Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo la notizia della “doppia reliquia esterna” di San Matteo (un osso nel braccio e un dente nel busto, entrambi argentei) che ho dato con ampiezza di particolari nell’articolo di ieri (titolo: ”Le bugie della Curia e le reliquie del Santo”) è il caso di approfondire la notizia con altri particolari. Secondo una corrente di pensiero che affonda le sue radici nella notte dei tempi “il dente di San Matteo” (custodito in un medaglione all’interno del busto) non sarebbe altro che il “dente del giudizio” del Santo Patrono di Salerno. Una rivelazione ancora più importante, se vera, ai fini dell’adorazione del Santo senza voler fare la minima distinzione o valutazione tra le due reliquie che dovrebbero appartenere, come da tradizione, all’apostolo evangelista. Quella della storia di San Matteo è un terreno sul quale mi muovo con palese difficoltà non avendo, io, le giuste qualità di storico e studioso; meglio di me potrebbe dire la sua in questo momento di difficoltà lo storico prof. Carmelo Currò che è uno studioso riconosciuto della materia. Sto, però, leggendo il libro “Da Velia a Salerno, la traslazione delle reliquie di San Matteo apostolo e evangelista” scritto dall’ottimo Amedeo La Greca di Rutino e leggerò al più preso anche il libro scritto da un altro storico importante, don Nicola Acocella -zio di Pino-, che una sessantina di anni fa dedicò molto del suo tempo alle ricerche storiche sul Santo ed ai solenni festeggiamenti ordinati da Mons. Demetrio Moscato nel 1954 in occasione del millennio dalla traslazione delle spoglie (appunto da Velia a Salerno) avvenuta nel lontano 954 d.C.. In preparazione di quei solenni festeggiamenti tenutisi tra il 6 e il 9 di maggio di quell’anno, si legge, l’arcivescovo Moscato ordinò alcuni importanti restauri alla tomba del Santo (conservata nel sottovano della cripta del Duomo) ed in quella occasione chiese a Roma la possibilità di effettuare anche una ricognizione delle spoglie del Santo. E qui si apre uno dei grandi misteri intorno alla figura del Santo e si scivola più nella leggenda che nella storia. Nessuno ha saputo se l’autorizzazione alla ricognizione venne mai concessa e se la stessa venne mai effettuata; sul fatto circolano soltanto voci e nessun documento scritto, neppure a livello ricostruttivo da parte degli storici che nel corso di questi decenni si sono cimentati sull’argomento molto spinoso. Il fatto certo, sicuro ed indiscutibile è che le reliquie esterne (nel senso che si trovano fuori dal sepolcro) del Santo Patrono sono due: il dente del giudizio e un osso; il primo conservato in un medaglione nel petto della statua e il secondo in un braccio argenteo. Tutto questo è assodato e confermato da tutti, e cioè che a Salerno nella cripta del Duomo ci sono le spoglie del Santo e che all’esterno esistono due reliquie; su questo nessuno ha mai opposto altre paternità. Dell’esistenza della seconda reliquia nel busto del Santo pare, oggi, che nessuno ne sapesse nulla, tanto è vero che l’arcivescovo Moretti (sicuramente all’oscuro di questa verità) ha cercato molto diplomaticamente di condurre i portatori sulla giusta via promettendo loro l’entrata nel Comune del braccio con la reliquia. Difatti il comunicato ufficiale della Curia, dopo la conferenza stampa di martedì scorso 11 agosto, parla chiaro “A proposito di questo è utile e importante riconoscere il significato della presenza della Reliquia che è molto piú dell’immagine e dell’effige di un santo, contenendo ossa appartenute al corpo del santo. Inoltre nella nostra città la reliquia di San Matteo caratterizza, con la sua presenza, tutti i momenti celebrativi che qualificano, attraverso gli appuntamenti dedicati, tutto il mese di preparazione alla festa” e dà per assodato l’esistenza di una sola reliquia. Sarebbe interessante capire e sapere chi o che cosa ha potuto indurre l’arcivescovo Mons. Moretti in un errore così grossolano. Errore, ripeto, che se è giustificabile per Mons. Moretti non lo è altrettanto per i sacerdoti che da tempo gli stanno intorno; qualcuno di questi poteva e doveva sapere ma ha preferito tacere. In un prossimo articolo cercherò di descrivere anche gli errori commessi dai portatori e le menzogne che gli stessi, oggi, dicono attraverso le televisioni e i vari giornali.
direttore: Aldo Bianchini