SALERNO – Giovedì 23 aprile 2015 ci ha lasciati per sempre Sebastiano Coppola, vice questore e primo dirigente di polizia, un uomo tutto d’un pezzo, un poliziotto di ferro. E’ passato un mese e tutto sembra già dimenticato. Aveva ereditato dal padre la passione per la Polizia di Stato, è rimasto poliziotto fino all’ultimo istante della sua breve vita. E’ morto abbastanza giovane, aveva da poco superato i sessant’anni, troppo pochi per andarsene, sufficienti per dimostrare le sue qualità professionali ed umane; buona parte di questi anni li ha donati al servizio dello Stato per la sicurezza degli altri. E’ stato davvero un “servitore dello Stato”. Un po’ tutti i giornali hanno ricordato, anche se brevemente, la carriera di Sebastiano Coppola; tutti hanno dimenticato i passaggi salienti della sua vita da poliziotto. Una vita che riassumerei in tre momenti specifici: 31 maggio 1993, 13 agosto 1994 e 5 maggio 1998. Tre date che rimarranno per sempre scolpite nella storia di un personaggio, Sebastiano Coppola, che ha servito con onore lo Stato. La sera del 31 maggio 1993 al comando di un piccolo gruppo di poliziotti si reca nei pressi dell’abitazione di Vincenzo Giordano (sindaco di Salerno che aveva rassegnato le dimissioni il 23 marzo 1993 a seguito della inchieste di tangentopoli). Sebastiano stringe tra le mani un mandato di cattura richiesto dal pm Michelangelo Russo e sottoscritto dal gip Vittorio Perillo, è imbarazzato ma il dovere gli impone di proseguire. Trova l’ex sindaco Giordano (che forse aspettava quel momento) intento a giocare a carte con alcuni amici nel cortile del parco in cui abita. Lo preleva e lo trascina negli uffici della “polizia giudiziaria” presso il tribunale di Salerno; Coppola è il responsabile di quel presidio delle forze dell’ordine. Dopo qualche ora e dopo che la stampa tutta si è mobilitata dispone il trasporto dell’anziano ex sindaco presso il carcere di Fuorni. La scena è impressionante, Giordano è stretto tra due poliziotti che indossano il giubbino “Polizia”, il gruppo si ferma sull’uscio del tribunale per dare tempo a tutti di scattare le proprie fotografie; non solo, è la stessa polizia a scattare delle foto che poi vengono distribuite alle varie redazioni giornalistiche. Da quel momento si è discusso a lungo su chi ordinò quel trasporto vergognoso; non si è mai saputa la verità e il dubbio è rimasto tra il pm Russo e il dirigente Coppola. Un vero peccato, forse una macchia indelebile. Conoscendo bene l’uomo e il poliziotto Sebastiano Coppola c’è da pensare che quella sceneggiata fu ordinata dall’alto, da chi voleva la massima esposizione mediatica di quel momento cruciale della tangentopoli salernitana. A Sebastiano non rimase altro che eseguire l’ordine dei suoi diretti superiori. Questo episodio segnò anche i nostri rapporti personali, gli avevo contestato le modalità di esecuzione di quella cattura; ci sono voluti molti anni, poi grazie alla sapiente tela ricucita dal nostro comune amico Giuseppe Ientile eravamo ritornati amici come prima. Poco più di un anno dopo ecco l’altro momento cruciale nella vita lavorativa di Coppola. E’ l’alba del 13 agosto 1994; una ventina gli uomini impiegati direttamente agli ordini di Sebastiano Coppola; lo squadrone giunge a Fisciano e cinge d’assedio il convento di clausura delle “Suore Carmelitane”. Probabilmente nel corso dell’inchiesta che aveva travolto agli inizi di luglio di quell’anno l’ex sindaco di Baronissi Pietro De Divitiis (insieme a Domenico Galdi e Geppino Jaquinta) spunta fuori la clamorosa pista che potrebbe portare alla cattura dell’inafferrabile Gaspare Russo. Nasce così nella mente del pm Vito Di Nicola e del poliziotto Sebastiano Coppola l’idea del grande colpo: la cattura di Gaspare Russo. Qualcuno bussa al portone del convento, non viene dato il consenso all’accesso, interviene addirittura l’arcivescovo di Salerno Mons. Gerardo Pierro che chiede di parlare con il magistrato; secco il rifiuto e perentorio l’ordine di entrare; tardi, troppo tardi: Gaspare Russo è già sparito, forse fuggito attraverso i cunicoli del monastero. Ma Gaspare Russo c’era in quel convento ? Non si è mai saputa la verità. L’ultima data che ha profondamente segnato la vita lavorativa del compianto Sebastiano è quella del 5 maggio 1998 con l’alluvione di Sarno. In quel periodo Coppola è “capo del commissariato di polizia” di Sarno e si dedica con tutte le sue forze, anche al di là del proprio dovere, a portare soccorso e solidarietà alle vittime ed alle famiglie di quell’orribile strage che fece registrare oltre cento morti. Si distingue in fulgidi episodi di schietto e trasparente altruismo, tanto da indurre le Autorità Comunali a conferirgli la “cittadinanza onoraria” per elevati meriti di civiltà. Poi sempre nuovi e più prestigiosi incarichi, dal comando di Cava de’ Tirreni per molti anni, fino al comando del posto di polizia di Scampia, cioè nel cuore della criminalità organizzata. Negli ultimi tempi ci incontravamo spesso, stava maturando anche alcune aspirazioni di natura politica sempre al servizio dei cittadini, poi un bel giorno incontrandolo dinanzi la farmacia Grimaldi, al Torrione, mi svela una bruttissima notizia; ha qualcosa che non va al suo apparto respiratorio e bronchiale, ma è ancora sereno e fiducioso di poter superare la malattia. Qualche giorno dopo un amico mi rivela, però, che il male è più serio di quanto Sebastiano sappia, anche se in cuor suo lo aveva immaginato ma lo negava. L’ho rivisto agli inizi dello scorso mese di marzo, si trascinava, camminava con difficoltà, riuscii comunque a rincuorarlo. Infine la notizia della sua prematura morte che ha posto fine al calvario assolutamente immeritato. La cosa più triste, data la mia assenza da Salerno, è stata l’averla appresa dai giornali che hanno pubblicato la sua foto con quel suo sguardo pungente e penetrante, da vero poliziotto. In occasione del trigesimo, celebrato oggi, ci stringiamo intorno alla famiglia che Lui amava tanissimo.
direttore: Aldo Bianchini