina 22 agosto sempre nei pressi di quella famosa edicola di Torrione, mi ha aperto la mente circa la possibilità di un’altra soluzione del cosiddetto “giallo di San Matteo”, non volendo con questo intendere solo l’esistenza delle due reliquie, piuttosto tutte le delle problematiche legate alla processione che l’anno scorso sfociò nei moti di Salerno. “L’arcivescovo mons. Luigi Moretti ha ragione in tutto e per tutto, ha stravinto ?”, ha sentenziato il mio amico, e via una serie di intrecci, di discussioni, di considerazioni e di riflessioni anche su come il Presule ha indetto, diretto e condotto la conferenza stampa dello scorso 11 di agosto, con tanti giornalisti a fare soprattutto domande retoriche (per non dire altro !!); e su come ha imbrigliato i portatori inchiodandoli alle loro responsabilità nel corso del colloquio avuto con loro proprio nella mattinata dell’Alzata del Panno. “Bravo Moretti -ha continuato- è riuscito finalmente a non far entrare la statua nel Comune per omaggiare la politica”. Prima di analizzare la conferenza dell’ 11 agosto (momento cruciale !!) è giusto rammentare a tutti quello che accadde subito dopo la processione del 2014; ebbene in quella occasione Mons. Luigi Moretti indirizzò una lettera aperta ai fedeli ed ai portatori con la quale sancì e notificò le nuove norme (in gran parte volute dalla CEI) per disciplinare l’organizzazione e la realizzazione della processione che ogni 21 settembre attira migliaia di persone, turisti e curiosi da ogni parte del territorio provinciale. Sostanzialmente l’arcivescovo da quel documento non si è mai discostato cercando di mantenere sempre la barra dritta nella direzione voluta. Con la conferenza stampa il Pastore non ha fatto altro che ribadire il contenuto della lettera dell’anno scorso e di quella del giugno 2015 con l’aggiunta a sorpresa di una grande novità: il braccio di San Matteo che ha spiazzato un po’ tutti. Un modo come un altro per dire a tutti i presenti (non so quanti l’hanno capito !!) che nella società di oggi bisogna avere rispetto dei ruoli, soprattutto quello della Chiesa che è e rimane centrale, autonomo e indipendente; insomma un potere a se stante che, nel rispetto del ruolo degli altri, detta le regole di tutte quelle manifestazioni che si accompagnano ai riti prettamente religiosi. In pratica Mons. Moretti, con molta eleganza e sottigliezza di linguaggio, ha lanciato un messaggio molto forte: “nella Chiesa salernitana comando io”; e badate che, da buon pastore, l’arcivescovo non ha mai forzato la mano in nessuna circostanza ma ha cercato sempre di trovare le soluzioni giuste che potessero anche essere condivise dagli altri che occupano cariche e ruoli diversi, a cominciare dal sornione e indeciso sindaco Enzo Napoli che deve, comunque, aspettare ordini dall’alto. Se all’apparenza Moretti ha dato e concesso molto ai portatori ha, comunque, con fermezza impedito due cose essenziali: gli inqualificabili inchini e le entrate senza senso nella Guardia di Finanza e nel Comune. Ed ha aggiunto quello che io definisco “il colpo d’ala”, cioè che utilizzerà il braccio di San Matteo (al di là dell’esistenza o meno dell’altra reliquia !!) per provvedere alla benedizione della Casa Comunale come se volesse benedire tutta la popolazione e l’intera città. Al di là di quello che ha scritto Gabriele Bojano sul suo giornale, il Vescovo già l’anno scorso aveva ordinato che la statua non entrasse in Comune (e allora De Luca era ancora sindaco, vero Gabriele !!) e per rafforzare la sua decisione, quest’anno, ha aggiunto la benedizione con il braccio del Santo. Ed è tutta qui la soluzione del rebus, ovvero del “giallo di San Matteo”; sua eccellenza Moretti ha preso due piccioni con una fava (sempre che la mia ipotesi sia attendibile !!); da un lato ha messo il sindaco (che non c’è) di fronte all’impossibilità di rispondere con immediatezza in mancanza di ordini superiori, e dall’altro ha scaricato ogni responsabilità di quanto potrà accadere su tutti gli interessati (portatori compresi) che dovranno muoversi ognuno per proprio conto ma nel massimo rispetto del ruolo degli altri, soprattutto di quello della Chiesa. Fino a qualche giorno fa non sapevo che l’anno scorso l’arcivescovo, nel pieno della processione, quando era ancora davanti alla Provincia, aveva manifestato la sua intenzione di abbandonare il corteo e che era stato caldamente invitato dal Prefetto (che aveva già fatto, da par suo, le cavolate in cattedrale al mattino quando si era preoccupata di far dare la sedia a De Luca -queste cose ce le dimentichiamo velocemente-) a non andare via per pressanti esigenze di ordine pubblico. Dunque fu solo una squallida vittoria di Pirro quella che tutti i mass media sbandierarono, invece, come il predominio dei portatori sulla Curia. Cosa accadrà prima della data fatidica del 21 settembre prossimo è davvero difficile da prevedere; il rischio di congelare la processione almeno per un anno deve essere allontanato rapidamente, sarebbe un peccato gravissimo che ricadrebbe su tutti. Ma c’è un’indiscrezione molto riservata uscita dalle segrete stanze della Curia; si parla di un imminente viaggio fuori Città di San Matteo … giornalisti issate le antenne !! Ma questo al prossimo servizio.
direttore: Aldo Bianchini