Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo l’esclusiva di questo giornale sull’esistenza della seconda reliquia di San Matteo sembra essere calato il silenzio, quasi come se fosse stato chiuso il sipario sulla sceneggiata che sprovveduti, fingendosi conoscitori della materia e illustri commentatori, hanno tenuto in piedi per giorni e giorni. Più leggo gli articoli che molti giornali hanno dedicato, giustamente, all’evento della prossima “Alzata del Panno” e della “Processione di San Matteo” è più mi rendo conto che, purtroppo, in questa Città c’è molta gente che non vuole dire o scrivere la verità e che fa finta di niente quando è messa di fronte alla cruda verità. Anche sugli avvenimenti accaduti appena un anno fa nessuno dice la verità di fronte a quelle scene miserevoli dei portatori tronfi come se avessero vinto la battaglia di Waterloo. E mi sono, legittimamente, chiesto: “Ma chi cavolo sono questi portatori ?”, e ancora “Possibile che riescano a tenere in mano le briglie di un’intera Città, informazione compresa ?”. Perché, amici lettori, comunque la mettiamo dobbiamo partire da un assunto principale: Curia e Comune se la sono fatta sotto per la paura di contrastare le richieste (in parte anche legittime !!) dei portatori. Ma perché e, soprattutto, di chi dobbiamo aver paura in questa benedetta Città ? Mi rendo conto che non è facile rispondere alle domande che ho posto innanzitutto a me stesso; non resta che andare avanti per testimonianze dirette, valgano quello che valgano. Ho letto un passaggio interessante scritto dalla brava collega Carmen Incisivo (Il Mattino del 14 agosto) che riporto nella sua interezza: “Le offese al vescovo non sono state le nostre. Abbiamo avuto dei difetti di comunicazione prima che la processione iniziasse ma poi quello che è accaduto per strada non è responsabilità nostra. Se i salernitani non hanno gradito le decisioni assunte dalla Curia noi non possiamo farci nulla. Se ci incitavano per portare in Comune la statua di San Matteo non era certo opera nostra. I salernitani tengono alle tradizioni, lo dimostrano e si sono fatti sentire. Quest’anno non rimarremo col cerino in mano e non intendiamo rispondere di cose di cui non siamo responsabili e sulle quali non abbiamo il minimo controllo”. La giornalista non precisa le generalità di chi ha reso tali dichiarazioni; ma chi lo ha fatto, se lo ha fatto, ha una bella faccia di bronzo, anzi una grande faccia tosta. Mi fermo qui, e passo ad analizzare passo dopo passo la insana dichiarazione. L’anno scorso, l’ho scritto più volte, ero fermo dinanzi all’ingresso principale del Comune con alcuni altri colleghi da almeno un paio di ore prima che passasse la processione e fino ad esaurimento della stessa, per poi sostare ancora e intrattenermi in discussioni su quanto era accaduto. Andiamo con ordine. Almeno quaranta minuti prima che arrivasse la processione due solerti vigili urbani in divisa, quasi alla chetichella, hanno spocchiosamente aperto i battenti del cancello principale e si sono dileguati (basta sequestrare i registri di presenza per scoprire la loro identità, ma forse non interessa a chi indaga !!); quando la statua di San Matteo è giunta al Comune ho sentito alle mie spalle alcune urla provenire dalla folla; mi sono girato ed ho intravisto alcuni imbecilli facinorosi senza arte e né parte (una decina al massimo) inveire a gran voce contro l’Arcivescovo, ma nessuno chiedere l’ingresso della statua, probabilmente perché l’obiettivo in quel momento era l’arcivescovo. Una decina di imbecilli che venivano aizzati a braccia dai portatori che li incitavano; immagini che almeno Telediocesi (che aveva una postazione in quel sito) avrà certamente inquadrato e registrato. Insomma mi sembravano scene tratte da un copione ben scritto e ben organizzato da tempo anche con l’aiuto di quella decina di imbecilli. Li è mancato, secondo me, il decisionismo dell’arcivescovo che doveva lasciare la processione e far ritorno in cattedrale per attendere le statue dei Santi; ma questi atteggiamenti sono propri e consoni soltanto per il personaggio De Luca che qualche ora prima aveva annunciato la sospensione dei fuochi d’artificio, un altro elemento che ha fatto accrescere la rabbia. In merito ai “difetti di comunicazione prima che la processione iniziasse ma poi quello che è accaduto per strada non è responsabilità nostra” è sufficiente guardare bene la foto posta a corredo di questo articolo. Ebbene se lo sguardo del capo-paranza vi sembra un difetto di comunicazione, allora vuol dire che io non farò più il giornalista. Tutta la vicenda che si trascina da un anno può essere sintetizzata proprio in quello sguardo che il portatore lampeggia contro il capo della Chiesa salernitana; tutto è iniziato da lì e sarà molto difficile fermare la deriva. Ora i portatori pretendono che la Curia metta per iscritto il programma della processione, dettagliandolo minuto per minuto e metro per metro; roba dell’altro mondo. Lo ripeto fino a stancarmi, in questi casi, per questi casi la soluzione c’era e c’è ancora, ma fino a questo momento l’arcivescovo Mons. Luigi Moretti non l’ha voluta praticare.
direttore: Aldo Bianchini