I chiodi di Monte San Giacomo

Aldo Bianchini
MONTE SAN GIACOMO – Potrebbe sembrare il titolo di un film, potrebbe apparire come la definizione dei mali di una comunità, potrebbe infine essere presentata come la vendetta dei proprietari di equini e bovini lasciati a pascolare allo stato brado su per le pendici del Monte Cervati e nelle lussureggianti vallate intorno ad uno dei paesi più belli del Vallo di Diano. La sequenza quasi impressionante del ritrovamento di bovini ed equini (nonché alcuni animali selvatici) trovati uccisi lungo i sentieri montani potrebbe, dicevo, far pensare ad una sorta di vendetta della gente comune contro gli approfittatori violenti ed irrispettosi verso l’intera comunità montesangiacomese. Probabilmente non è niente di tutto questo anche se bisogna far fronte ad una dura realtà, quella dei “chiodi a tre punte” (foto di Ondanews.it) volontariamente e proditoriamente gettati lungo le strade di montagna; perché ce non si tratta di chiodi a tre punte non vedo come possano bucare i pneumatici delle autovetture in transito. Ma i chiodi siffatti non sono facilmente recuperabili e non tutti i negozi di ferramenta li mettono in vendita; basterebbe, quindi, fare un rapido censimento dei pochissimi venditori per incominciare ad intravedere la soluzione sul piano delle responsabilità giudiziarie e penali, se già non lo stanno facendo le Autorità costituite. Qualcuno dice anche che detti chiodi possono essere recuperati dal “filo spinato” opportunamente tagliato nei posti giusti. Il filo spinato lo vendono quasi tutti i negozi del settore, però badate bene che il filo spinato non lo vendono “sfuso” ma in matasse superiori ai duecento metri e molto costose. Dunque potremmo trovarci di fronte ad una vera e propria organizzazione con disponibilità di interessanti capitali e non di una goliardata giovanile o peggio della vendetta di qualche singolo individuo. Anche in questo caso, comunque, dovrebbe essere assai facile per gli inquirenti giungere ad una rapida soluzione con ispezione presso tutti i rifornitori del Vallo e della zone limitrofe; è un’operazione complessa ma anche abbastanza semplice andando alla fonte, cioè alle poche case produttrici di questo tipo di filo ferroso e poi a cascata individuare il negozio che ne ha venduto di più in questi ultimi tempi. Si potrebbero contemporaneamente allargare le indagini, con perquisizioni ad hoc, nelle abitazioni e/o nei depositi agricoli di quei personaggi a rischio che possono essere riconducibili alla proprietà degli animali lasciati allo stato brado sui crinali delle montagne; questo per capirne di più. Il problema però non è questo o, almeno, non è solo questo. E’ necessario allargare la visione a 360° e tenere presente che le località montane e vallive di Monte San Giacomo sono oggetto, ogni anno, di invasioni quasi barbariche di turisti di giornata e di presunti cacciatori che arrecano danni notevolissimi alle colture agricole montane fiorenti in tutto il comprensorio; un fenomeno, questo, che in passato ha generato non poche discussioni sulle modalità di accesso alla montagna e sulle regole comportamentali di chi è costantemente soggetto ad invasioni del genere. Del resto le dichiarazioni degli anonimi cittadini, riprese da “Ondanews.it”, se ben lette, la dicono lunga in proposito: ““Non siamo più padroni delle nostre terre non è possibile che le nostre terre non possano essere più gestite liberamente da noi proprietari. Se coltiviamo qualche prodotto dobbiamo sperare che non venga distrutto dai cinghiali, e se non sono questi a far razzìa dei raccolti ci pensano i cavalli o i bovini lasciati liberi senza alcun controllo da parte degli allevatori, rendendo così vani tutti gli sforzi fisici ed economici che abbiamo investito. Se cerchiamo di far sentire la nostra voce rischiamo addirittura di subire minacce da questi allevatori senza scrupoli …. Gli animali lasciati allo stato brado stanno causando ingenti danni alle coltivazioni. Ora, grazie a qualche squilibrato, non riusciamo neppure a controllare i raccolti visto che prima di accedere alle nostre terre dobbiamo subire ulteriori danni agli pneumatici e si rischia che la sola ruota di scorta non basti per raggiungere le nostre terre. Una situazione vergognosa che ci vede succubi di chi vuole appropriarsi indebitamente dei nostri appezzamenti terrieri, terre ottenute grazie al sudore e ai sacrifici nostri e dei nostri genitori”. Un’altra bella gatta da pelare per il sindaco di Monte San Giacomo, l’architetto Raffaele Accetta.

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