SALERNO – Mentre la battaglia, senza esclusione di colpi, tra la proprietà del gruppo “Cedisa – La Quiete” e i dipendenti sindacalizzati continua, ecco arrivare a questa redazione una precisazione, molto corretta e garbata, del sindacalista Angelo Di Giacomo (della CGIL sanità) in merito ad un articolo apparso su www.ilquotidianodisalerno.it in data 27 maggio 2015 dal titolo “Calabrese: un uomo dalle mille risorse” in cui, a mia firma, venivano analizzati alcuni aspetti dell’inquietante vicenda. Una vicenda che, del resto, si ripropone all’attenzione generale con una stanca e metodica periodicità; un rituale ormai noto ed incapace di sorprendere. Un rituale che, però, fa parte della cosiddetta “strategia della tensione” che la mente pensante (l’unica !!) del poderoso gruppo imprenditoriale della sanità privata salernitana, Leonardo Calabrese, riesce a mettere in atto per prendere in contropiede tutte le Autorità costituite (Regione, ASL, Prefettura, Equitalia, Sindacati) e gli stessi dipendenti che, divisi in varie fazioni, supportano e/o contrastano l’azione del mitico avvocato. Tutto questo fino a qualche tempo fa, anzi fino a poco tempo fa; ora la situazione sembra essersi fatta improvvisamente più difficile e di non facile lettura neppure per l’astuta mente di Calabrese che ora, dopo numerosi tentativi di sfuggire ai suoi obblighi, sarà costretto a mettere mano alla cassa del gruppo se non vuole che davvero le cose finiscano in un fallimento clamoroso. Per decenni Leonardo Calabrese è riuscito sempre a cavarsela con scaltrezza ed a lavorare (e ad assicurare lavoro, non dimentichiamo questo aspetto, a centinaia di famiglie) con i soldi della sanità pubblica mettendo da parte ed al sicuro il pur giusto profitto aziendale. In pratica il “gruppo Calabrese” non rischiando quasi mai niente di suo è stato capace di rimanere sulla cresta dell’onda ed a fare quello che altri gruppi non sono riusciti a fare, navigando a vista sulla lama affilatissima di un rasoio, sempre sotto stretto controllo da parte delle Autorità che è riuscito a contrastare grazie alla sua abilità di movimento nel mare magnum delle leggi e delle disposizioni che regolano il “pianeta sanità” di questo Paese. Con stratagemmi molto particolari ha cercato di portare dalla sua parte tutti quelli che potevano essergli di aiuto nei momenti di difficoltà, in questo ha forse anche abusato del suo potere e della sua forza di convincimento dell’avversario, andando spesso anche al di là delle righe della linearità operativa. Questo il quadro generale in cui, ritornando all’articolo del 27 maggio scorso, avevo inserito la seguente frase: “Qualche giorno fa ho letto sul quotidiano “Il Mattino” a pag. 37 il seguente titolo: “La sanità – Sciopero Cedisa, volano gli stracci”. Incuriosito ho letto anche l’articolo; in verità non ci ho capito molto perché, forse, nella fretta redazionale è stato omesso qualche passaggio fondamentale soprattutto nel rapporto tra il sindacalista Angelo Di Giacomo (CGIL) ed Equitalia Sud che avrebbe bloccato presso l’ASL di Salerno alcune cifre importanti che dovevano affluire nelle casse di Leonardo Calabrese, utili anche al pagamento delle mensilità arretrate (si parla ormai di circa quattordici mensilità, record assoluto nella storia delle due forti società) in favore dei tantissimi dipendenti … Mi fa sorridere, quindi, quella che dovrebbe essere l’azione indipendente ed autonoma di un sindacalista notoriamente schierato contro Calabrese dopo che lo stesso sindacalista ha avuto un figlio occupato presso il Cedisa e poi licenziato per “conflitto di interesse” (almeno così è scritto su Il Mattino del 22 aprile 2015); l’indipendenza non si riceve in regalo ma la si conquista giorno dopo giorno con le azioni corrette e trasparenti”. Quel sindacalista era, ovviamente, Angelo Di Giacomo (noto per le sue battaglie a difesa della classe operaia), papà di Pietro già dipendente del Cedisa, con una variabile importante rispetto a quanto da me descritto sulla base delle notizie raccolte da Il Mattino del 22 aprile 2015. La variabile non da poco è costituita dal fatto che, documenti alla mano, Pietro Di Giacomo (figlio di Angelo) non è stato licenziato ma si è dimesso in data 22 settembre 2005 con regolare lettera protocollata al n. 51 del registro in possesso della segreteria generale del Cedisa e con la più semplice delle motivazioni: “il sottoscritto Di Giacomo Pietro dipendente in qualita’ di tecnico di radiologia comunica le proprie dimissioni a far tempo dal 20/10/2005. Coglie l’occasione per porgere distinti saluti”. Una scelta coraggiosa e di grande dignità fatta da un lavoratore che con l’azione sindacale del proprio genitore non c’entrava assolutamente nulla. Dunque va da se che Leonardo Calabrese se proprio non ha mentito ha quantomeno non detto la verità all’inconsapevole giornalista de Il mattino prima di quel fatidico 22 aprile 2015 quando la redazione salernitana del prestigioso quotidiano decise di pubblicare la clamorosa notizia che sicuramente gettava inopinatamente discredito sulla figura e sull’immagine del notissimo sindacalista della Cgil Angelo Di Giacomo, attuale dipendente del gruppo sanitario privato “Tortorella”. Sembra, ma la cosa è ancora tutta da accertare, che Di Giacomo abbia dato disposizioni ai suoi avvocati per sporgere regolare querela contro Leonardo Calabrese per le provocatorie insinuazioni fatte arrivare all’opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione. E la battaglia va avanti verso una ormai imminente fine dei giochi e dei giochetti; fra qualche giorno le istituzioni dovranno prendere decisioni irrevocabili circa la possibilità e la capacità del gruppo Cedisa-La Quiete di continuare in un’attività che, ripeto, ha dato lavoro a centinaia di famiglie salernitane.
direttore: Aldo Bianchini